Biathlon
Biathlon, Lisa Vittozzi: “A volte non me ne fregava più nulla, stavo male e ho pensato al ritiro. Ora sono rinata”
Nella vita sovente non è importante come colpisci, ma come sai rialzarti dopo essere finito al tappeto. Quando vinci è tutto sin troppo facile, con il vento in poppa. Nei momenti difficili emergono le reali qualità della persona, prima ancora che dell’atleta. Le strade sono due: o lo sconforto prende il sopravvento in maniera irreversibile oppure ti fortifichi e torni più forte di prima. Lisa Vittozzi ha scelto la seconda strada. Sarebbe stato facile dire ‘basta’, quasi una sorta di liberazione dopo un lungo periodo buio durato due anni. Invece la sappadina, ferita nell’anima per le tante cadute subite, ha avuto la forza e soprattutto il coraggio di rialzarsi. Per riprovarci ancora una volta, per dimostrare che la campionessa che aveva sfiorato la Coppa del Mondo 2019 non è ormai sepolta nei ricordi del passato, ma redenta e pronta a riprendersi il posto che merita.
La stagione in corso ci ha consegnato una nuova Lisa Vittozzi, già tre volte sul podio in Coppa del Mondo e terza in classifica generale. Un’atleta matura, nel fiore degli anni e determinata a diventare il caposaldo del movimento italiano sino ai Giochi di Milano-Cortina 2026. Tante storie ancora da scrivere e la consapevolezza che da ora in poi nessun traguardo sarà precluso.
Hai vissuto due stagioni veramente difficili, sotto tanti punti di vista. Puoi raccontarci quel periodo buio? Cosa succedeva nella tua testa quando arrivavi al primo poligono?
“La verità è che non partivo mai con il pallino del primo poligono. Sono stati due anni difficili, dove facevo proprio fatica come persona: non ero quella di prima. Avevo cercato di lavorare tanto, mi ero creata delle aspettative. L’anno scorso ho preso troppo seriamente certi errori. Alla prima gara mi aspettavo troppo, invece andò male. Avrei dovuto lasciar correre, invece ho iniziato a farmi 200 domande. A quel punto non riesci più ad essere sciolta quando affronti le gare. Non sono riuscita ad essere lucida“.
L’arrivo dell’allenatore finlandese Janne Kähkönen è stato importante per consentirti di voltare pagina?
“Terminato il quadriennio con le Olimpiadi, sapevo che sarebbe stato tempo di cambiamenti: ne avevo bisogno. Mi servivano persone di cui potessi fidarmi ed un allenatore che mi aiutasse. Non doveva insegnarmi come si spara, ma tornare a farmi piacere quello che faccio. È stato molto importante anche il contributo di Edoardo Mezzaro, che utilizza degli strumenti che servono per effettuare delle analisi durante il tiro. Edoardo e Janne sono stati molto utili per me“.
I primi tre podi individuali stagionali hanno segnato una svolta. Possiamo dire che la stagione 2022-2023 segni uno spartiacque tra la vecchia e la nuova Lisa Vittozzi? È cominciata la tua seconda carriera?
“Lo sento proprio che è un nuovo inizio. Ero ad un passo dall’odiare il biathlon, ho vissuto periodi molto bui, certe volte sono arrivata a pensare che non me ne fregava più nulla. Era molto più il tempo che stavo male rispetto a quando stavo bene. Le Olimpiadi di Pechino sono state l’ennesima delusione. A quel punto mi sono detta che dovevo iniziare un nuovo capitolo. Io ho sempre lottato, per il mio carattere non potevo chiudere così. Al ritiro ci ho anche pensato: se stai tanto male, non guardi tanto l’età o che sei ancora giovane. Adesso invece ho più voglia di prima“.
La nuova Lisa Vittozzi sembra anche superiore a quella del 2019, soprattutto nel passo sugli sci: confermi?
“Sono meglio del 2019, su tante cose. Sono maturata tanto come atleta. Prima ero giovane ed in balia degli eventi: andavo forte e tutto veniva facile. Poi mi sono resa conto che non avevo più la spensieratezza dei 20 anni. In seguito ho capito che queste stagioni difficili sono servite a qualcosa, mi hanno fortificata. Adesso sono rinata“.
La Coppa del Mondo del 2019 sembrava davvero ad un passo per te, poi quel finale di stagione rocambolesco, con la tua mancata qualificazione per l’inseguimento di Oslo Holmenkollen che, di fatto, spalancò le porte della vittoria a Dorothea Wierer. Ti sei mai chiesta se, vincendo quella sfera di cristallo, forse gli anni successivi sarebbero andati diversamente?
“Sì, me lo sono chiesta. Sicuramente sarebbe andata diversamente se avessi vinto nel 2019, ma si vede che era destino dovesse andare così. E magari il destino mi restituirà qualcosa di più grande più avanti“.
Come valuti il nuovo sistema di punteggio nel biathlon e l’eliminazione degli scarti?
“Cambia tanto, perché non puoi permetterti di ammalarti. Se prendi un’influenza e salti tre gare, sei fregato. Il fatto che il divario dei punti sia stato aumentato fa tanta differenza, ora è fondamentale arrivare sempre nelle prime sei posizioni. Però nel biathlon non è semplice essere sempre al massimo livello, perché c’è anche la componente del tiro da gestire“.
Quindi preferivi il vecchio sistema?
“Questo te lo dirò a fine stagione“.
La Coppa del Mondo generale è un obiettivo reale?
“Per adesso non ci penso. Sono terza in classifica, ma mancano ancora tre mesi di gare, può succedere di tutto. Farei un errore se mettessi il pensiero sul risultato finale, devo invece pensare ad una gara per volta“.
Tra l’oro olimpico e la Coppa del Mondo generale cosa scegli?
“L’oro olimpico, perché è il mio sogno sin da bambina e sarò completamente appagata come atleta solo se lo vincerò. Per questo darò tutta me stessa per riuscirci“.
Quelle di Milano-Cortina 2026 saranno le tue ultime Olimpiadi?
“Quasi sicuro sì, ma non ci ho ancora pensato. Non mi voglio precludere niente, ma sinceramente non mi vedo ancora in gara a 35 anni. Credo che non mi ritirerò dopo il 2026, ma non penso farò le Olimpiadi successive“.
Ti aspettavi una Julia Simon così devastante e seria candidata per la sfera di cristallo assoluta?
“Non avrei mai detto che partisse così a bomba, lei è molto incostante. Ma magari è maturata molto e mi stupirà anche per il prosieguo della stagione“.
La favorita per la generale resta quindi la svedese Elvira Öberg?
“Lei è molto pericolosa, perché ha un margine importante sugli sci e quindi in ogni gara può anche permettersi degli errori“.
C’è fermento nel biathlon italiano femminile a livello giovanile. Vedi una concreta speranza di arrivare a Milano-Cortina 2026 per giocarsi un metallo importante in staffetta, magari anche il più pregiato?
“Secondo me stanno lavorando molto bene le squadre giovanili, stanno venendo fuori tante ragazze promettenti. Poi è chiaro che le gare juniores sono un altro mondo rispetto a quelle dei seniores, non è detto che se fai bene lì poi diventi un supereroe. Tanti fanno fatica nel grande salto, ma non saprei spiegare il motivo. Per Milano-Cortina però penso che saremo una bella squadra. Da oro non lo so, ma una medaglia ce la giocheremo di sicuro“.
Foto: Lapresse