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Francesco Bagnaia, il Profeta Rosso di una nuova era: l’alba del Rinascimento italiano in MotoGP

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VALENCIA – Francesco Bagnaia è il nuovo profeta del motociclismo italiano. Oggi a Valencia ha spezzato una autentica maledizione: dal 2014 al 2021 un pilota nostrano aveva sempre concluso il Mondiale di MotoGP in seconda posizione. Un digiuno che, nel complesso, durava da 13 lunghi anni. Ma, come ci ha spiegato la leggenda Giacomo Agostini, “abbiamo il miglior pilota, ma le moto le sappiamo anche fare…“. Per il Bel Paese ha goduto di una apoteosi completa, attesa da mezzo secolo nella classe regina! Bagnaia-Ducati come Agostini-MV Augusta nel 1972. La scuderia di Borgo Panigale ha concluso inoltre un lungo inseguimento, se pensiamo che l’unico titolo conquistato nel Mondiale piloti risaliva al 2007 con Casey Stoner. Quella era una moto che solo l’australiano sembrava poter domare. Quella odierna, come ha spiegato il direttore sportivo Paolo Ciabatti, “riescono a guidarla in tanti, a differenza di quanto avviene oggi con Honda e Yamaha, che sembra vadano bene solo tra le mani di Marquez e Quartararo“.

E dire, senza usare giri di parole, che Bagnaia a metà stagione non sembrava un pilota da titolo. Quattro ritiri in dieci gare parevano aver messo una nuova pietra tombale sulle ambizioni iridate, come era accaduto nel 2021. Eppure quelle sconfitte hanno contribuito a cesellare un centauro nuovo, finalmente anche capace di interpretare al meglio i momenti dal punto di vista tattico. “Ho capito che avevo un problema. Ero molto veloce, ma poco costante. Commettevo errori, era frustrante non essere consistente. Ho lavorato sulla concentrazione, gli errori mi hanno rafforzato“. Il talento del piemontese non era mai stato messo in discussione: nel 2018 aveva dominato il Mondiale Moto2, poi anche in MotoGP, terminato un biennio di ambientamento alla Pramac, più volte ha dimostrato di poter collezionare successi in serie. Una volta posto un freno alle cadute, il premio finale è maturato di conseguenza.

Il 25enne ha realizzato la più grande rimonta della storia del Motomondiale, ma anche una delle più colossali in ambito sportivo tout court. A 10 gare dal termine, dunque esattamente a metà stagione, viaggiava a 91 punti di distacco da Fabio Quartararo. Da allora ha inanellato cinque successi e ben otto top3. Si tratta di un titolo assolutamente meritato, perché nessuno ha ottenuto in questa annata più vittorie (7) e più podi (10). La gara chiave? A nostro avviso quella di Buriram: quel giorno, sotto la pioggia storicamente poco amica, Bagnaia colse un terzo posto dal valore incommensurabile, mentre il grande rivale francese sprofondava in diciassettesima posizione. In Thailandia ammirammo un ‘Pecco’ mai visto, al tempo stesso incisivo e ragioniere anche in condizioni sulla carta avverse.

Io vivo per diventare campione del mondo, ora mi sento libero“, ha spiegato il classe 1997 in conferenza stampa. Chissà che questa apoteosi iridata non possa realmente avergli tolto un peso enorme. È accaduto sovente in passato che alcuni piloti effettuassero un ulteriore salto di qualità dopo aver conquistato un titolo: pensiamo a Jorge Lorenzo o, proiettandoci alla F1, a Max Verstappen (almeno due gradini sopra in questo 2022 dopo aver vinto il Mondiale all’ultimo giro nel 2021). Di sicuro per ‘Pecco’ le grandi sfide non mancheranno: dalla difficile convivenza interna con Enea Bastianini, amico-rivale dai tempi delle mini-moto, fino alla possibile rinascita di Marc Marquez, alle prese con la difficile risalita al vertice dopo i tanti problemi fisici accusati, senza dimenticare i propositi di rivincita di Fabio Quartararo.

Ci sarà tempo per pensarci. Intanto il Profeta Rosso ha letteralmente aperto le acque ad una nuova era del motociclismo italiano. Alle sue spalle premono il già citato Bastianini, ma anche i rampanti Marco Bezzecchi e Luca Marini, confidando di rivedere nel 2023 il miglior Franco Morbidelli. In Moto2 Tony Arbolino e Celestino Vietti sono due piloti con prospettive importanti, ai quali si affiancherà Dennis Foggia. Il vivaio continua inoltre a produrre talenti importanti: pensiamo ai giovanissimi Guido Pini e Filippo Farioli. “La Federazione sta lavorando bene, va detto. Abbiamo tanti giovani piloti di prospettiva, 10 anni fa non era così“, ci ha spiegato il guru Carlo Pernat. Un anno dopo il ritiro di Valentino Rossi, l’Italia è tornata la nazione di riferimento della MotoGP.

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