Sci di fondo
Sci di fondo, le favorite per la Coppa del Mondo 2022-2023: Svezia nuova potenza egemone dopo l’addio di Johaug?
La XLII edizione della Coppa del Mondo femminile di sci di fondo comincerà questo fine settimana a Ruka, in Finlandia. L’inflazionato termine “Anno Zero” non rende l’idea di cosa rappresenterà il nuovo inverno per la disciplina. Bisogna infatti virare sul concetto di “Rivoluzione”, nel senso più letterale del termine, poiché si è verificata una serie di sconvolgimenti epocali. Il 2022-23 comincia dopo ben 3 “terremoti” che hanno scosso profondamente un ambito già di per sé traballante.
Il primo sisma è quello del ricambio al vertice. Giunta all’età di 34 anni e conquistati i tanto agognati ori olimpici individuali, Therese Johaug ha deciso di appendere gli sci al chiodo. Il circuito ha quindi perso il proprio punto di riferimento assoluto, nonché una delle fondiste più forti di tutti i tempi. Senza la norvegese viene peraltro meno uno dei pochi personaggi veramente mediatici ancora presenti nel settore femminile. L’addio della minuta fuoriclasse proveniente dal villaggio di Dalsbygda è stato accompagnato da quelli della connazionale Maiken Caspersen Falla e della svedese Charlotte Kalla. Entrambe, dopo aver scritto pregnanti pagine di storia, hanno salutato la compagnia una volta imboccata la paradigmatica parabola discendente. A conti fatti, questo significa che sono uscite di scena le tre fondiste più blasonate presenti sul palcoscenico globale. Come se non bastasse, Anamarija Lampic ha inaspettatamente scelto di imbracciare una carabina per dedicarsi al biathlon. La mossa è viepiù sorprendente, considerando come la ventisettenne slovena abbia optato per ricominciare da zero in un ambiente a lei sconosciuto, nonostante fosse una sprinter di riferimento. Alla base della clamorosa migrazione ci sarebbero dissapori interni alla squadra, ma qualunque siano le ragioni del cambiamento, l’effetto sarà quello di perdere una donna di primo piano.
Il cast dello sci di fondo è stato peraltro depauperato anche dal secondo movimento tellurico, quello di natura politica. La Russia non potrà partecipare alla Coppa del Mondo come “sanzione” conseguente al conflitto armato in corso con l’Ucraina. Una decisione la cui genesi è totalmente aliena al contesto sportivo, sul quale avrà però profonde ripercussioni, poiché espelle de facto una serie di atlete di altissimo profilo, a cominciare da Natalia Nepryaeva, detentrice della Sfera di cristallo. La ventisettenne di Tver non potrà quindi difendere il proprio trofeo nel 2022-23, ma non è la sola ragazza di grido a essere stata metaforicamente accompagnata alla porta. D’altronde le russe sono le vincitrici dell’ultimo oro olimpico in staffetta. Dunque l’embargo colpisce, tra le altre, anche l’affermata Yulia Stupak, la solida Tatiana Sorina e la rampante Veronika Stepanova. Tutte fuori causa, “ree” di avere un passaporto “sbagliato” agli occhi di chi tira le fila dello sport mondiale.
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Infine, il terzo terremoto è di carattere tecnico-agonistico, diviso in due differenti scosse. La Fis ha deciso di equiparare le distanze fra i due sessi, oltre a stravolgere il sistema di punteggio, premiando il presenzialismo a discapito della pura performance agonistica. Novità di cui si è già parlato ampiamente in altra sede, analizzandone le potenziali conseguenze.
Insomma, lo sci di fondo femminile comincia il 2022-23 più o meno nella stessa condizione di un calzino uscito dalla lavatrice dopo una centrifuga a 1.200 giri. Quali possono essere i nuovi punti cardinali? A costo di restare “scottati” dalla previsione, occhio a Jonna Sundling, che potrebbe proporsi come la nuova numero uno del mondo. La svedese, classe 1994, nell’ultimo biennio ha sfoggiato una prorompente evoluzione, diventando letteralmente dominante (seppur per brevi periodi) nelle sprint e soprattutto guadagnando competitività anche nelle gare distance. Potremmo definirla una “potenziale piccola Marit Bjørgen”. Il paragone è ambizioso e, al momento, prematuro. Serve, però, per fare capire a quale tipo di ipotetica metamorfosi ci troviamo di fronte. Non c’è la presunzione di accostare chicchessia alla più grande di tutti i tempi, soprattutto perché bisognerà verificare se il processo di cui sopra è consolidato, ma qualche punto in comune tra lo sviluppo delle due c’è. Alle nevi il responso. Non quelle di Ruka però, perché Jonna non sarà della partita in Finlandia a causa dei postumi di un malanno patito a inizio mese.
In generale, senza la Russia e con la Norvegia alle prese con un ricambio generazionale che fatica a compiersi (le talentuose Kristine Ståvas Skistad ed Helene Marie Fossesholm proprio non riescono a decollare, affardellate da inciampi di varia natura), la Svezia si propone come nuova potenza egemone. Sundling a parte, Ebba Andersson può finalmente passare dal ruolo di “piazzatissima” a quello di vincente; Frida Karlsson cercherà di mettere a frutto il proprio potenziale trovando stabilità atletica, mentre Linn Svahn (che di Sundling potrebbe essere l’alter ego più giovane) ha bisogno di risolvere gli infortuni di cui è vittima da ormai un anno per raggiungere quell’empireo a cui può legittimamente ambire.
La Norvegia si aggrappa soprattutto a veterane i cui pregi e difetti sono risaputi, a cominciare da Heidi Weng, nella speranza di recuperare Ingvild Flugstad Østberg, sparita però da tempo dagli schermi radar. Uscendo dall’ambito scandinavo, occhio a due donne esperte di sicuro rendimento, Jessie Diggins e Krista Pärmäkoski, le quali hanno appena scavallato i trent’anni. Nell’ultimo lustro abbondante, la statunitense e la finlandese hanno saputo togliersi importanti soddisfazioni, dovendo però inchinarsi spesso e malvolentieri a Johaug. Con Therese ormai appartenente al passato, chissà che l’americana e la finnica non possano entrare in una nuova dimensione. Quella vincente, rimandando l’alba di alcuni potenziali (o presunti) astri nascenti.
Foto: La Presse