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Formula 1
F1, Ferrari con il motore più potente nel 2023 anche con il congelamento imposto dalle regole: l’affidabilità è discriminante
Questione di affidabilità e di consistenza. Nel 2022 la Ferrari è tornata a vincere gare in F1: tre le vittorie del monegasco Charles Leclerc e una quella dello spagnolo Carlos Sainz. Dopo il nulla del biennio 2020-2021, un segnale di ripresa, non sufficiente però per soddisfare quello che significa “Essere Ferrari“, cioè primeggiare nella massima categoria dell’automobile e mettersi alle spalle tutto e tutti.
Questo obiettivo non è stato centrato dal momento che la Red Bull e Max Verstappen hanno dominato con le 15 affermazioni dell’olandese, confermatosi iridato, e le 17 in totale su 22 GP, tenendo conto dei due successi del messicano Sergio Perez. I numeri non dicono tutto, ma spiegano abbastanza bene quanto la superiorità della scuderia di Milton Keynes sia stata netta.
Un gap importante che la Rossa ha accumulato nel corso del 2022 in particolare per problemi di affidabilità. Al di là delle problematiche legate agli sviluppi, una criticità cronica che affligge il Cavallino Rampante da diverso tempo, la consistenza del motore è stato un aspetto discriminante in negativo. Le rotture nei GP della prima parte di stagione, quando Leclerc si trovava a comandare (Spagna e Azerbaijan ad esempio), hanno costretto i tecnici ad avere un approccio più conservativo.
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Cosa voleva dire? Agire sulla potenza dell’unità e non spingere nella prestazione. Chiaramente, questa scelta è stata obbligata per consentire alle vetture di giungere al traguardo, ma chiaramente i riflessi in termini di velocità sul giro, in gara, sono stati negativi. Di conseguenza, il primo target degli ingegneri ferraristi è stato quello di trovare una soluzione al problema del turbocompressore e dell’MGU-H.
A quanto si legge, si è riusciti a scorgere la luce in fondo al tunnel, ma come è stato possibile? I motori non dovevano essere congelati fino al 2025 e quindi vietati aggiornamenti tali da renderli più prestazionali? La risposta è sì, ma c’è un particolare importante. E’ concesso dalle norme intervenire per questioni di affidabilità. Di conseguenza, andare a modificare le varie parti per ottenere consistenza, si traduce anche in un miglioramento della prestazione perché è possibile sfruttare il pacchetto al meglio delle proprie possibilità.
Secondo quanto riportato da Paolo Filisetti de La Gazzette dello Sport, grazie ai lavori al banco relativi a una migliore efficienza del sistema di iniezione TJI (Turbulent Jet Injection) si è arrivati ad ottenere il massimo riempimento delle camere di combustione e un’efficace propagazione del fronte di fiamma all’interno. Spetterà alla pista, a questo punto, emettere la sentenza definitiva.
Foto: LaPresse