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Ciclismo, la moglie di Rebellin rivela: “Non aveva soldi, la mattina dell’incidente stava andando in banca. Trattato in maniera ingiusta”

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Continua a far discutere l’assurda morte di Davide Rebellin dopo poco più di due settimane. Dopo una carriera trentennale, l’ex ciclista professionista è stato travolto da un tir mentre si stava allenando, il che dimostra ulteriormente il suo viscerale amore per la bicicletta fino all’ultimo istante di vita.

Francoise Antonini, la seconda moglie francese di Davide, ha voluto rivelare il suo dolore in un’intervista al settimanale ‘Oggi’, rivelando come negli ultimi giorni la testa del ciclista fosse piena di pensieri: “Era tornato in Veneto per incontrare gli avvocati, perché aveva perso il ricorso nella causa con l’Agenzia delle Entrate, me lo aveva nascosto. Nel 2015 vinse il primo grado e pensavamo fosse finita, ma non era così. Aveva portato i testimoni, tutti vedevano che viveva a Montecarlo, non riusciva a capire perché avesse perso“.

La Antonini rivela poi anche un particolare delle ultime ore di Rebellin: “La mattina in cui è stato investito era andato in banca perché non aveva più soldi sul conto e aveva bisogno di un prestito. Davide è stato trattato ingiustamente fino alla fine, anche la sua morte è stata orribile e ingiusta“.

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Una morte ingiusta che rispecchia anche un trattamento di pari livello, per colei che ha accompagnato il ciclista in questi ultimi anni di vita: “Da quando l’ho conosciuto, ci sono sempre stati problemi, cause, avvocati. Tutto era ingiusto, e sottolineo ingiusto. Tutto questo accanimento è stato troppo. Davide non si arrabbiava mai, non alzava la voce, si teneva tutto dentro, non mi diceva niente per proteggermi. Solo una volta l’ho visto con le lacrime agli occhi, poi ha avuto la solita reazione di sempre, è partito ed è andato a pedalare“.

Foto: Foto LiveMedia/Luca Tedeschi

 

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