Salto con gli sci
Salto con gli sci femminile, Coppa del Mondo 2022-2023: con il ritorno di Maren Lundby si riparte dalle “sette sorelle”
Nell’imminente fine settimana, la località polacca di Wisla terrà a battesimo la XII edizione della Coppa del Mondo femminile di salto con gli sci. Anche le ragazze sperimenteranno, quindi, le cosiddette “gare ibride”, ovverosia competizioni con canaline ghiacciate e atterraggio su plastica. Si tratterà di un autentico prologo, poiché la seconda tappa è programmata a inizio dicembre, quando a Lillehammer si comincerà anche ad atterrare su neve. Cionondimeno, l’appuntamento dei prossimi giorni avrà valore per la classifica generale. Dunque, che si aprano le danze.
Risultati dell’ultimo biennio alla mano, Marita Kramer dovrebbe essere considerata la donna da battere. La ventunenne austriaca ha vinto la Sfera di cristallo 2021-2022, ma ha raccolto anche meno di quanto avrebbe potuto. Il suo più grande nemico è stato il Covid-19, presunto o reale. Un tampone falso positivo le è costato la Coppa del Mondo 2020-21, mentre non ci sono dubbi sul fatto che abbia davvero contratto il virus nell’imminenza dei Giochi olimpici di Pechino, ai quali si sarebbe presentata da grandissima favorita. È il medesimo ruolo che avrebbe ricoperto per la conquista della Sfera di cristallo 2022-23 se le sue opache uscite estive non avessero generato dubbi in merito alla sua effettiva competitività. Difficoltà figlie di una condizione atletica ancora precaria, oppure ci sono problemi di natura tecnica più complessi da risolvere? La risposta la avremo nei prossimi giorni (o settimane). Di certo, le avversarie più pericolose arrivano tutte dalla medesima area geografica, ovvero l’arco alpino orientale.
Spostandoci in Slovenia, troviamo un terzetto di ragazze potenzialmente in grado di tenere testa a Kramer, a cominciare da Ursa Bogataj, autentica late bloomer, essendo sbocciata appieno in età più tarda rispetto alla media. La ventisettenne nativa dell’area di Lubiana è stata in grado di arpionare la medaglia d’oro ai Giochi di Pechino 2022 e, alla luce della sua acquisita solidità, potrà indubbiamente essere un fattore nella corsa alla Sfera di cristallo. Il medesimo discorso vale per Nika Kriznar, vincitrice della Coppa del Mondo 2020-2021 e bronzo olimpico in carica. La ventiduenne dell’Alta Carniola non teme rivali e, se in salute, può tenere un rendimento di eccellenza assoluta da inizio a fine stagione. Su di lei grava però l’incognita delle quattro settimane di pausa forzata osservate tra settembre e ottobre a causa di un fastidioso, seppur non grave, infortunio. Sono invece più risicate le possibilità sul lungo periodo di Ema Klinec. La ventiquattrenne di Kranj è storicamente soggetta a marcati sbalzi di competitività, che la rendono pericolosissima sulla gara secca (l’oro iridato di Oberstdorf 2021 sta lì a testimoniarlo), ma la affossano alla distanza. Se dovesse ridurre i passaggi a vuoto, potrebbe però a sua volta proporsi come una pretendente alla conquista della Coppa del Mondo.
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Chi invece dovrebbe esserlo senza se e senza ma è Katharina Althaus. Rimaniamo quindi sulle Alpi, ma ci trasferiamo nella più settentrionale Baviera. La ventiseienne tedesca è una saltatrice di impressionante regolarità ed è dotata del telemark più fine del circuito. Purtroppo per lei, ha assunto i crismi della più grande piazzata di sempre (due argenti olimpici, un argento mondiale, due volte seconda in classifica generale). Nonostante sia perennemente al vertice, si è sempre ritrovata qualche avversaria in grado di batterla! Se dovesse continuare a frequentare costantemente i quartieri nobili delle classifiche, allora, prima o poi, arriverà il suo momento.
Restando in Europa, occhio all’area scandinava, perché Maren Lundby ha deciso di riprovarci. La ventottenne norvegese ha dominato in lungo e in largo nel triennio 2017-2020, vincendo tutto ciò che poteva essere vinto, diventando così l’unica saltatrice della storia a fregiarsi della Triplice Corona (oro olimpico, Sfera di cristallo, oro iridato). Un evidente calo di motivazione l’ha spinta a prendersi un periodo sabbatico, dal quale è però uscita, tornando in attività a tempo pieno. La sua competitività è un’incognita, ma la miglior versione della veterana di Lillehammer non teme confronti.
Infine, uscendo dal Vecchio Continente, non ci si può dimenticare di Sara Takanashi, autentica istituzione del massimo circuito. La giapponese ha raggiunto i 26 anni, ma è una protagonista della Coppa del Mondo sin dalla stagione inaugurale. Nell’arco della sua carriera ha vinto 63 gare (più del doppio della rivale più prossima, la già citata Lundby, issatasi a 30) e conquistato ben 4 Sfere di cristallo (l’ultima, però, nel 2017). La nipponica non domina più come in passato, ma è pur sempre atleta in grado di ambire al successo in tutte le competizioni. Come ogni inverno, il tema forte attorno alla fuoriclasse del Sol Levante è sempre lo stesso. Riuscirà a cancellare il paradosso di essere la saltatrice più vincente di sempre senza però essersi ancora messa al collo alcuna medaglia d’oro individuale in un grande appuntamento? La risposta arriverà tra fine febbraio e inizio marzo, quando si disputeranno i Mondiali di Planica.
Quelle citate sono le “sette sorelle”, le donne più attese ai nastri di partenza del 2022-23. Tuttavia, il novero delle protagoniste potrebbe essere anche più ampio. Sappiamo bene come il salto con gli sci sia disciplina dai valori fluidi. Pertanto, attenzione a tante componenti del supporting cast che ambiscono a una parte di primo piano. Qualche nome? Tra le saltatrici affermate sicuramente andranno tenute d’occhio l’austriaca Eva Pinkelnig e la norvegese Silje Opseth. Inoltre, mai sottovalutare veterane di lungo corso quali la giapponese Yuki Ito e l’austriaca Daniela Iraschko-Stolz, ancora capaci di graffiare nella giornata giusta. Viceversa, tra i potenziali astri nascenti, le attenzioni sono focalizzate principalmente sulla tedesca Selina Freitag e sulla francese Josephine Pagnier, autrici di un’estate di alto livello
Non ci sono stati ritiri di rilievo. D’accordo, gli addii di Carina Vogt e Spela Rogelj riguardano atlete blasonate, ma ormai in evidente declino. Si vedranno, infine, le conseguenze del cambiamento regolamentare in merito alle tute (lo stesso che ha riguardato il settore maschile). L’attrezzatura sarà più larga, ma meno elastica. Stando agli addetti ai lavori, in campo femminile l’impatto sui valori in campo dovrebbe essere ridotto, o comunque inferiore rispetto a quello eventualmente atteso fra gli uomini.
Foto: LaPresse