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Combinata nordica, Coppa del Mondo 2022-2023: i favoriti. L’aura di invincibilità di Riiber è minacciata da Lampater?

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La XL edizione della Coppa del Mondo maschile di combinata nordica è prossima a prendere il via da Ruka, in Finlandia. Sta per cominciare un quadriennio cruciale per una disciplina dal nobile pedigree, ma in evidente crisi di identità e soprattutto di popolarità. Questo è il tema più caldo di una stagione nella quale o si comincia a cambiare rotta, oppure si andrà inevitabilmente a naufragare contro gli scogli dell’irrilevanza.

Per chi si fosse perso qualche puntata, è bene ricordare come nello scorso mese di giugno il Cio abbia respinto la richiesta d’ingresso della versione femminile nella famiglia olimpica a partire dai Giochi di Milano-Cortina 2026. La decisione, in aperta controtendenza con la politica di raggiungere l’assoluta parità sessuale seguita dall’organo di governo dell’olimpismo, ha sorpreso e suscitato polemiche, ma in realtà ha solide fondamenta e soprattutto porta con sé un messaggio implicito.

Il Comitato olimpico internazionale ha detto, seppur à mots couverts, che l’equiparazione fra uomini e donne è solo rimandata al 2030, quando sarà certamente raggiunta. Resta da capire in che modo, perché al momento l’ipotesi più probabile non è l’ingresso nel programma a Cinque cerchi di entrambi i sessi, bensì la rimozione tout-court di questo sport! Triste, ma vero. La dinamica peggiore è che le argomentazioni della combinata nordica sono più deboli di quelle del Cio.

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Il grande male della disciplina è risaputo. Il panorama si è desertificato rispetto al passato e il giocattolo, sempre più usurato, è nelle mani di appena tre nazioni. Norvegia, Germania e Austria. Solo il Giappone riesce, in qualche modo, a reggere il confronto con la Triade. Tutti gli altri Paesi, invece, annaspano. La Finlandia ha perso lo status di superpotenza; Francia e Stati Uniti sono le ombre di ciò che erano una dozzina d’anni fa; movimenti in grado di esprimere eccellenze quali Italia, Repubblica Ceca e Svizzera sono in ginocchio se non addirittura al tappeto; la crescita della Polonia si è rivelata un bluff. Per di più, chi non ha tradizione in materia, se ne disinteressa.

Il punto è che la combinata nordica fa presa sul pubblico solamente in tre nazioni. Al di fuori di Norvegia, Germania e Austria l’attenzione è bassa o addirittura inesistente. Lapalissiano, quindi, che i maggiori investimenti vengano effettuati proprio dalle tre federazioni di cui sopra. È così da anni. Tale condizione ha però generato il deserto attuale, anche per colpa di un management disinteressato al resto del bacino d’utenza, le cui acque, anziché venire smosse e depurate, sono state abbandonate, con l’ovvia conseguenza di vederle imputridire o sparire.

La disciplina si è ormai accartocciata su sé stessa e non sarà semplice riportarla allo splendore del passato. Anzi, tanto per cominciare è imperativo garantirne la sopravvivenza, perché uscire dal programma olimpico ne decreterebbe, appunto, l’irrilevanza. Chi gestisce questo sport si rivelerà all’altezza della situazione? Saprà rinnovarlo in maniera tale da rispondere alla sfida proposta dai tempi, oppure si dimostrerà inadeguato, completando l’opera di sfacelo già in atto? Le prime risposte arriveranno nei prossimi mesi.

Sul piano agonistico, invece, le dinamiche sono risapute. Jarl Magnus Riiber domina la scena ormai da un quadriennio e il fatto di aver contratto il Covid-19 nell’imminenza di Pechino 2022, impedendogli di lottare concretamente per l’oro olimpico, potrebbe aver stimolato il fuoco interiore di un atleta che ha già vinto più di chiunque altro nella storia della Coppa del Mondo (i suoi 49 successi sono un record assoluto). Da qui a fine marzo, il venticinquenne norvegese potrà stabilire nuovi primati (a cominciare da quello di gare vinte consecutivamente) ed è il chiaro favorito per la conquista della Sfera di cristallo, che sarebbe la quinta di fila.

Chi può provare a impensierirlo? I nomi si contano sulle dita di una mano. Forse il rivale più accreditato è Johannes Lampater, piccolo clone del fenomenale scandinavo. Il ventunenne austriaco ha già sfidato Riiber, infliggendogli qualche inaspettato dispiacere (vedasi i Mondiali di Oberstdorf). Complessivamente gli è ancora inferiore, ma l’età è dalla sua (Lamparter è di quattro anni più giovane). Vedremo, inoltre, quali connotati assumerà il camaleontico Jens Lurås Oftebro, nato a sua volta come clone di Riiber, ma poi sviluppatosi in maniera differente, avendo perso smalto sul trampolino in favore di una decisa crescita nel fondo. Se il ventiduenne norvegese dovesse ritrovare il livello del salto del passato, mantenendo la forma sugli sci stretti, allora sì che sarebbe interessante. Infine guai a sottovalutare Vinzenz Geiger, il cui cruccio è proprio il trampolino. Il venticinquenne tedesco ha la cilindrata nel fondo per sovrastare il dominatore del circuito, ma spesso parte troppo indietro per poterlo davvero infastidire. Salisse di colpi nel salto, la sua dimensione cambierebbe totalmente.

Il resto del mondo è, francamente, contorno. Meritano però di essere citati i veterani Eric Frenzel, Akito Watabe e Jørgen Graabak, sempre pronti a piazzare la zampata vincente nella giornata giusta, così come il finlandese Ilkka Herola, sempre che venga assistito da un salto all’altezza della situazione, cosa che si verifica di rado. Si attende di capire, inoltre, se qualche giovane di belle speranze o qualche cavallo di ritorno avrà modo di lasciare una traccia sugli schermi radar. In tale ottica, i nomi più accreditati potrebbero essere quelli di Franz-Josef Rehrl, Johannes Rydzek e Ryota Yamamoto.

Foto: La Presse

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