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‘Maurizio racconta…’: Niccolò Campriani il miglior olimpionico per percentuale di gare disputate?

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NICCOLÒ CAMPRIANI L’ATLETA CON LA MIGLIOR RESA ALLE OLIMPIADI?

Fabio Basile/Manuel Lombardo; Vito Dell’Aquila/Simone Alessio; Sofia Goggia/Federica Brignone. Cosa hanno in comune questi tre accoppiamenti di atleti azzurri? Oltre ad appartenere alle stesse discipline sportive (judo, taekwondo e sci Alpino rispettivamente), i primi atleti nominati sono diventati campioni olimpici, mentre i secondi ancora non lo sono stati – al massimo campioni iridati seniores o juniores, avendo addirittura vinto di più in generale, ma non l’oro a Cinque Cerchi. In tutti i casi stiamo parlando di campioni straordinari, ma questa particolarità mi fa domandare: quali sono le dinamiche affinché certi atleti possano scalare la vetta dell’olimpo, mentre altri non lo hanno raggiunto (o raggiungeranno) mai? Nel corso della storia abbiamo potuto assistere a questo dilemma sportivo, che ha colpito nomi del calibro di Giorgio Cagnotto, Alessia Filippi, Giorgio Rocca, Dorothea Wierer, Giorgio Lamberti, Salvatore Antibo e tanti altri. Dal mio punto di vista, ci sono atleti in cui la concentrazione, il saper gestire la tensione e il pensiero, la motivazione e la fame (ma sempre interpretando le gare olimpiche come una gara “qualsiasi” senza disperdere energie inutili), sono tutte componenti che tracciano la linea sottile che separa un oro da un argento o bronzo. In questo senso, considero che Niccolò Campriani sia stato forse l’atleta azzurro (ho preso in considerazione almeno 3 competizioni olimpiche disputate in carriera) con la migliore efficienza nel raggiungere il gradino più alto del podio: su 5 gare disputate a Cinque Cerchi, in ben 3 è riuscito a cantare l’inno di Mameli (percentuale di vittoria del 60%). In realtà, il tiratore Luciano Giovannetti ha una percentuale superiore (66%, con 2 ori su 3 gare), ma lo ha ottenuto in una sola specialità come il trap del tiro a volo, mentre Campriani ci è riuscito sommando la carabina 3 posizioni e la 10 mt.

LUCIANO ROSSI PUÒ METTERE UN FRENO ALL’ECCESSIVA AL SERVILISMO DEL TIRO ALLE TV

Arriva una notizia splendida per lo sport italiano, e soprattutto per il tiro (inteso come tiro a segno e al volo): Luciano Rossi è il nuovo presidente dell’ISSF (Federazione internazionale), succedendo a Vladimir Lisin. Questo esito ci fa forse vedere la luce in fondo al tunnel per queste due discipline, visto che da sempre Rossi è stato critico verso le scelte di spettacolarizzazione imposte dal CIO per rendere più appetibile alle tv il “prodotto”. Lui ha sempre sostenuto la necessità di salvaguardare la vera natura dello sport del tiro, fatta di affinamento e gestione volontaria della capacità di concentrazione che vengono sviluppate attraverso il training mentale e le procedure di rilassamento. Queste caratteristiche costituiscono un insieme di abilità che un atleta di tiro deve perfezionare per poter emergere in questo sport, e dunque le diverse fasi di ranking round final appena introdotte (semifinali ad incrocio, finali) non fanno altro che remare contro questi concetti, rendendolo una specie di tabellone di torneo da tennis o calcio, che sarà sì spettacolare, ma solo per le alte sfere del CIO, per le tv o per chi non conosce le dinamiche sopra descritte. Ovviamente queste modifiche non potrebbero essere applicate per Parigi 2024, ma per il prossimo quadriennio che porta a Los Angeles 2028. Luciano Rossi, assieme ad Antonio Urso, Andrea Gaudenzi ed altri, va a formare parte di questa nuova generazione di dirigenti italiani che non si lascia intimorire da pressioni esterne, e dunque meritano un grande applauso per la loro dedizione e amore verso lo sport che rappresentano. Chapeau!

LE PUNTATE PRECEDENTI DI MAURIZIO RACCONTA…

Maurizio Contino

Foto: Lapresse

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