Biathlon
Sport invernali, discipline della neve in ginocchio. Caldo e caro bollette generano già cancellazioni e rinvii a raffica
Il mese di ottobre caratterizzato dal caldo anomalo ha rappresentato una mano santa per la vita di tutti i giorni, poiché ha consentito di procrastinare senza patemi l’accensione dei riscaldamenti, risparmiando di conseguenza su metano, pellet o qualunque combustibile si debba utilizzare. Il meteo sta quindi aiutando l’uomo comune, ma ogni medaglia ha il suo rovescio. L’industria degli sport invernali, infatti, inizia già a boccheggiare prima ancora dell’inizio vero e proprio della stagione.
In Norvegia, per esempio, Sjusjøen (situata nell’entroterra, circa 100 km a nord della capitale Oslo) ha preso la drastica decisione di cancellare la mass start di 30 km di sci di fondo programmata fra due settimane allo scopo di salvare quantomeno le gare di biathlon. D’altronde nella località posta nei pressi di Lillehammer si viene da giorni in cui la colonnina di mercurio ha sfiorato i 10°C, mentre ora è atteso un misto di pioggia e nevischio. In un altro momento storico si sarebbe sicuramente pensato di mandare in scena anche la prova di fondo, ma gli organizzatori hanno scelto di razionalizzare gli sforzi.
D’altronde la produzione di neve artificiale richiede energia elettrica e il caro-bollette azzanna chiunque, senza guardare in faccia nessuno. Sul finire della passata settimana, il capo allenatore della squadra tedesca Peter Schlickenrieder ha dichiarato senza mezzi termini di “aspettarsi cancellazioni di diverse tappe di Coppa del Mondo, soprattutto se l’innevamento non sarà sufficiente. Ci saranno comitati organizzatori che preferiranno rinunciare agli eventi piuttosto che affrontare dei costi esorbitanti per garantire la neve artificiale”.
“Grazie ar ca…” direbbero a Roma. Niente che Michel Vion, segretario generale della Fis, non abbia già detto più di un mese fa. Peraltro Schlikenrieder scopre letteralmente l’acqua calda, perché il processo è già cominciato. Ne sa qualcosa il freestyle, la cui Coppa del Mondo ha visto stralciate due tappe (Falun in Svezia e Alleghe in Italia) per questioni meramente economiche. Le alte temperature hanno poi portato al doppio annullamento delle discese di Zermatt-Cervinia nello sci alpino. Lo snowboard, invece, ha posticipato di oltre un mese le competizioni di cross previste a Leus Deux Alpes, nella speranza dell’arrivo dell’inverno.
Quantomeno gli sport del ghiaccio hanno cominciato regolarmente, ma nel loro caso non ci si deve preoccupare del meteo (“solo” della bolletta per il funzionamento del pala ghiaccio). Si aspetta di capire cosa succederà tra slittino, bob e skeleton (gli impianti di refrigerazione dei budelli consumano corrente elettrica), mentre le discipline della neve soffrono già tremendamente. Per queste ultime, oltre al danno c’è la beffa. Infatti uno dei potenziali “rifugi” contro il cambiamento climatico, dove freddo e neve non mancano mai, si chiamerebbe Russia, esclusa invece da qualsiasi competizione sotto l’egida Fis. Qualcuno potrebbe parlare, a ragion veduta, di karma.
Foto: La Presse