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Pelé, il Re del calcio in libertà

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A 82 anni Edson Arantes do Nascimento, per noi tutti Pelé, ci ha lasciato. Un maledetto cancro al colon l’ha strappato all’affetto dei suoi cari e oggi gli appassionati lo piangono per quello che ha rappresentato sul rettangolo verde. Un genio del Pallone, o per meglio dire il “Re del calcio libero“. Sì, perché l’asso sudamericano è stato l’emblema di un’espressione calcistica in cui l’essenza di libertà e di divertimento si condensava in una sfera.

Nato a Très Coracoes, una cittadina nel Minas Gerais a metà strada tra Belo Horizonte e San Paolo, il piccolo Pelé, figlio di un ex calciatore mai esploso e di una casalinga, si trasferì con tutta la sua famiglia a Bauru, nella metropoli paulista. Lì crebbe in una favela iniziando a dipingere il suo capolavoro le cui fattezze erano quelle di un pallone sporco e consumato. Le sue esibizioni lasciavano di stucco ed erano l’anima del modo di concepire il calcio da parte dei brasiliani: creatività e spensieratezza.

Pelé dovette però fare i conti con il dramma del Maracanazo, la storica disfatta a Rio della Seleçao nei Mondiali del ’50 contro l’Uruguay. Un ko che fece crollare tutte le convinzioni del Brasile sul fronte sociale e calcistico. Quel risultato fece pensare che i motivi di quella sconfitta fossero legati al modo di giocare troppo anarchico dei verdeoro e per questo i tecnici da quel momento imposero maggior rigore tattico per fronteggiare le squadre più forti. Il giovane Pelé doveva mantenere una promessa fatta a suo padre: riscattare quell’umiliazione, ma in stile tutto brasiliano, senza scimmiottare le altre compagini.

Pelé ci ha lasciato: O Rei è morto a 82 anni. L’icona del calcio è spirato a San Paolo

Con la sua classe e la propria personalità, Pelé a 17 anni convinse compagni e allenatore del suo calcio e i brasiliani, adombrati da quella sconfitta, dissiparono dubbi e perplessità nei Mondiali del ’58 in Svezia con il fuoriclasse assoluto protagonista: tripletta alla Francia e poi doppietta in Finale alla Svezia, padrona di casa (5-2). Divenne O Rei, giocando 1.116 partite tra le file del Santos e realizzando 1.091 gol, 1.283 in totale nella sua avventura calcistica.

Fu l’unico che con la maglia della propria selezione nazionale vinse tre Mondiali nel ’58, nel ’62 e nel 70′, conquistando con la propria squadra di club due Libertadores, due Intercontinentali, dieci vittorie del campionato paulista brasiliano con nove titoli di capocannoniere. Inoltre, anche due “Copa Roca” contro l’Argentina. Per questo gli furono conferiti due grandi riconoscimenti alla carriera: un Pallone d’Oro FIFA nel 2013 e l’elezione a campione del secolo da parte del quotidiano l’Equipe nel 1981.

Lui è stato il simbolo del calcio spettacolo, strumento di successo, ma ancor prima di divertimento, come in quel gol siglato nella celebre pellicola “Fuga per la vittoria” in cui c’era tutto Pelé: allegria, coordinazione, bellezza, in altre parole il calcio.

IL VIDEO DEL GOL IN ROVESCIATA DI PELÉ

Foto: LaPresse

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