Combinata nordica
Combinata nordica, le favorite per la Coppa del Mondo 2022-2023: AAA cercasi rivali per Gyda Westvold Hansen
Nel fine settimana Lillehammer terrà a battesimo la III edizione della Coppa del Mondo femminile di combinata nordica, la II vera e propria dopo la farsesca assegnazione della Sfera di cristallo sulla base di un’unica gara nel 2020-21. In ambito Fis si sta faticosamente cercando di far decollare il circuito rosa, il cui sviluppo è indispensabile per il futuro della disciplina tout-court.
La bocciatura da parte del Cio, che non ha ammesso la prova femminile al programma di Milano-Cortina 2026, è sacrosanta. L’onestà intellettuale impone di sottolineare come il livello sia ancora troppo basso per giustificare la presenza delle ragazze ai Giochi olimpici. In Coppa del Mondo si fatica ad arrivare a 30 partenti (anzi, lo scorso anno non si è avuta neppure una gara in cui si è raggiunta tale quota) e alcune nazioni presenziano con un numero risicato di atlete. Non ci sarebbe niente di male in tutto questo. Come si suole dire, Roma ne fu pas faite toute en un jour. Non si può volere tutto e subito, c’è bisogno di tempo per costruire qualcosa di solido.
Il guaio è che di tempo, per la combinata nordica, non ce n’è più. Il Comitato olimpico internazionale ha messo la disciplina spalle al muro. O la musica cambia, oppure dal 2030 non ci sarà più spazio nella famiglia a Cinque cerchi. Non è il settore femminile il problema, ma la situazione globale della disciplina, già sviscerata con dovizia di particolari nella presentazione alla stagione maschile.
Combinata nordica, l’Italia femminile mira a confermarsi tra le nazioni di vertice
È una complicazione per tutto il comparto riservato alle ragazze, perché in ambito Fis si farà l’impossibile per cercare di svilupparlo il più rapidamente possibile. Da un lato può essere un’opportunità, perché la Coppa del Mondo rosa non verrà in alcun modo trascurata, ma dall’altro è evidente come forzare le tappe non sia certo un bene. Però di alternative non ce ne sono, il latte è già stato versato. Purtroppo ci si ritrova in questa situazione, figlia di una gestione passiva e priva di lungimiranza in campo maschile, dove per anni si è andati avanti vivacchiando, portando al progressivo appassimento della disciplina. Le donne si ritrovano quindi appena imbarcate su una nave che sta affondando, vedendosi costrette a partecipare alle operazioni di salvataggio senza neppure avere il tempo di sistemare i bagagli in cabina.
Vedremo cosa riserverà l’inverno 2022-23. Di sicuro, un remake del 2021-22 non perorerebbe la causa della disciplina. Veniamo da un inverno dominato in lungo e in largo da Gyda Westvold Hansen, la quale di fatto non ha avuto alcuna rivale. Non si può certo fare una colpa alla norvegese di essere la più forte in assoluto, però è imperativo sperare di vedere più lotta per le posizioni di vertice, sinora spesso saturate dalla squadra scandinava, la quale può contare anche sulle sorelle Leinan Lund (Mari e Marte), nonché su Ida Marie Hagen.
In tal senso, sarebbe cruciale una crescita di competitività dell’intero movimento giapponese, soprattutto perché agli occhi del Cio è fondamentale avere più di un continente in grado di imporsi. Al riguardo, il Paese del Sol Levante ha svariate frecce in faretra, a cominciare da Anju Nakamura e dalle gemelle Haruka e Yuna Kasai. Potrebbe inoltre essere recuperata la forte Ayane Miyazaki, reduce da un bruttissimo infortunio. In tema di recuperi, anche i Paesi di lingua tedesca sono determinanti per aumentare la concorrenza. La teutonica Jenny Nowak e l’austriaca Lisa Hirner vengono da un periodo difficile, ma se dovessero ritrovarsi, sarebbero ragazze capaci di competere per il podio in ogni momento. Occhio alla sedicenne Nathalie Armbruster, la quale si propone come volto nuovo nei quartieri nobili delle classifiche.
A proposito di giovanissime, attenzione alla quindicenne finlandese Minja Korhonen, la cui crescita permetterebbe di ampliare la rosa di nazioni in grado di essere realmente un fattore e non solo di partecipare per onor di firma. La Slovenia non dovrebbe avere problemi ad aggiungersi al novero delle protagoniste, d’altronde Ema Volavsek è una certezza assoluta. La speranza è che anche l’Italia possa dire la propria soprattutto con Annika Sieff, già capace di salire sul podio in due occasioni. Delle azzurre, ci sarà modo di parlare con dovizia di particolari in un articolo dedicato, in uscita domani.
Foto: La Presse