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Biathlon, l’Italia maschile è ripartita da capo senza neppure sapere di doverlo fare! Assorbito il trauma del dopo-Hofer

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Si sapeva in partenza che, per l’Italia del biathlon maschile, il 2022-23 sarebbe stato un inverno di rassettamento. I contemporanei ritiri di Dominik Windisch e Thomas Bormolini hanno fatto venir meno in un sol colpo il numero 2 e il numero 3 della squadra. Nessuno, però, poteva prevedere che sarebbe mancato de facto anche il numero 1 indiscusso. Lukas Hofer non ha appeso la carabina al chiodo, per fortuna, ma perduranti problemi fisici gli hanno impedito di prendere parte a qualsiasi competizione dicembrina.

Insomma, per una ragione o per un’altra, la “vecchia guardia” è venuta meno, totalmente e all’improvviso. Dunque, una nuova generazione si è trovata catapultata in prima linea senza più alcuna “testa d’ariete” a fare da battistrada. Qualcuno, all’interno della nouvelle vague azzurra, aveva già sostenuto il “battesimo del fuoco”. Altri, invece, sono letteralmente di primo pelo.

Comprensibile, quindi, che pur condividendo grossomodo l’anno di nascita, ci siano ragazzi dotati di un livello di competitività molto differente, a prescindere dalle qualità e dal talento di ognuno. Tommaso Giacomel e Didier Bionaz a parte, il resto degli atleti in attività non raggiungeva la doppia cifra per numero di partenze! L’argomento è già stato affrontato nella monografia dedicata ai più giovani, reperibile cliccando sulla finestra sottostante. Qui si vuole porre l’accento su un altro aspetto.

Il principio del 2022-23 è stato un autentico trauma inatteso. Si era certi di poter fare leva su Hofer e sulla sua solidità di rendimento. Così non è stato. Pertanto, si è venuto a creare un autentico anno zero senza neppure averne contezza!  Giacomel ha provvidenzialmente risposto “presente”, tenendo a galla da solo l’intero movimento e dimostrando di poter camminare autonomamente, facendo affidamento sulle proprie gambe senza la necessità di avere un punto di riferimento in seno alla squadra.

L’impatto con un “anno zero occulto”, capitato fra capo e collo, è stato assorbito piuttosto bene. La speranza è che tale dinamica sia solo transitoria. Non si può pensare di affidarsi esclusivamente al ventiduenne trentino per raccogliere quei risultati di peso che il trentatreenne altoatesino avrebbe potuto garantire.

Fortunatamente il veterano del team è ancora abile e arruolabile. Già da Pokljuka? Non è chiaro. Così come non è dato a sapersi quale potrà essere il suo livello dopo un lungo stop forzato. Cionondimeno, solo il pensiero di poterlo rivedere in azione è rassicurante. Regala più o meno la sensazione percepita nel momento in cui ci si sveglia da un sogno ansiogeno e si realizza come gli affanni appartenessero esclusivamente all’ambito onirico. Speriamo di avere questo sentore il prima possibile, nonostante lo scenario attuale non sia poi così orribile. .

Foto: La Presse

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