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Calcio, Roberto Mancini costretto a essere Talent Scout: tanti giovani lanciati per mettersi in mostra

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E’ un periodo particolare per il calcio italiano. Dal 20 novembre i Mondiali 2022 in Qatar prenderanno il via, ma la Nazionale allenata da Roberto Mancini non ci sarà. Gli azzurri, per la seconda volta consecutiva, non hanno ottenuto il pass iridato.

Un qualcosa di storico in negativo, reso ancor più rilevante dal successo degli Europei nel 2021, al termine di un percorso entusiasmante. Dalle stelle alle stalle, verrebbe da dire, ma ciò non stupisce più di tanto. E’ da tanto tempo che nel Bel Paese i club faticano a essere competitivi nella massime rassegne continentali e a valorizzare il proprio vivaio in chiave tricolore.

Tradotto: abbassamento del livello di gioco in Serie A e spazio ai giovani limitato anche perché influenzato da un costo del cartellino, a parità di valore tecnico con un calciatore straniero, più alto. In un sistema dunque in cui non ci si evolve, il CT deve fare i conti con una costruzione della rosa che non può seguire lo spirito del selezionatore, come lo si è sempre inteso.

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Un tempo, sui giornali, tanto inchiostro era sprecato per parlare dei dualismi: da Rivera/Mazzola, passando per Baggio/Zola e arrivando a Totti/Del Piero. Ora il tecnico della Nazionale è stato costretto a stravolgere il suo ruolo, convocando spesso giocatori che non hanno troppe chance in Serie A o anche non hanno mai visto il campo. Un Talent Scout è l’allenatore azzurro e per questo non stupiscono neanche più alcune convocazioni.

Ha suscitato, infatti, l’attenzione dei media la presenza di Simone Pafundi, giocatore di 16 anni, 8 mesi e 2 giorni, terzo azzurro più giovane della storia a debuttare in Nazionale. Un esordio che c’è stato negli ultimi scampoli di partita amichevole tra Albania e Italia a Tirana. Tutto questo però segue in linea di continuità una certa filosofia di lavoro, considerando che nella lista dei convocati ben tredici siano i giocatori “arruolabili” dall’Under21.

Se si vanno a guardare i giocatori più giovani a esordire in Nazionale negli ultimi 50 anni, sotto la gestione “Mancini” abbiamo: Nicolò Zaniolo a a 19 anni e 265 giorni (undicesimo nella graduatoria), Pietro Pellegri a 19 anni e 239 giorni (decimo nella graduatoria), Sandro Tonali a 19 anni e 160 giorni (ottavo nella graduatoria), Moise Kean a 18 anni e 266 giorni (settimo nella graduatoria), Wilfried Gnonto a 18 anni e 212 giorni (sesto nella graduatoria), Giorgio Scalvini a 18 anni e 186 giorni (quinto nella graduatoria) e appunto Pafundi (primo in questa graduatoria).

Un dato significativo al quale, probabilmente, dovremo abituarci anche perché, vista la poca apertura dei club, la vetrina della maglia azzurra può essere una possibilità per conquistarsi maggior fiducia da parte dei giocatori più giovani.

Foto: LaPresse

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