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Nuoto, Aliaksandra Herasimenia condannata in contumacia a 12 anni di carcere

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Una condanna che fa male. Aliaksandra Herasimenia, due volte argento a Cinque Cerchi nei 50 e nei 100 sl a Londra 2012 e bronzo nei 50 sl a Rio 2016, è stata giudicata colpevole di diversi capi d’accusa da un tribunale di Minsk che hanno portato a 12 anni di carcere in contumacia.

“Richieste di sanzioni” e altre azioni “volte a danneggiare la sicurezza nazionale” della Bielorussia, così si spiega la sentenza. L’appartamento di Herasimenia e la sua auto, per questo, sono stati sequestrati dal Governo insieme a 48.000 dollari presenti nei suoi conti bancari.

L’ex nuotatrice ha pagato a caro prezzo, dunque, il suo essere attivista (co-fondatrice) della Fondazione bielorussa per la solidarietà sportiva (BSSF) insieme ad Alexander Opeikin, anch’egli condannato a 12 anni di carcere. Una fondazione che offriva sostegno finanziario e legale agli atleti presi di mira dal presidente Alexander Lukashenko e dalle autorità bielorusse.

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Riavvolgendo il nastro, la BSSF aveva chiesto due anni fa al CIO di sospendere il Comitato olimpico bielorusso per la violazione della carta olimpica, considerate le violente proteste nel territorio legate alla rielezione di Lukashenko nel 2020. Tale fondazione, l’anno successivo, ha dato un contributo importante alla cancellazione di diversi eventi sportivi, tra cui gli Europei di atletica leggera, i Mondiali di hockey su ghiaccio e la rassegna iridata di pentathlon moderno che la Bielorussia avrebbe dovuto ospitare e gestire.

Per quanto accaduto e sta accadendo in Ucraina, Herasimenia e i suoi cari si erano stabiliti in Polonia e, non a caso, il presidente della Bielorussia ha dato il via libera a una nuova legge che ha messo nelle condizioni i tribunali di perseguire i cittadini bielorussi fuggiti dal Paese. Giova ricordare che in Bielorussia la fondazione citata viene considerata come estremista.

Foto: LaPresse

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