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Sci alpino: i gigantisti azzurri soffrono, ma Della Vite accende un faro di speranza

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La stagione dello sci alpino si è messa alle spalle la due-giorni dell’Alta Badia, dove gli uomini della Coppa del Mondo si sono esibiti su una delle piste più dure dell’intero calendario. Quella Gran Risa che in passato era stata la casa di alcuni dei più grandi successi azzurri e che invece quest’anno ha riservato magre soddisfazione alla squadra italiana.

Sulla pista dove hanno primeggiato Tomba prima, Blardone poi, fino al dominio di Hirscher, l’Italia aveva dato ottimi segnali negli scorsi anni. In particolare, esattamente 365 giorni fa, qui Luca De Aliprandini trovava il primo podio in carriera, dopo anni di inseguimento e dopo il comunque ottimo quinto posto del giorno precedente.

Era dunque proprio dal 32enne di Cles che ci si aspettava una reazione importante dopo le due uscite in altrettanti giganti in stagione. Che avvicinare il podio fosse missione quasi impossibile era noto, dato lo stato di forma eccezionale dei vari Lucas Braathen, Henrik Kristoffersen, Zan Kranjec e ovviamente Marco Odermatt, ma l’obiettivo era un risultato quanto meno incoraggiante.

Quest’ultimo però non è arrivato: dopo il 18° posto della domenica, gara in cui De Aliprandini è apparso scarico, sempre prudente e lontano dal massimo potenziale, è arrivato ieri il terzo 0 della stagione in quattro gare, con un’uscita avvenuta prima ancora del primo intermedio.

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Se il teorico leader non ha risposto presente alla chiamata, sono arrivati squilli importanti dal più giovane del team (e più giovane dell’intera startlist). Filippo Della Vite, classe 2001, è stato in entrambe le gare il migliore azzurro nella classifica finale, cosa per giunta già avvenuta in Val d’Isere, nel secondo gigante stagionale.

Sono arrivati un 17° ed un 13° posto, sfiorando il miglior piazzamento in carriera, proprio quel 12° posto in Val d’Isere. Prima ancora dei risultati, a colpire è stato l’atteggiamento del 21enne bergamasco. Accorto e preciso in prima manche, aggressivo ed all’attacco nelle seconde. Non a caso, in entrambe le gare ha finito per recuperare posizioni dopo la metà gara (4 nella prima e 7 nella seconda), mostrando una capacità di gestione della gara che denota grande maturità.

Della Vite è dunque un importante raggio di sole in una situazione che rischiava sennò di essere estremamente buia. Le note positive riguardo il suo talento ed il suo potenziale fanno in qualche modo passare in secondo piano i risultati negativi degli altri azzurri: oltre ai sopracitati, solo Borsotti è riuscito a superare la prima manche in almeno un’occasione, piazzandosi al 23° posto nella seconda gara.

Fuori dai primi trenta in entrambe le gare Simon Maurberger, così come Alex Vinatzer, Tommaso Sala e Tobias Kastlunger, più una mancata qualificazione a testa per Riccardo Tonetti, Hannes Zingerle e Giovanni Franzoni, altro 2001 per ora più performante nelle discipline veloci ma a cui non manca la tecnica.

Il risultato di squadra è dunque ben poco soddisfacente, un po’ come sta accadendo a tutto il settore maschile dello sci alpino italiano. fatta eccezione ovviamente per lo splendido podio di Mattia Casse in Val Gardena. Data la giovane età, nella crescita di Filippo Della Vite saranno pressoché inevitabili errori e battute d’arresto, ed in quei momenti l’impressione è che l’Italia possa trovarsi con un bottino molto magro. Ovviamente inutile mettere fretta ad un atleta come Luca De Aliprandini, argento mondiale nella disciplina che ha saputo dimostrare di valere almeno i migliori 10 con costanza, ma in un evidente momento difficile. C’è da attendere e sperare che la scintilla si accenda al più presto.

Foto: FISI Pentaphoto

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