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Sci di fondo

Sci di fondo, l’Italia maschile assume i connotati di “Due Facce”. Aitante da un lato, spaventosa dall’altro

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Federico Pellegrino

Il principio della stagione 2022-23 dello sci di fondo maschile italiano ha assunto i connotati di Harvey Dent, anche conosciuto come “Due Facce”. Parliamo di uno dei più famosi antagonisti di Batman. Procuratore di Gotham City, viene sfregiato sul lato sinistro del volto da un boss mafioso, impazzisce e diventa un supercriminale.

Ebbene, il lato destro della faccia del fondo azzurro, ancora aitante, è rappresentato da Federico Pellegrino e Simone Mocellini, i quali sono andati oltre le più rosee aspettative della vigilia. In comune fra i due c’è il fatto di essere sprinter, ma poco altro. Il trentaduenne valdostano è navigato e affermato da quasi un decennio, il ventiquattrenne trentino è invece letteralmente alle prime armi nel massimo circuito. Eppure, entrambi sono associati da un inizio di inverno splendente.

Pellegrino si ascrive ormai alla categoria degli atleti impermeabili al passare del tempo. A dispetto delle 32 primavere, Chicco è ancora pienamente sulla cresta dell’onda. Per quanto Davos sia contesto favorevole e Johannes Høsflot Klæbo fosse affardellato da qualche scoria lasciata dai malanni della settimana precedente, battere il norvegese è comunque un’impresa fuori dal comune. Il numero di chi ci può riuscire si esaurisce sulle dita di una mano monca e il veterano della Val d’Aosta appartiene a questo sparuto gruppo. Successo in terra elvetica a parte, Federico ha brillato praticamente in ogni dove, tirando fuori il massimo del suo potenziale. Meglio di così non si poteva partire. Quindi 10 e lode per lui.

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Di Mocellini si è già ampiamente parlato nella monografia di cui sopra, tornare sui medesimi pensieri risulterebbe pedante. Peraltro, si è costretti a essere barbosi se si vuole fornire un’analisi sul resto della squadra, dovendoci purtroppo spostare sul lato sinistro del volto di “Due Facce”.

Su Francesco De Fabiani non si può scrivere niente di diverso da quanto ripetuto da anni, riproponendo concetti triti e ritriti. Qualche lampo qua e là, per la verità neanche così impressionante, e diversi passaggi a vuoto. Le solite luci e le solite ombre. “Im Westen nichts Neues” scrisse Erich Maria Remarque. Appunto. Il discorso può essere allargato al resto della squadra.

Anzi, in nome dell’onestà intellettuale, non si può tacere il fatto di come in tanti stiano sottoperformando, perché nell’analizzare i piazzamenti si deve sempre tenere in considerazione la tara dell’embargo posto in essere nei confronti della Russia, che ha ridotto non poco la concorrenza. Se Pellegrino e Mocellini sono andati, in maniera differente, oltre le attese, gran parte dei connazionali è invece rimasto “sopra il par”.

Peraltro, se il trentaquattrenne Dietmar Nöckler, che ormai gareggia in Coppa del Mondo part-time, si ripresenta una tantum nel massimo circuito e prende a bacchettate sulle mani tanti conterranei inseriti nel novero delle squadre nazionali o nel “progetto” Milano-Cortina 2026, allora chi di dovere due domande dovrebbe porsele. Vedremo cosa porterà in dote il Tour de Ski e se arriverà un chirurgo plastico in grado di ricostruire anche la parte sinistra del volto di “Due Facce”.

Foto: La Presse

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