Editoriali
Sci alpino, l’Italia non può permettersi questo Alex Vinatzer. Qualche barlume dai giovani, ma serve pazienza
La scorsa settimana avevamo invocato l’avvento di una boccata d’aria giovane per gli sport invernali in vista delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. Qualche nota lieta è arrivata, in particolare nello sci di fondo, dove Simone Mocellini ha colto uno straordinario, quanto inatteso, secondo posto nella sprint in tecnica classica di Beitostølen. Qualche novità si è intravista anche nello sci alpino, seppur con minore dirompenza.
Il gigante maschile di Val d’Isere ha confermato le qualità di Filippo Della Vite, 12° al traguardo. Si tratta di un ragazzo di 21 anni che ha una sciata moderna, riesce a frenare poco e cerca appena ne ha la possibilità di volgere le punte verso valle. Lui e Giovanni Franzoni, che in Francia era assente per i postumi della caduta nel superG di Beaver Creek, rappresentano i pilastri per rilanciare il settore delle porte larghe, dove l’Italia non vince da quasi 11 anni. È chiaro che serviranno tempo e pazienza, perché entrambi non sono ancora pronti né per vincere né per salire sul podio. Tuttavia lo spazio per progredire da qui alle Olimpiadi casalinghe non manca. E non andrà sottovalutato neppure Simon Maurberger, non più giovanissimo (classe 1995), ma ancora in tempo per togliersi qualche soddisfazione, soprattutto se riuscirà a stare alla larga da infortuni e problemi fisici.
Il fine settimana appena trascorso ha lanciato alla ribalta alcuni atleti che hanno fatto tanta gavetta in Coppa Europa. Appartiene a questa categoria Asja Zenere, che nel circuito minore debuttò nel 2015, salvo ottenere i primi due podi nel 2019 e l’unico successo la scorsa settimana a Zinal. La Coppa del Mondo l’aveva assaggiata appena due volte nel marzo scorso, non qualificandosi nei giganti di Lenzerheide ed Are. L’undicesimo posto maturato al Sestriere può rappresentare la svolta della carriera per una ragazza non più di primo pelo (compirà 26 anni domani), peraltro in un settore dove da tempo non si intravedevano ricambi all’altezza alle varie Federica Brignone e Marta Bassino.
I buoni risultati in Coppa Europa hanno dato fiducia anche allo slalomiste: quattro azzurre qualificate per una seconda manche tra i rapid gates non si vedevano da tempo, inoltre lascia ben sperare il 9° tempo ottenuto da Lara Della Mea nella prima frazione. È chiaro che nell’immediato nessuno si aspetta miracoli o di sfidare i mostri sacri della disciplina, tuttavia sembra si sia imboccata finalmente la strada giusta per emergere piano piano e lasciarsi alle spalle la completa mediocrità del passato recente.
La sorpresa più inattesa del fine settimana è maturata però nello slalom maschile. E dire che Tobias Kastlunger non avrebbe neppure dovuto disputare la gara in Val d’Isere, ma i problemi alla schiena di Giuliano Razzoli gli hanno fornito un’occasione che ha saputo capitalizzare nel migliore dei modi, regalando la prima top10 della stagione (recuperando ben 16 posizioni nella seconda manche) in Coppa del Mondo ad un settore maschile italiano che non boccheggiava così da due decadi. Si attendono conferme da parte di questo classe 1999 che si esprime su buoni livelli anche in gigante e che nel 2019 fu argento ai Mondiali juniores proprio tra le porte larghe. Ci ha impiegato qualche anno per emergere, sappiamo come sovente gli italiani maturino più lentamente rispetto agli avversari, in particolare scandinavi. Ora potrebbe essere arrivato il suo momento.
Chiudiamo con la nota negativa rappresentata da Alex Vinatzer. Come noto, l’Italia dello sci alpino produce nuovi talenti con il contagocce. Nella velocità, ad esempio, sono più di 10 anni che si aspetta un altro Dominik Paris, se pensiamo che l’altoatesino iniziò a mettersi in mostra sin dalle Olimpiadi di Vancouver 2010: oltre un decennio dopo, ancora non si intravedono alternative credibili nell’immediato. Per questo Vinatzer era visto come una sorta di Messia in slalom: giovane, talentuoso ed italiano. Una vera rarità! Ai Mondiali juniores del 2018 fu argento alle spalle del futuro campione olimpico francese Clement Noel, mentre colse l’oro nell’edizione successiva. In Coppa del Mondo salì sul podio per la prima volta a Zagabria il 5 gennaio del 2020, piazzamento replicato a Madonna di Campiglio il 22 dicembre dello stesso anno. Da allora tante ombre e pochissime luci. L’altoatesino non sale sul podio da ormai quasi due anni. Ha una sciata moderna, aggressiva, forse fin troppo. Tiene gli sci molto vicini, passa sempre a pochi millimetri dal palo, con il risultato che errori ed inforcate sono sempre dietro l’angolo. I numeri, d’altronde, non mentono: in 43 gare disputate in Coppa del Mondo in slalom, per ben 15 volte non ha terminato la prova. Significa, di fatto, che Alex Vinatzer esce una volta su tre! Aggiungiamoci anche le sei mancate qualificazioni per la seconda manche, nonché le uscite tra i rapid gates sia alle Olimpiadi di PyeongChang 2018 sia di Pechino 2022. Insomma, quello che veniva considerato un potenziale fenomeno della disciplina sinora ha collezionato quasi solo uscite, rimpianti ed inforcate. Il tempo è ancora dalla sua parte: a 23 anni si prospettano all’orizzonte almeno due cicli olimpici pieni. Il cambio di allenatore, con il ritorno di Simone Del Dio alla guida degli azzurri (si tratta del tecnico che ha portato Noel all’oro olimpico), andrà metabolizzato nell’arco dei mesi e non necessariamente produrrà risultati immediati. Di sicuro l’Italia, che non è la Norvegia e neanche la Svizzera, dove i fenomeni vengono prodotti in quantità industriale in ogni specialità, non può più permettersi che Vinatzer continui a barcamenarsi nella spirale negativa dell’ultimo biennio.
Foto: Lapresse