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Sci di fondo, Tour de Ski 2023. Cosa aspettarsi dall’Italia femminile tra “Ritorno al Futuro” e “Contact”

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Con l’appropinquarsi del Tour de Ski è doveroso chiedersi quali possano essere le prospettive dell’Italia femminile dello sci di fondo in vista dei prossimi giorni, se non altro perché rappresentano, per ogni atleta, una bella occasione per fornire testimonianza della propria esistenza. Al riguardo bisogna creare una sorta di “metarticolo”, ovvero qualcosa che vada oltre l’articolo stesso. Se si preferiscono le citazioni cinematografiche, bisogna ragionare quadrimensionalmente come diceva Emmett Brown a Marty McFly in “Ritorno al Futuro”.

La foto scelta per questo scritto non è casuale. È un’immagine scattata durante i Giochi olimpici di Pechino 2022 ed è la più recente di una fondista italiana a disposizione dell’autore nel momento in cui si è adoperato per reperirne una nel motore di ricerca dell’agenzia fotografica principale a cui questa testata si appoggia. Cosa significa tutto questo? Che nel 2022-23 nessuna azzurra ha ancora ottenuto un risultato degno di nota per attirare l’attenzione di un fotografo.

Fortunatamente, forse non a caso, l’istantanea ritrae la lodevole Caterina Ganz, unica fondista italiana che in questo inizio di stagione abbia saputo in qualche modo lasciare un segno nel circuito maggiore, come peraltro spiegato nella monografia dedicata al settore, pubblicata non più tardi di pochi giorni orsono e reperibile cliccando sulla finestra sottostante.

Sci di fondo, Caterina Ganz unico segnale sullo schermo radar del disperso movimento italiano femminile

Chissà che il Tour de Ski sia l’opportunità di captare quelle tracce radar auspicate. Non certo da parte di Ganz, alla quale si può chiedere di ripetere quanto fatto sinora, ovvero di attestarsi tra undicesimo e ventesimo posto in qualche prova distance. Piuttosto si cercano segnali dalle altre ragazze. Niente di trascendentale, sia chiaro, comunque qualcosa di più di quanto visto sinora.

Ci si accontenterebbe di udire una doppia sparata anziché un colpo singolo nelle sprint (dunque non solo un barlume in qualificazione, bensì anche il superamento della batteria), oppure di vedere giungere al traguardo qualche atleta nelle partenze a intervalli senza che venga ripresa o addirittura staccata dall’avversaria partita 30” dopo, come avvenuto sistematicamente a Davos.

Per restare nell’ambito dei riferimenti cinematografici, se fosse una pellicola ci troveremmo nella situazione di “Contact”, con Jodie Foster, Matthew McConaughey e Tom Skerrit. Lì non si cercavano segnali radar, ma onde radio emesse da civilità extraterresti. Chi scrive si rende conto di aver chiamato in causa due opere firmate da Robert Zemeckis, entrambe di fantascienza. Quanto appena auspicato non dovrebbe però essere fantasia. Almeno si spera. Al riguardo, non si scomoderanno citazioni legate alla speranza pronunciate da Diego Abatantuono in altro ambito.

Foto: La Presse

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