Formula 1
F1, quanto vale davvero il record di 14 vittorie di Max Verstappen? Maxi-calendario o no, il primato è reale
Trionfando a Città del Messico, Max Verstappen ha stabilito il nuovo primato di vittorie in una singola stagione. Mai, dal 1950 a oggi, un pilota era passato per primo sotto la bandiera a scacchi per 14 volte durante lo stesso anno solare. “Bella forza, se si disputano sempre più gare è anche più semplice battere i record” ha brontolato qualcuno. Obiezione accolta, i calendari si sono espansi progressivamente sino a raggiungere l’impressionante cifra di 22 Gran Premi, destinata a crescere ulteriormente in futuro.
Cionondimeno, è ingeneroso sminuire quanto fatto dall’olandese nel 2022. Super Max ha raccolto le sue 14 affermazioni nell’arco di 20 GP. Significa godere di un tasso di successi pari al 70%. Le percentuali non mentono, poiché non sono legate al numero di appuntamenti. Si può gonfiare lo schedule quanto si vuole, inflazionando a dismisura i numeri assoluti, ma quelli relativi non possono essere distorti. La proporzione non cambia in funzione della quantità.
Proprio per questa ragione, viene da chiedersi quanto valgono davvero le 14 vittorie di Verstappen. Tanto, perché il 70% rappresenta l’eccellenza assoluta. Nella storia della F1, solamente due volte si è visto qualcosa di superiore. Bisogna scomodare il 1952 di Alberto Ascari, trionfatore nel 75% delle corse valevoli per il Mondiale (6 su 8), e il 2004 di Michael Schumacher, capace di imporsi nel 72,2% delle competizioni (13 su 18). Il 70% di Super Max è pari a quanto fatto da Jim Clark nel 1963 e superiore a qualsiasi stagione di dominio di Juan Manuel Fangio o Lewis Hamilton, giusto per fare due nomi associati a egemonie.
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Chiaramente, il 2022 non è ancora finito, dunque la proporzione dell’olandese cambierà. All’appello mancano ancora Interlagos e Yas Marina. A seconda dell’esito dell’una e dell’altra prova, la percentuale di Verstappen si attesterà fra un minimo 62,6% (che sarebbe comunque l’ottava più alta di sempre) e un massimo di 72,7% (inferiore esclusivamente all’Ascari di 70 anni fa). Scopriremo nel giro di dieci giorni quale sarà la precisa dimensione della supremazia dell’olandese. Tuttavia, derubricare il suo record quale figlio dell’espansione del calendario, sarebbe un errore. Il primato è reale e vale parecchio, “inflazione” o meno.
Foto: LiveMedia/Antonin Vincent / Dppi/DPPI