Pentathlon
Pentathlon, Giorgio Malan: “Tolta l’equitazione, vogliono riprendere lo spirito militare. Agli Europei per puntare a Parigi”
Siamo ormai nella fase finale di questo 2022, per cui si tratta del momento ideale per fare un bilancio preciso e approfondito della stagione sportiva a livello di pentathlon moderno. Nella video-intervista di OA Sport abbiamo avuto come graditissimo ospite uno degli astri nascenti di questa disciplina a livello italiano e internazionale, ovvero Giorgio Malan (Fiamme Azzurre). Torinese, classe 2000, il nostro portacolori ha vissuto un primo anno tra i senior davvero interessante, con risultati di rilievo e una crescita notevole.
Giorgio, come si può valutare questo tuo 2022?
“Senza dubbio un anno importante perchè era il primo a livello senior e si entrava nel vivo con i ‘grandi’. Una stagione importante e non semplice, dato che ho effettuato il salto dagli juniores e ora affronto atleti con molta più esperienza. Ad ogni modo sono contento di come mi sono trovato, ho assaggiato con mano di poter competere anche a questo piano e mi ha dato molto morale. Nel complesso il 2022 è stato un po’ complicato dato che all’inizio ho avuto alcuni infortuni che mi hanno costretto ai box. Sono rientrato ad Ankara e ho conquistato subito un podio nella tappa della World Cup. Quindi è arrivato il nono posto agli Europei che a sua volta mi fa ben sperare. Un risultato importante anche se leggermente falsato dalla parte di scherma che non è andata nella maniera che immaginavo. Potevo concludere anche meglio di nono”.
Qual è il segreto della preparazione in una disciplina con così tanti dettagli da valutare?
“Non è facile completare questo grande puzzle con 5 pezzi da incastrare al meglio. Secondo me la chiave è riuscire a metterli nel giusto modo nelle varie situazioni. A volte, per esempio, ti senti più in fiducia in una parte, a volte in un’altra. Bisogna essere bravi, tramite l’esperienza, a sapersi muovere anche in base alla giornata. In questo sono andato bene quest’anno. Ho la consapevolezza di potermi adattare alla giornata e trovare un equilibrio in tutte e 5 le componenti. Andando nello specifico, gli sport fisici mi hanno sempre dato una grande mano e mi riescono meglio, anche se so che la differenza si fa in quelli tecnici e proprio in quelli occorre l’esperienza della quale parlavo”.
Uno sport davvero unico nel suo genere ma ancora un po’ troppo di nicchia?
“Il pentathlon è bellissimo e affascinante sia per la storia che ha, sia per l’aspetto delle 5 discipline. Questo suo fascino è però anche un problema a livello di marketing e di farsi conoscere al grande pubblico. Oggettivamente non è semplice da praticare. Se pensiamo ad un bambino che volesse provare, anche solo a livello di attrezzature, non è certo facile. Anche per questo motivo rimane di nicchia. Nel complesso il movimento cresce, ma le varie società devono essere brave per fare arrivare il più possibile questo sport ai bambini. Dopotutto si inizia con corsa e nuoto, poi la sfida è aggiungere tutto il resto”.
Come si possono migliorare i dettagli di una disciplina così complessa?
“In alcuni momenti può venirti più facile un determinato sport, mentre tutti allo stesso livello è più complicato. Ovviamente sappiamo che la scherma la fa da padrona, sia perchè rappresenta il primo step, sia perchè capisci subito se potrai giocarti le prime posizioni, o meno. Io, per esempio, in vista del 2023, mi sto proprio preparando in questa ottica, cercando di pari passo un percorso importante a livello mentale, forse l’aspetto che più fa la differenza nel giorno di gara. Gestire tutte le situazioni è fondamentale, separa un campione da un atleta di buon livello”.
Il mondo del pentathlon, tuttavia, è stato “travolto” dall’annuncio dell’addio dell’equitazione in favore di un nuovo quinto sport. Cosa ne pensi e cosa ti aspetti?
“Purtroppo hanno voluto questo cambiamento, per diversi motivi. Sinceramente non capisce il senso di andare a toccare questo sport così affascinante. Forse si potrebbe modificare qualche dettaglio per essere più televisivi, ma ormai la strada è stata intrapresa. Fino al 2024 rimarrà tutto così e ne sono contento, poi vedremo. A livello personale non voglio pensarci troppo e preferisco concentrarmi sulle Olimpiadi di Parigi però, di primo impatto, questa modifica non è bella, è forzata e non piace agli atleti. Cosa dovremo aspettarci? Per quel poco che sappiamo sembra che si passerà ad un percorso ad ostacoli con regole ancora non definite, in una sorta di uno contro uno. Chi fa il minor tempo vince. Si vuole riprendere lo spirito militare del pentathlon, ma l’equitazione non è stata sostituita nel modo che volevamo”.
Ti aspetti un cambio di valori in campo dopo il 2024?
“Molto difficile da sapere, ora. Dipenderà molto dal peso in fatto di punti che sarà attribuito a questo nuovo sport, dato che come sappiamo non tutti hanno la stesa importanza. Sarà tutto da vedere. Tanti atleti, come il campione olimpico Joseph Choong, che è molto legato all’equitazione, hanno detto la loro. Lui sta addirittura facendo campagne per sensibilizzare al problema, lo fa forse senza troppe speranze, ma ha annunciato che, nel caso si andasse in fondo, lui probabilmente smetterà di praticare questo sport. Non so quanti lo potrebbero imitare. Poi, ovviamente, c’è anche l’aspetto fisico, nel quale va valutato l’impatto di questa nuova disciplina, tutta da gestire”.
Ultima battuta, ovviamente, sugli obiettivi del 2023.
“Non abbiamo ancora un calendario definito, ma sicuramente il momento più importante dell’anno sarà l’Europeo, ovvero la gara che darà più carte in vista di Parigi. Se tutto andrà per il meglio poi si potrà pensare in maniera più tranquilla alle Olimpiadi del 2024 a livello di programmazione. Ci saranno anche le tappe di World Cup, che saranno fondamentali per determinati dettagli e testarsi con i più forti”.
LA VIDEO-INTERVISTA A GIORGIO MALAN
Foto: Gabriele Seghizzo