Nuoto
Nuoto, Benedetta Pilato come Federica Pellegrini: quando l’ossessione del risultato diventa una maledizione
Certo che si è proprio incontentabili. Benedetta Pilato aveva vissuto quasi su una nuvola questo 2022, grazie alla doppietta tutta d’oro nei 100 rana in vasca lunga a livello mondiale e continentale. La Duna Arena di Budapest (Ungheria) e il Foro Italico di Roma erano stati teatro dei successi di Benny che, agli ori dei 100, aveva abbinato anche gli argenti dei 50 rana.
Riscontri di rilievo assoluto ed ecco che in corrispondenza di una rassegna iridata in vasca corta, a Melbourne, nella quale la pugliese non si è presentata al top della forma, l’altra faccia della medaglia. Gli eccessi di entusiasmo delle vittorie ottenute nelle competizioni citate si sono trasformati in eccessi di critiche rispetto ai risultati che in Australia non sono arrivati.
Ci si riferisce alla mancata qualificazione alla Finale dei 100 rana e al settimo posto dei 50 rana. Ecco che la giovane azzurra ai microfoni della Rai aveva reagito affermando: “Potrei non fare gli Assoluti primaverili di Riccione”, facendo preoccupare non poco rispetto al momento vissuto dall’azzurra, nella consapevolezza che quei campionati italiani avranno come funzione quella di qualificazione ai Mondiali a Fukuoka (Giappone).
Una dichiarazione, dal sapor di provocazione, spiegata su Il Foglio dal tecnico di Benedetta, Vito D’Onghia: “Era solo una provocazione. Intendeva dire che, visto che non era al massimo della forma ma le aspettative su di lei sono sempre altissime e anche in questi giorni abbiamo letto dei titoli molto forti, la prossima volta ci penseremo due volte prima di partecipare a una gara se non sarà al meglio. Ha ancora 17 anni, viene da un 2022 ricco di vittorie, quest’anno ha anche la maturità: va protetta. Nello sport si vince e si perde: in Italia siamo più attaccati al risultato che alla prestazione, ma quasi nessuno si è accorto che nei 50 rana l’anno scorso ha vinto l’argento in 29’’50, mentre quest’anno è arrivata settima con un tempo migliore, 29’’48”.
Una situazione, quella dell’ossessione del risultato da parte di un’atleta e dell’attesa al varco, che un po’ ricorda quello con cui ha dovuto praticamente convivere Federica Pellegrini. Per diverso tempo, la campionessa di Spinea ha dovuto quasi da sola sostenere il peso del risultato dell’intera spedizione, perché da lei dipendevano i destini dell’Italnuoto.
Qui la situazione è diversa nel complesso di squadra, ma non troppo se si va a inquadrare il tutto nei pochi acuti a livello femminile che l’Italia ha offerto a livello mondiale, contrariamente agli uomini. Per questo, una Pilato non in palla e non a medaglia fa notizia più del dovuto e, per quanto detto dallo stesso D’Onghia, non viene vissuto nel migliore dei modi dalla nuotatrice tricolore per la tanta pressione ricevuta. Un aspetto a cui si dovrà abituare se vorrà dar seguito ai suoi risultati? Lo vedremo.
Foto: LaPresse