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Ciclismo, Marco Canola: “Ho sofferto tanto, l’UCI non ci ha tutelato. Se per fine 2022 non trovo squadra, mi ritiro”

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Per Marco Canola il 2022 non è stato di certo un anno facile. Il vicentino classe 1988, dopo le vicissitudini in seguito al caso Gazprom, è rimasto senza squadra non riuscendo a trovare una sistemazione alternativa. Canola nel 2022 ha corso per soli 17 giorni. L’ultima gara è stata la prova su strada del Campionato Italiano lo scorso 26 giugno, corsa nella quale Marco ed altri suoi compagni si sono presentarti con la maglia della Federciclismo con una semplice ed inequivocabile scritta: “WHY”?. Da quel momento in poi Marco ha continuato ad allenarsi, seppur scoraggiato, con la speranza di poter tornare in gruppo.

Marco come va?

“Bene, tutto bene grazie”. 

Il 2022 è stato un anno difficile per la situazione della Gazprom. Grazie alla Nazionale Italiana sei comunque riuscito a fare qualche gara, anche se poche. Come stai vivendo questi mesi?

“Da marzo, quando è successo il tutto, mi sono subito attivato per fare qualcosa non solo per me ma anche per i miei compagni. L’UCI non ci è venuta incontro ed io mi sono chiuso, non stavo bene e ho sofferto. Ho continuato ad allenarmi ma sicuramente il momento difficile che stiamo vivendo non ha aiutato”.

Il fatto che vi sia una grande ricerca dei giovanissimi penalizza i corridori che hanno superato i 30 anni?

“È il momento che è particolare ed è giusto che si dia spazio ai giovani. In una squadra secondo me ci deve essere il giusto mix, il “vecchio” che porta esperienza ed il giovane che deve imparare e quindi crescere”.

Ora sei in cerca di una squadra. Qualcuno ti ha cercato?

“Sì, c’è stato qualche contatto ma al momento non ho trovato un progetto che mi stimolasse. Ho lasciato anche andare per dare spazio ai miei colleghi più giovani e quindi mi sembrava giusto e doveroso fare questo. Sono felice della mia carriera, quello che viene adesso è un qualcosa in più”.

Pensi di essere un corridore sottovalutato?

“Gli ultimi anni non sono stati facili per me, nel 2020 mi sono fatto male, poi c’è stata la pandemia e quindi ho fatto fatica a trovare il giusto ritmo. Nel 2021 ho iniziato a sentirmi bene verso fine stagione e sentivo di essere tornato ad un buon livello. Quest’anno mi sentivo bene e speravo di poter tornare ad alti livelli ma purtroppo non è andata come speravo. Mi sono accanito un po’ troppo nei confronti dell’UCI e questo mi ha penalizzato, però credo sia giusto sottolineare, ancora una volta, come i corridori in questo sport siano gli attori principali e devono essere tutelati sempre e comunque”.

Chi è la persona a cui devi di più nel mondo del ciclismo?

“Mio papà Walter mi ha dato lo spirito giusto per affrontare questo sport con dei sani valori e principi. Nella mia carriera ho avuto la fortuna di aver trovato dei buoni direttori sportivi che mi hanno sempre valorizzato. Un esempio? Giuliano Bernardelle, lui mi ha insegnato tantissimo, l’ho incontrato quando ero giovane ma mi ha insegnato di più di tanti altri dopo”.

L’ex ct Davide Cassani credeva molto in te…

“Sì, con Davide ho un bel rapporto. Anche con lui ci sono stati i contatti per la sua squadra, che purtroppo al momento non ha ancora preso piede.”

Cosa ti è mancato per fare il salto di qualità?

“Mi è mancata la squadra giusta, un Team che avesse a disposizione tutto. Con la Nippo Vini Fantini nel 2017 è stata la mia stagione migliore dove sono riuscito a centrare ben sette vittorie, però era pur sempre una Professional. Senza nulla togliere alle squadre Pro Tour, forse una World Tour mi avrebbe dato una visibilità diversa. Tornassi indietro però rifarei le stesse scelte. A me piacciono i progetti in cui mi mettono al centro e la Nippo Vini Fantini aveva un progetto incentrato su di me e questo mi è piaciuto”.

Cosa pensi di poter ancora dare al ciclismo? E fosse per te fino a quanti anni gareggeresti?

“L’esperienza e quindi raccontare le storie che ho vissuto. Da giovane ho imparato molto da quelli più grandi ed esperti di me. Quello che oggi vedo nei giovani è il voler tutto subito, con una ricerca maniacale della perfezione ma che non sanno muoversi in squadra. È un’esperienza che a loro manca per la loro giovane età e io potrei aiutarli sotto questo punto di vista. Nella mia testa mi sarebbe piaciuto fare altri tre-quattro anni al top, in Gazprom mi trovavo bene era un bel gruppo internazionale e mi piaceva molto. Avevano tanta stima nei miei confronti e questo mi faceva stare bene”.

L’ipotesi ritiro ti ha mai sfiorato?

“Mi sono dato una scadenza: fine 2022. Se non troverò squadra saluterò il ciclismo”.

Foto: Lapresse

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