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Ciclismo, Giuseppe Martinelli: “Fabio Aru vinse la Vuelta 2015 perché…Nibali aveva un segreto. Moscon non è cattivo”

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Giuseppe Martinelli è intervenuto a Bike2U, appuntamento settimanale condotto da Gian Luca Giardini su Sport2U, web tv di OA Sport: il DT del Team Astana ha parlato della sua carriera da ciclista e poi da ds e dt, guardando ai campioni con cui ha vinto e con uno sguardo al 2023.

Quella di Martinelli è stata una carriera che da dilettante prometteva benissimo: “Ho cominciato a 15 anni, sono partito abbastanza bene, dopo ho vinto tre tappe al Giro, sono stato per 4-5 anni un corridore abbastanza promettente, però alla fine ho fatto meno di quello che pensavo e ancora di meno di quello che pensavano quelli che puntavano su di me“.

Prima di passare professionista è arrivato l’argento alle Olimpiadi di Montreal 1976: “Diciamo che sono arrivato bene a quelle Olimpiadi lì, perché avevo vinto due tappe al Giro d’Italia, perciò ero arrivato veramente in una condizione eccezionale, perciò il secondo posto, ti dirò la verità, mi ha accontentato ma non troppo, perché ero convinto anche di essere tra i papabili di poter vincere davvero“.

Poi la carriera da ds e dt, con tanti frutti soprattutto guidando gli uomini nei Grandi Giri di tre settimane: “Mi piace magari soffermarmi a studiare un po’ gli avversari, in una corsa di un giorno diventa abbastanza difficile. A me piace studiare un po’ i percorsi già appena escono le corse, andare magari a vedere dei sopralluoghi da solo, mi sono un po’ creato il mio feeling con le corse a tappe perché bisogna essere un pochino più ragionatori, pensare un po’ di più, invece in  una corsa di un giorno c’è sempre qualcuno che trova la giornata giusta, una corsa a tappe devi prepararla, devi conoscere bene i percorsi, gli avversari. Poi ho avuto anche corridori che me lo hanno permesso, perché quando arrivi in una Carrera dove magari ti ritrovi Chiappucci, poi Marco Pantani, mi sono un po’ adattato a quello che era un po’ la squadra e mi sono trovato veramente bene“.

Impossibile non parlare di Vincenzo Nibali: “Ha dalla sua un recupero incredibile, lui nella terza settimana ha sempre avuto un crescendo incredibile: la prima settimana era un po’ quella in cui si faceva in modo di poter capire chi poteva essere già tagliato fuori, la seconda diventava un po’ di studio e nella terza vinceva veramente chi era più forte, e lui aveva veramente la terza settimana. Io ho vinto un Giro d’Italia il penultimo giorno e l’ultimo giorno quasi ho vinto il Tour, è sempre stato quello il suo motore, è quello che ha sempre pagato. Dall’altra parte devo dirti che è un corridore che correva dal Laigueglia al Lombardia, perciò il fatto di correre tanto e di essere sempre protagonista, di essere sempre al posto giusto nel momento giusto, ne ha fatto uno dei corridori più continui in assoluto, non solo negli anni in cui l’ho avuto io, ma anche prima in Liquigas e anche con la Bahrain. Sicuramente è stato un ottimo corridore perché ha vinto molto nelle corse a tappe, ma non dimentichiamo che ha vinto due Lombardia, una Milano-Sanremo, due Campionati Italiani, perciò più completo di così…”.

Su Fabio Aru: “La vittoria all’ultimo giorno della Vuelta (2015) fu proprio una vittoria contro un avversario, Dumoulin, che era probabilmente su quel tracciato più forte di Aru, ma la squadra ha avuto la meglio: era una squadra forte, avevamo Landa che andava forte e che si è messo a disposizione quel giorno lì, perciò veramente tatticamente non abbiamo sbagliato nulla, però è stata veramente anche la forza della squadra rispetto alla squadra di Dumoulin. Lui era veramente forte, ma la squadra era abbastanza debole, perciò abbiamo proprio studiato una tattica per attaccare nel posto giusto al momento giusto mandando in fuga i corridori buoni. Sono quelle cose che quando riesci a farle sono veramente delle belle cose“.

Il suo è un lunghissimo rapporto come collaboratore di Vinokourov: “Dal lontano 2010 ho sempre avuto un ottimo rapporto con lui, anche se lui è veramente dritto come un fuso come si dice da noi, però è professionale, sicuramente lascia fare un po’ a chi dà fiducia e probabilmente io sono uno di quelli. Io vado avanti per consigli, cerco di insegnarli un po’ la strada perché sicuramente ho più esperienza di lui sotto l’aspetto della logistica e di direttore sportivo, però lui mi lascia fare, anche se più di una volta ci siamo scontrati, perché lui ha veramente un carattere molto molto forte“.

Un nome secco per il 2023: “Mi auguro veramente sia Moscon, è un bravissimo ragazzo, sicuramente è un trentino, è un solitario e non ti risponde spesso al telefono però se ti siedi a parlare insieme è veramente un ragazzo d’oro. Vorrei smentire un po’ quello che è sempre stato detto su questo ragazzo che ha un carattere cattivo e che non va d’accordo con nessuno perché ha litigato spesso un po’ col mondo“.

L’INTERVISTA VIDEO A GIUSEPPE MARTINELLI

Foto: LaPresse

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