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Paolo Bertolucci: “Sinner non si discute, Berrettini ha un tennis brutale e deve gestirsi, Musetti più concreto”

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Un’analisi a 360°. Poco tempo di recupero per tennisti e tenniste e si torna a sgambettare sui campi e a impugnare la racchetta. Il 2023 è atteso da tanti perché potrebbe chiarire aspetti importanti. In primis, se il regno di Carlos Alcaraz, n.1 più giovane della storia, durerà o se il “despota” spodestato dal trono, Novak Djokovic, si riapproprierà dello scettro.

In secondo luogo, da capire quanto la candidatura italiana a Slam e Masters1000 sia forte. Allo stato attuale delle cose, si è quasi inesistenti a queste voci e spetterà a Jannik Sinner e soci cambiare registro. Un mutamento di spartito che dipenderà da un fattore in particolare: il fisico.

E’ stato questo importante aspetto a tradire sia l’altoatesino che Matteo Berrettini nel 2022, con conseguente perdita di posizioni in classifica e uscita della top-10 per entrambi. Di questo e molto altro abbiamo parlato con Paolo Bertolucci, ex tennista di alto livello e apprezzata voce tecnica di Sky Sport.

Paolo, partiamo subito forte: si legge tanto in giro di Alcaraz e di Rune, ma Sinner ce lo siamo già dimenticato. Che cosa ne pensa?

Non mi stupisce, è la realtà che viviamo quotidianamente e divora tutto e tutti in breve tempo. È chiaro che Alcaraz soprattutto e anche Rune, sul finire di stagione, abbiano fatto risultati eclatanti, ma il valore di Sinner non si discute“.

Non si discute, però preoccupa questa tendenza all’infortunio. Sono stati davvero troppi nel 2022. Si esagera oppure è fondato il timore?

Indubbiamente gli stop sono stati molti, ma del resto Jannik è un giocatore che su quel fronte è un po’ indietro. Abbiamo visto tutto il lavoro fatto da Alcaraz e anche lo stesso Rune è molto dotato dal punto di vista fisico. Io mi auguro che questo periodo di stop sia stato sfruttato al meglio da Sinner per prevenire altri guai e magari riflettere anche sul da farsi“.

A cosa si riferisce?

Parlo della programmazione. Non mi hanno convinto troppo alcune scelte e secondo me, in alcune circostanze, si può giocare un po’ meno e allenarsi maggiormente. Sinner è andato molto più avanti negli Slam nel 2022 rispetto all’anno prima e complessivamente questo non va sottovalutato. Di conseguenza, io mi aspetto anche un qualche cambiamento in questo, o per meglio dire me lo auguro“.

Lo stesso ragionamento vale anche per Berrettini?

I due sono accomunati dagli infortuni, ma secondo me ci sono delle differenze sostanziali. Sinner è ancora un tennista da working in progress e ha anche cambiato allenatore, mentre Matteo da quel punto di vista è già fatto, ma il suo tennis quasi brutale per la violenza dei colpi ha come controindicazione il farsi male spesso. Per questo, io credo che la questione tra i due sia diversa“.

Per Berrettini quindi una situazione più complicata?

Credo di sì, ma forse proprio per questo sarà necessario valutare alcuni impegni e centellinare al meglio le forze. Mi rendo conto che sia un discorso un po’ complicato, ma penso che Matteo e il suo staff ne siano consapevoli“.

Paolo lo sa, noi italiani abbiamo un po’ questa fissa dello Slam, il cui ultimo ricordo risale al successo del suo grande amico Adriano Panatta (1976) a livello maschile. Ma se Sinner o Berrettini dovessero vincerne uno nel 2023, lei sarebbe sorpreso?

Sorpreso no, ma credo che altri abbiano più chance. In generale, nell’immediato secondo me, Berrettini ha più chance di Sinner se pensiamo a Wimbledon. Io, sull’erba, vedo pochissimi giocatori che possano battere Matteo in condizione. È vero, Jannik ha fatto molto bene nel 2022, ma secondo me il tennis di Matteo si adatta perfettamente a quella superficie. L’altoatesino, però, ha più possibilità in altri tornei, ma nei Major credo il favorito vero sia sempre il solito“.

Parla di Djokovic?

Esatto. Il serbo, secondo me, ha ancora più continuità di rendimento, sbaglia pochissimo quando è centrato e, pur avendo disputato nel 2022 pochi match, ha chiuso da n.5 del mondo, vincendo Wimbledon e le Finals. Ditemi voi…“.

Parliamo di uno dei giocatori battuti da Djokovic, ovvero Lorenzo Musetti. Come possiamo valutare il suo 2022?

Indubbiamente ha fatto dei grandi progressi, specialmente al servizio. La varietà dei colpi è ed è sempre stata straordinaria, ma Musetti ha iniziato a metterci un po’ più di concretezza. Deve lavorare maggiormente sulla costanza, ma non è una novità, il suo è un tennis non semplice da eseguire e mettere a punto, ma ancor più di Sinner vale il discorso della formazione“.

Dobbiamo quindi avere più pazienza con lui?

Sì perché ha ancora degli aspetti nel suo gioco da affinare e lo si è visto in Davis quando ha giocato contro Fritz e Auger-Aliassime. Gli va dato un po’ di tempo, ma se continuerà a lavorare sono fiducioso. Inutile fare questi discorsi che sento di top-10, quando poi stiamo parlando di uno che ha 20 anni. Comprendo che Alcaraz e Rune abbiano un po’ sfalsato i valori, ma calma“.

Coppa Davis, però, che ha un po’ i connotati della maledizione. È d’accordo?

Onestamente, visto come ci si era presentati a Malaga, è stato già tanto fare quanto visto. Certo, una volta in ballo e dopo la vittoria di Sonego contro Shapovalov, crederci era un dovere. Purtroppo sono andate male certe situazioni, non avevamo il nostro n.1 e il n.2 non era in condizione per rendere al 100%. Sinceramente, però, io credo che la nostra sia una squadra giovane e con grandissime prospettive per il futuro soprattutto tra i singolaristi. Di conseguenza, la Davis potrà essere vinta, forse anche più di una“.

Foto: Olycom LaPresse

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