Sci Alpino
Sci alpino, dentro la crisi del settore maschile. L’Italia si trova senza certezze e si aggrappa ai giovani
Un lampo improvviso e poi solo tanto buio, con la luce in fondo al tunnel che sembra essere veramente molto lontana. Si può riassumere così la prima parte di stagione della squadra maschile di sci alpino. Un inizio di Coppa del Mondo davvero molto deludente, una crisi profonda di un intero settore che va toccare tutte le specialità. I veterani fanno fatica, i giovani sono pochi e c’è una generazione di mezzo che resta costantemente in una via di mezzo che non porta a nulla.
Due soli piazzamenti in Top-10 su dodici gare disputate, il sesto posto nella classifica per nazioni ad una distanza enorme già dalla quinta piazza della Germania e con Stati Uniti e Canada pronti al sorpasso. I numeri non mentono e sono lo specchio di un inizio di stagione davvero disastroso per il settore maschile, che non ha più trovato appiglio alle vecchie certezze, trovandosi a fare i conti con una crisi che era da tempo alle porte.
Nella velocità Dominik Paris sta vivendo un momento davvero complicato della propria carriera e la speranza che l’altoatesino possa ritrovarsi nella sua Bormio, ultimo vero appiglio per dare una svolta alla sua stagione. Solamente undici punti conquistati nella classifica di discesa, alla pari dello svizzero Lars Roesti e del finlandese Elian Lehto; quarantesimo e quarantaduesimo nelle due discese della Val Gardena, ma anche a Lake Louise e Beaver la musica non è stata diversa. Vero ad inizio stagione Paris ha sempre fatto fatica, ma mai come quest’anno e mai con questi risultati disastrosi. Dominik è in difficoltà con i materiali e anche l’atteggiamento non è quello solito, ma quasi rassegnato. Bormio è davvero l’ultima cura per salvare il paziente Paris.
Ad inizio articolo si citava un lampo improvviso ed è quello che è stato il terzo posto in Val Gardena di Mattia Casse, al suo primo podio della carriera in Coppa del Mondo. Un risultato quasi inaspettato, improvviso, che può dare fiducia al piemontese, ma che non può certamente rendere sufficiente il voto di questo prima parte della stagione.
26 Febbraio 2012, non è una data casuale, ma è quella dell’ultima vittoria italiana in gigante. Sono passati oltre dieci anni da quell’affermazione di Massimiliano Blardone ed in questo lunghissimo periodo di tempo sono arrivati appena cinque podi, due dei quali proprio in quell’anno. L’Italia è scomparsa da questa specialità, aggrappandosi nelle ultime stagioni a Luca De Aliprandini, che non fa della continuità un suo marchio di fabbrica, perdendosi completamente una generazione di atleti.
Eppure nel buio totale qualcosa si muove con Filippo Della Vite, che sta migliorando gara dopo gara, con una crescita costante e che può portarlo a breve tra i primi dieci della classifica. Giovani che possono fare bene e sul quale puntare come Giovanni Franzoni, forse il talento più cristallino dello sci azzurro, il polivalente che mancava ad un intero settore. Serve ancora pazienza e tempo, ma il futuro può dare soddisfazioni. Restando sempre tra le nuove leve c’è anche Tobias Kastlunger, il secondo azzurro a centrare una Top-10 quest’anno (decimo in Val d’Isère), ma anche lui ha bisogno di tempo, di gare, di sciate, di gare per trovare quella costanza che serve per fare bene in Coppa del Mondo.
Di questo futuro deve farne anche parte Alex Vinatzer, un altro capitolo spinoso e che rappresenta al meglio lo stato d’animo dell’Italia al maschile. L’altoatesino è entrato in un vortice negativo, uscendo o mancando la qualifica in dieci degli ultimi ventuno slalom. Dal dicembre 2020 Vinatzer non sale sul podio in Coppa del Mondo e ha perso anche il primo e secondo gruppo di partenza. Eppure le qualità ci sono e vengono mostrate in pista in certi momenti. Simone Del Dio, tornato dopo aver regalato a Noel l’oro olimpico, deve ridare all’Italia quel ragazzo che sembrava essere quella luce in fondo al tunnel, che ora sembra essere sempre più flebile e lontana.
FOTO: LaPresse