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Ciclismo, Samuele Battistella: “Noi italiani diremo la nostra in un paio d’anni. Quest’anno mi è mancata la freddezza mentale”

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Abbiamo raggiunto telefonicamente a Rossano Veneto Samuele Battistella, fresco di rientro da Singapore prima e Saitama dopo dove è stato invitato per correre i Criterium del Tour de France. Samuele ha ricominciato ad allenarsi da circa dieci giorni, dopo un mese di stop, lo ha fatto in modo abbastanza blando in vista della prossima stagione che sarà per lui fondamentale: “Voglio vincere molto e rifarmi da quest’anno, ho fatto tantissimi piazzamenti ma non sono purtroppo riuscito ad alzare le braccia al cielo. Ho la giusta grinta e cattiveria per poter fare un’ottima stagione“.

Che voto dai alla tua stagione? 

“È stata una stagione veramente buona, dopo tutti gli stop che ho avuto era difficile recuperare bene. Quindi direi un 7, ma solo perché non sono riuscito a vincere altrimenti sarebbe stato un voto più alto”. 

I secondi posti nella settima e nona tappa della Vuelta sono i rimpianti più grandi? 

“Il secondo posto nella settima tappa e quindi con l’arrivo in volata è un grande rimpianto, nella nona – dove sono arrivato secondo alle spalle di Meintjes – non potevo fare più di tanto. Ho cercato di dare il massimo come sempre”. 

Lo spunto veloce é un tuo punto debole in caso di arrivo a ranghi ristretti?

“Dovrebbe essere un mio punto di forza perché sono abbastanza veloce, ma sbaglio le tempistiche della volata, ci sto lavorando per farmi trovare pronto”. 

Cosa ti è mancato per vincere una corsa?

“La freddezza mentale. Quando mi sono trovato in volata in gruppi ristretti ho sempre pensato troppo senza agire e questo è un aspetto su cui devo migliorare”. 

Pensi nel 2023 di poter diventare competitivo anche nelle classiche di un giorno?

“Sto puntando alle Classiche delle Ardenne, mi piacerebbe essere molto competitivo in quelle corse. Vincere? Sarebbe bellissimo ma andrebbe bene anche un buon piazzamento”. 

A 24 anni che idea ti sei fatto sul tuo futuro? Ti vedi come protagonista da capitano o al supporto di altri capitani?

“Come idea di partenza mi piacerebbe essere capitano, poi sarà come sempre la strada a parlare. Chiaramente non ho problemi ad essere un gregario e quindi aiutare i miei compagni però se avessi la possibilità e gli strumenti per essere un capitano preferirei”. 

Quale corsa si adatta maggiormente alle tue caratteristiche?

“Nelle corse lunghe ho una buona tenuta e quindi guardando anche un po’ le mie caratteristiche direi la Liegi-Bastogne-Liegi anche se è una gara molto tosta”.

Alla classifica in una corsa a tappe fai un pensierino?

“Quest’anno nelle brevi corse a tappe sono sempre riuscito a piazzarmi e quindi anche questo potrebbe essere un obiettivo concreto. In un Grande Giro invece cambia tutto e dovrei anche cambiare tipo di preparazione. A cronometro vado bene, ma nelle salite lunghe non sono così competitivo”.

Come sta il ciclismo italiano e come lo vedete voi corridori dal di dentro?

“Attualmente in Italia non possiamo dire di avere grandi campioni ma è un ciclo. La mia generazione, e quindi i miei colleghi nati tra il 1997 e il 2000, sta crescendo bene e nel giro di un paio di anni penso che diremo la nostra per quanto riguarda le corse di un giorno, differente è per i Grandi Giri che è un po’ più difficile ma sono fiducioso”. 

Foto: Lapresse

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