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Artistica
Ginnastica, l’Italia ritrova il suo posto nel mondo: l’inversione di rotta, la bellezza della squadra e il sogno olimpico
L’Italia ha storicamente fatto leva su grandi specialisti, riuscendo a fare incetta di medaglie sui singoli attrezzi in campo internazionale nel corso degli ultimi decenni. Il Bel Paese non ha mai puntato sulla gara a squadre, la prova regina che premia la profondità e la valità del movimento ginnico di un’intera Nazione. Basti pensare che nel Terzo Millennio non è mai stata raggiunta una finale nel team event ai Mondiali (l’atto conclusivo è stato allargato a otto compagini da una ventina di anni). Il miglior risultato degli ultimi 60 anni è un quinto posto ottenuto nel 1962 e le uniche medaglie portate a casa risalgono addirittura a prima della Grande Guerra (tre bronzi nel 1909, 1911, 1913).
I Moschettieri hanno conquistato una leggendaria medaglia d’argento agli Europei un paio di mesi fa (mai sul podio in una rassegna continentale prima dell’exploit di Monaco) e ieri sono riusciti a qualificarsi per la finale dei Mondiali. Sono risultati a cui non eravamo per nulli abituati e che segnano una chiara inversione di rotta, un nuovo modo di lavorare, una nuova visione sul lungo periodo. Non va mai dimenticato che l’Italia uscì dalla top-16 internazionale nel 2015 e che per una manciata di decimi ha dovuto rinunciare ai Giochi di Tokyo 2020: le Olimpiadi sono una chimera addirittura da Londra 2012, le ultime due edizioni della rassegna a cinque cerchi sono state viste da vicino soltanto da Ludovico Edalli e Marco Lodadio.
L’Italia ora è una squadra a tutti gli effetti, un gruppo coeso e compatto, convinto nei propri mezzi, decisamente solido e composto da atleti in grado di supportarsi l’un l’altro, tutti pronti a rimediare a eventuali errori, ad allungare la coperta dove necessario, a spendere ogni goccia di sudore per il bene comune. Probabilmente era quello che ci era mancato nel recente passato, oltre a una programmazione che invece ora sotto la guida del DT Giuseppe Cocciaro (poco appariscente, ma la sua mano è ben visibile a un occhio attento e meriterebbe molti elogi) sta facendo la differenza. Tutti per uno, uno per tutti è il motto che calza a pennello a questa formazione di indomiti lottatori in un contesto internazionale sempre più competitivo.
A Liverpool non si sono visti picchi da urlo, ma a fare la differenza è stata la media dei singoli esercizi e il numero minimo di errori. La vera essenza di una gara a squadre. Nicola Bartolini è il capitano, un trascinatore grintoso che ha ormai trovato la sua dimensione pacata e che da Campione del Mondo al corpo libero si è meritato una nuova chance per provare a salire sul podio di specialità. Yumin Abbadini e Lorenzo Casali sono due all-arounder giovani e decisamente interessanti. Matteo Levantesi assicura punti di lusso alle parallele (raggiungere la finale era un obiettivo purtroppo complicato) e una completezza rilevante sugli altri attrezzi, Carlo Macchini può fare saltare il banco alla sbarra (non lo ha fatto in questa occasione, ma le sue potenzialità sono ben chiare).
Chiaramente questa è la via per inseguire la qualificazione alle Olimpiadi di Parigi 2024: la prima chance arriverà domani sera nella finale a squadre (ma salire sul podio appare oggettivamente improbo), la seconda tra un anno ai Mondiali 2023 quando verranno distribuiti altri nove pass e sarà la grande occasione per l’Italia. Con questo gruppo l’obiettivo appare ampiamente alla portata. Subentrerà poi un altro interrogativo: chi eventualmente portare ai Giochi? Gli anellisti Marco Lodadio e Salvatore Maresca possono rientrare in gioco alla pari di altri specialisti come i volteggisti Thomas Grasso e Niccolò Vannucchi, il cavallista Edoardo De Rosa e via dicendo? Questo è il grande rebus che finirà nelle mani di Giuseppe Cocciaro, ma ci sarà tutto il tempo per pensarci. Adesso bisogna godersi questa rinnovata Italia che ha ritrovato finalmente il suo posto nel mondo.
Photo LiveMedia/Filippo Tomasi