Sci di fondo

Sci di fondo, le fondiste italiane chiamate a uno scatto d’orgoglio. Oppure va bene essere l’ultima ruota del carro?

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Lo sci di fondo italiano femminile comincia il 2022-23 con un unico obiettivo, quello di testimoniare la propria esistenza. Inutile spendere centinaia di caratteri in merito alle aspettative riposte sull’una o l’altra atleta. Significherebbe usare stucchevoli perifrasi. Gli accadimenti più significativi dell’estate riguardano i ritiri di Lucia Scardoni ed Elisa Brocard, nonché la pausa maternità di Greta Laurent. Risultati alla mano, Caterina Ganz è dunque la nuova leader del movimento azzurro. Un movimento però ormai diventato marginale in termini di competitività. Certo, ogni tanto si intravede qualche barlume, ma sono trascurabili per intensità e durata.

Gli ultimi lampi veri e propri, seguiti da tuoni in grado di far tremare le avversarie, risalgono addirittura al 2011, quando la generazione delle Arianna Follis, Marianna Longa e Magda Genuin stava giungendo al proprio tramonto. Da allora è calata una notte senza stelle, il cui firmamento è stato estemporaneamente illuminato da qualche meteora qua e là. Non vi è però ancora neppure il sentore di una vera e propria alba. Si sono chiusi ben tre cicli olimpici privi di qualsiasi risultato davvero rilevante, eccezion fatta per quanto accaduto nel 2010-11, le cui fortune sono però state una gradita appendice del periodo antecedente.

Il dato agghiacciante, su cui bisognerebbe riflettere, è che nessuna donna italiana nata dopo il 26 agosto 1979, giorno in cui è venuta al mondo Marianna Longa, sia stata in grado di salire sul podio in una gara di primo livello. In nessun format e in nessun contesto. Sotto questo aspetto, le figlie degli anni ’80 hanno segnato il passo, ma il decennio successivo non sta facendo molto meglio. Non regge l’alibi della presunta “maturazione tardiva” degli azzurri. Per esempio Gaia Vuerich, a oggi la fondista tricolore più incisiva del post Follis-Longa, ha dato il meglio di sé prima del 25° compleanno.

Sci di fondo, l’Italia prova a uscire dalla stagnazione. Però chi può incidere, a parte i soliti noti Pellegrino e De Fabiani?

Quali conclusioni bisogna trarre? Che con l’avvento della cosiddetta Generazione Y le donne in Italia si siano disinteressate agli sport invernali? Non scherziamo. Sci alpino, biathlon e snowboard, giusto per citare tre discipline sotto l’ombrello Fisi, hanno vissuto (o stanno tutt’ora vivendo) un’epoca d’oro. Se poi allarghiamo lo sguardo al ghiaccio, notiamo come siano emerse fuoriclasse e/o icone mediatiche. Come possono essere definite altrimenti Arianna Fontana (short track) e Carolina Kostner (pattinaggio di figura)? No signori, la Generazione Y delle sportive italiane è probabilmente la più grande di sempre. Tranne che nello sci di fondo, dove è rimasta a zero. Perché e percome questo sia avvenuto dovrebbe essere materia di dibattito, ma non è questa la sede per intraprenderlo. La parola passa alla Generazione Z, anche se al momento l’antifona non è cambiata.

Come detto, sono già sorti e tramontati tre cicli olimpici senza risultati degni di essere ricordati nei libri di storia. Ora, però, inizia un quadriennio che culminerà con i Giochi di casa. Insomma, ragazze azzurre con gli sci stretti ai piedi, se ci siete, battete un colpo! Cosa avete di meno rispetto alle vostre controparti di ogni altro sport invernale? Tirate fuori gli artigli anche voi! Volete davvero essere ricordate come l’ultima ruota del carro in un’edizione olimpica sulle nevi patrie? Milano-Cortina 2026 è dietro l’angolo. Anzi, comincia già tra pochi giorni!

Foto: La Presse

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