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Lionel Messi ha vinto un Mondiale alla Maradona. L’apoteosi completa del Messia di un popolo

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Lionel Andrés Messi Cuccittini, detto Leo, è nato a Rosario in Argentina il 24 giugno 1987. Ha esordito nel Barcellona il 16 ottobre 2004 nel derby contro l’Espanyol e, sin dal primo minuto che è sceso in campo con la camiseta blaugrana, oltre ad aver dimostrato di avere qualità e caratteristiche che si vedono in un giocatore, forse, una volta ogni 100 anni, ha dovuto far finta di niente alla ridda di paragoni che si sono iniziati a fare sul suo conto.

Essere argentino e stra-dotato dal punto di vista calcistico lo ha “condannato” a vivere nell’ombra di Diego Armando Maradona. Il 10 più famoso di Argentina e del mondo. Un paragone che quando vestiva la maglia Albiceleste ha spesso soffocato Leo. Un fuoriclasse che, quando giocava nel Barcellona, era totalmente inarrestabile. Meno quando doveva difendere i colori della propria Nazione.

Un Paese nel quale era nato e dal quale se n’era andato in tenera età. Anche per questo motivo, forse, gli argentini non lo hanno “coccolato” e difeso troppo. Lo hanno sempre apprezzato tantissimo come giocatore, certo, ma il peso specifico di Maradona era sempre stata un’altra cosa. Nonostante una bacheca sconfinata e decisamente più corposa del “Diez”, Leo Messi sembrava quasi non potesse rimanere nella stessa frase con il suo illustre predecessore.

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Una sorta di “Sappiamo che sei un fuoriclasse, ma Maradona ha vinto un Mondiale e tu no”. Un macigno che albergava sulle spalle del giocatore ora del PSG. Un peso indicibile che lo ha segnato per lunghi anni. Come non dimenticare il ko nella finale di Brasile 2014 oppure i tanti “flop” in Copa America. Ora no. Dopo la vittoria in Sud America nel 2021, e proprio al Maracanà laddove aveva perso contro la Germania 7 anni prima. Qualcosa è cambiato, e lo si è visto in questi Mondiali di Qatar 2022.

Finalmente Leo Messi non era solo un giocatore immenso e fantastico. Era un leader. Non era più tempo di lasciare il discorso pre-partita a Javier Mascherano come nel 2014. No, in Qatar la “Pulga” era il capo-popolo che l’Argentina aspettava. Ha preso per mano i suoi compagni, ha giocato ogni match con una determinazione e una concentrazione che hanno rasentato la fantascienza. Gol, assist, giocate sublimi, presenza in campo.

Non ha fatto mancare nulla ai compagni, proprio come faceva Diego. Quindi, dopo un percorso eccellente è arrivata la Finale. Due gol. Il primo del tempi regolamentari e il primo dei supplementari. Due illusioni con il senno di poi. Poi è arrivato anche il primo calcio di rigore dell’Albiceleste. Ancora un gol. E questa volta no, nessuna illusione. La vittoria è arrivata davvero. La aspettava da quando era nato. A Rosario. Il 24 giugno 1987. Circa un anno dopo il trionfo di Maradona e company di Messico 1986. Ora Diego non c’è più purtroppo, ma siamo sicuri che da lassù stia applaudendo i suoi ragazzi per questo successo e stia gioendo assieme a Leo Messi perchè ha raggiunto il suo livello. Un fuoriclasse e un Messia del popolo.

Foto: LaPResse

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