Editoriali
Coppa Davis, il colpo di teatro Matteo Berrettini: l’azzardo di Volandri e il dibattito sulla scelta
Era l’Italia degli underdog. Priva di Jannik Sinner e con un Matteo Berrettini presente in Spagna solo in veste di supporto, pochissimi avrebbero scommesso su un ipotetico trionfo in Coppa Davis da parte della compagine tricolore. Sembrava essersi tuttavia creata l’alchimia giusta per portare a termine l’impresa. Sappiamo che nelle difficoltà gli azzurri, in qualsiasi disciplina, sanno compattarsi, fare gruppo e trovare le giuste motivazioni per valicare i limiti. Ne é un esempio tangibile il leone Lorenzo Sonego, richiamato d’urgenza dalle vacanze alle Maldive e capace di sconfiggere in successione (contro pronostico) prima Francis Tiafoe e poi Denis Shapovalov, non esattamente due giocatori qualsiasi.
In vantaggio per 1-0 contro il Canada, per l’Italia si profilava una occasione ghiotta di approdare in finale a distanza di 24 anni, nella quale sarebbe partita favorita contro l’Australia. Tuttavia il n.6 del mondo Felix Auger-Aliassime si è rivelato un muro invalicabile: prima non ha concesso alcuna chance a Lorenzo Musetti nel secondo singolare, poi si è stato decisivo anche nel doppio conclusivo in coppia con lo specialista Vasek Pospisil.
Rispetto ad i quarti di finale contro gli Stati Uniti, la selezione tricolore non ha potuto schierare l’affiatata coppia composta da Fabio Fognini e Simone Bolelli: quest’ultimo ha infatti accusato un problema muscolare al polpaccio che lo ha messo fuori dai giochi. Il capitano Filippo Volandri ha dunque optato per un autentico colpo di teatro, buttando letteralmente nella mischia Matteo Berrettini. Il romano, fermo per un infortunio ad un piede da un mese, ha ripreso ad allenarsi solo da qualche giorno e non disputava un match ufficiale dal 23 ottobre scorso (la finale persa contro Musetti nell’ATP di Napoli). Per sua stessa ammissione il finalista di Wimbledon 2021 aveva più volte ribadito di essere volato a Malaga per dare un supporto morale alla squadra, senza essere tuttavia in grado di poter fornire un contributo in campo. Gli incoraggianti allenamenti degli ultimi giorni hanno evidentemente convinto Volandri a scegliere il classe 1996 per il doppio decisivo.
In assenza di Bolelli, il capitano aveva tre carte a disposizione. Lorenzo Sonego è un ottimo interprete del doppio, durante l’anno fa coppia con il corregionale Andrea Vavassori, peraltro con risultati molto interessanti (un torneo vinto nel 2022, con un bilancio di 19 vittorie e 12 sconfitte): è vero che il classe 1995 era reduce dalla maratona di oltre 3 ore con Shapovalov, tuttavia aveva avuto tempo per riposare, senza dimenticare che professionisti di questo calibro sono allenati per sostenere anche 5-6 ore di grande tennis nella stessa giornata; Lorenzo Musetti, pur avendo tutte le caratteristiche per poterlo diventare, al momento non è un doppista: lo ricordiamo in coppia con Sonego alle Olimpiadi di Tokyo 2020, quando i due azzurri diedero filo da torcere ai croati Mektic-Pavic, poi vincitori della medaglia d’oro. Va detto che sia contro Fritz sia contro Auger-Aliassime non si è vista la miglior versione di Musetti, come peraltro era già accaduto nel corso delle NextGen Finals: la sensazione è che il 20enne nativo di Carrara sia arrivato con le pile scariche in questo finale di stagione. Inoltre la netta sconfitta odierna contro il n.6 del ranking potrebbe aver rappresentato un duro colpo morale da digerire, fattore che ha influito sulla scelta di Volandri in vista del doppio.
In sintesi: tra un Sonego adatto ma reduce da lunga una maratona ed un Musetti con il morale sotto i tacchi, il capitano ha deciso di giocarsi il tutto per tutto con Matteo Berrettini. Forse Volandri ha valutato che il romano, seppur al 50% (se non meno) della forma, avrebbe potuto sopperire ai limiti fisici con carisma e personalità. Una scelta di sicuro coraggiosa, tuttavia non andata a buon fine. Se l’Italia fosse approdata in finale, ora il capitano verrebbe considerato un genio; la sconfitta lo espone invece alle inevitabili critiche. Fa parte del gioco. Il 2022 ci ha detto che i tempi per vincere la Coppa Davis non sono ancora maturi per l’Italia. Chissà se un giorno sarà possibile schierare la miglior formazione possibile al completo: sin qui non è mai accaduto dal 2019 in poi. Bisognerà inoltre fare i conti con le carte d’identità di Fognini e Bolelli, ancora grandi specialisti del doppio, ma rispettivamente di 35 e 37 anni. Sonego-Vavassori, nel breve periodo, potrebbero rappresentare una soluzione interessante per una Nazionale che, per due edizioni consecutive, ha visto sfumare il sogno della Davis proprio nel doppio, disciplina ormai determinante in questo format così tanto più aleatorio rispetto al passato.
Foto: Lapresse