Tennis
Tennis, Simone Tartarini: “Musetti ha pensato che Djokovic fosse invulnerabile, già dopo 2 game. In Coppa Davis vuole dare un contributo”
Ancora tanto lavoro da fare. Valigie fatte e si lascia Parigi con quale stato d’animo? Lorenzo Musetti ha emozioni contrastanti per come è andata nel Masters1000 della capitale francese: da un lato la soddisfazione di essersi spinto a un livello molto alto; dall’altro l’amarezza per la sconfitta contro Novak Djokovic.
Una dura lezione subìta contro il serbo che, ancor più con il tennis, ha devastato mentalmente il carrarino. Lorenzo aveva voglia di giocare contro il balcanico, ricordando soprattutto quello splendido incrocio negli ottavi di finale del Roland Garros dell’anno passato. La vittoria contro Casper Ruud gli aveva fatto credere che sarebbe stato in grado di giocarsela allo stesso livello contro Novak.
Le cose non sono andate così, ma perchè Musetti alla fine è come se non avesse giocato contro il campione nativo di Belgrado? Che cosa ha causato questo blocco emotivo al cospetto di un tennista di così alto livello? Lo abbiamo chiesto a Simone Tartarini, tecnico del toscano.
Tartarini ci può spiegare, dal suo punto di vista, cosa sia accaduto nella partita contro Djokovic. Nella sfida contro Ruud si era visto un Musetti fenomenale e poi?
«È chiaro che affrontare un giocatore come Djokovic è diverso che vedersela contro Ruud, non solo per le difficoltà tecniche che propone, ma dal punto di vista emotivo. Io penso che lui si sia messo troppa pressione da solo, anche per le aspettative create dalle vittorie nei match precedenti. La partita si è decisa nei primi due giochi».
Può spiegarci meglio?
«Nella partita contro Djokovic non è accaduta la stessa cosa contro Auger-Aliassime. A Firenze aveva avuto proprio un problema fisico a livello di stomaco. A Parigi, invece, è stato segnato da come Nole sia riuscito ad aggredirlo da subito, dandogli la sensazione che non aveva il tennis per fare niente. Il modo in cui ha perso il turno al servizio, senza fargli male come avrebbe pensato, anche grazie ad alcune risposte fenomenali, l’ha talmente scoraggiato da fare fatica a ritrovare il filo del discorso».
In sostanza, è come se gli fosse caduto il mondo addosso in pochi secondi?
«Esattamente. Non appena ho visto la sua espressione dopo il primo break subìto, mi sono rivolto verso il preparatore atletico e gli ho detto: “Il set è andato”. Purtroppo Lorenzo non ha trovato dentro di sé la forza per reagire a quella situazione e quindi nei fatti non ha più giocato come sapeva. Nel secondo set all’inizio c’è stata una piccola reazione, ma era troppo teso e preoccupato perché Djokovic gli ha fatto credere di essere invulnerabile e nella sua testa non sapeva cosa fare per fargli male».
Un peccato perché comunque il suo è stato un grande torneo. Come vogliamo valutare il percorso?
«È stato un grande percorso perché vincere tre partite contro giocatori di livello su una superficie che non si addice tantissimo al suo tennis è da rimarcare».
Si diceva nei giorni passati che i campi 1 e 2 fossero particolarmente veloci. È corretto?
«Decisamente sì, erano praticamente ghiaccio per quanto filava la palla. Di conseguenza, Musetti deve portarsi del buono da questa esperienza e soprattutto imparare a gestire le situazioni che super campioni gli propongono. C’è stata una crescita importante e dobbiamo continuare».
E ora pensiero alla Coppa Davis soprattutto?
«Sì, ci teniamo molto ad arrivare bene a Malaga e Lorenzo vuol essere pronto a dare un contributo importante. Finora, quando è stato chiamato in causa, ha sempre giocato bene per cui c’è fiducia. Andrà anche a Milano per disputare le Next Gen ATP Finals anche se non sarà al massimo per via dei tanti impegni dell’ultimo periodo».
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E nel 2023 gli Australian Open saranno la prima prova di verifica importante della crescita?
«Senza dubbio. L’obiettivo è la seconda settimana, sarà testa di serie, dipenderà anche dal tabellone. Deve proseguire nell’allenamento come sta facendo, per continuare a crescere anche dal punto di vista mentale».
Foto: LiveMedia/DPPI/Nicol Knightman