Editoriali

Sport invernali: bene, bravi, bis! Ma i giovani italiani per Milano-Cortina 2026 scarseggiano

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L’avvio di stagione degli sport invernali ha raccontato una storia conosciuta sostanzialmente da ormai due lustri: l’Italia è praticamente competitiva in quasi tutte le discipline (nella passata stagione fu la nazione a conseguire almeno un podio in più sport differenti), colleziona podi a raffica, sebbene la quantità di secondi e terzi posti sia percentualmente sempre ben più alta rispetto a quella delle vittorie (come d’altronde accaduto anche ai Giochi di Pechino 2022).

Il fine settimana appena trascorso ha regalato i trionfi della fuoriclasse Sofia Goggia nello sci alpino, la rinascita di Lisa Vittozzi e la conferma della sempreverde Dorothea Wierer nel biathlon, gli squilli dello slittino, l’ennesima perla dell’intramontabile Federico Pellegrino nello sci di fondo, la conferma del veterano Omar Visintin nello snowboardcross, l’exploit di Annika Sieff nella combinata nordica. Bene, bravi, bis! A prima vista sembrerebbe tutto rose e fiori. Proiettandosi però oltre una mera e rapida occhiata superficiale, ci si accorgerà di come i ricambi tanto attesi per le Olimpiadi casalinghe di Milano-Cortina 2026 si intravedano col contagocce. È bene però distinguere il discorso tra FISI e FISG, ovvero Federazione Italiana Sport Invernali e Federazione Italiana Sport del Giaccio.

FISI

Riflettiamoci: se oggi pensiamo agli ipotetici protagonisti dell’Italia per puntare a delle medaglie nel 2026, i nomi saranno quasi gli stessi rispetto al 2022, per non dire anche 2018 e, in alcuni casi, addirittura 2014! Sofia Goggia, Federica Brignone, Marta Bassino, Federico Pellegrino, Dorothea Wierer, Omar Visintin, Michela Moioli, Roland Fischnaller, Dominik Fischnaller, e così via.

I trionfi a raffica di Sofia Goggia rappresentano un vanto per l’Italia, ci mancherebbe, tuttavia il rischio è che diventino uno specchietto per le allodole, camuffando le evidenti difficoltà nel ricambio. Perché, senza girarci attorno, è innegabile come oggi una nuova Goggia all’orizzonte non si veda nella velocità (Nicol Delago può crescere, ma non è più giovanissima e comunque ha tanto da dimostrare, così come la rientrante Laura Pirovano); discorso ancora peggiore nelle discipline tecniche, dove la penuria di giovani è preoccupante in gigante (Marta Bassino è nel pieno della maturità, ma alle sue spalle c’è poco o nulla), mentre in slalom per il momento non si riesce ad uscire dalla crisi profonda degli ultimi 15 anni. Certo, con Lara Colturi sarebbe cambiato tutto, ma oramai è un capitolo chiuso.

Non sta di certo bene lo sci alpino maschile, anzi. Guai a considerare finito Dominik Paris, tuttavia parliamo di un atleta ormai quasi 33enne, ancora di grado di piazzare qualche zampata, ma probabilmente solo su alcune piste e di certo non più con la continuità dei tempi d’oro. E il resto? Un dato eloquente: sin qui nessun italiano è riuscito ad entrare in top10 in una gara di Coppa del Mondo da Soelden in avanti…Qualcosina sembra muoversi nella velocità, ma non si intravede nessun atleta che possa ricalcare anche solo per metà la carriera di Paris. In gigante si attendono con trepidazione Giovanni Franzoni (che potrebbe diventare eccellente anche in superG e discesa) e Filippo Della Vite, tuttavia anche in questo caso il percorso appare ancora lungo e tutt’altro che scontato. In slalom sarà l’anno di Alex Vinatzer? Lo speriamo, perché si tratta dell’unico talento vero che lo sci alpino italiano ha prodotto in campo maschile nel passato recente: ne avremmo bisogno come il pane.

L’inizio di quadriennio, guardando a tutti gli sport, sta lanciando un allarme che la FISI dovrà essere brava a cogliere: il rischio sarà quello di presentarsi ai Giochi di Milano-Cortina 2026 con quasi tutti atleti ultratrentenni per andare a caccia delle medaglie, peraltro gli stessi dell’edizione precedente. Prendiamo ad esempio lo sci di fondo: Federico Pellegrino ha 32 anni, ma è ancora imprescindibile, perché alle sue spalle si arranca in una raggelante terra desolata. Nella combinata nordica non si può fare a meno di sottolineare che la competizione femminile non farà parte del programma olimpico, dunque per la promettente Annika Sieff se ne riparlerà, se va bene, nel 2030! In questo sport gli uomini continuano a ricoprire un ruolo di rincalzo: nulla di diverso rispetto al passato recente. Anche nello snowboardcross i nomi sono i soliti: Omar Visintin, Michele Godino, Lorenzo Sommariva; in campo femminile abbiamo visto cosa è accaduto senza Michela Moioli: nessuna azzurra ha superato il turno di qualificazione.

Nonostante l’edizione casalinga, l’Italia continua inoltre ad essere inesistente in sport come moguls o aerials: viene da chiedersi perché continuino ad essere completamente abbandonati al proprio destino. Possibile che neppure le risorse economiche extra derivanti da un’Olimpiade in veste di Paese ospitante siano bastate almeno per abbozzare un progetto per degli sport che alle nostre latitudini vengono snobbati, ma sono olimpici a tutti gli effetti?

Al momento le uniche novità veramente interessanti si sono viste nel biathlon e nello slittino. Rebecca Passler, se ben coltivata, potrebbe affiancare Wierer e Vittozzi come terza freccia nell’arco azzurro; servirà tanta pazienza per Tommaso Giacomel e Didier Bionaz: oggi non sono ancora pronti, ma possiedono le qualità per diventare competitivi. Guardando allo slittino, fa ben sperare il podio-bis di Andrea Voetter/Marion Oberhofer nel neonato doppio femminile, anche se una domanda sorge spontanea: riusciranno a mantenere la stessa competitività quando le nazionali leader di questo sport (leggasi Germania ed Austria, ma anche Russia, se e quando tornerà) faranno davvero sul serio in questa gara che sarà olimpica già da Milano-Cortina 2026? Dominik Fischnaller si conferma una certezza, ma anche in questo caso non si tratta di un atleta di primo pelo: aspettiamo con fiducia Leon Felderer. Per ora restano invece nel limbo degli incompiuti i doppi maschili, vera grande delusione del fine settimana ad Igls.

FISG

Qui il discorso è differente, perché al fianco dei campioni affermati si stanno già affacciando tanti giovani pronti a raccoglierne l’eredità. Partiamo dallo short track: quando deciderà di rientrare, Arianna Fontana sarà sempre un pilastro imprescindibile. Eppure alle sue spalle scalpitano promesse che sono già realtà. In campo maschile c’è un’abbondanza che non si vedeva da 20 anni con Pietro Sighel, Thomas Nadalini e Luca Spechenhauser che si sono integrati a meraviglia con i veterani come Tommaso Dotti e Yuri Confortola, ma anche in campo femminile qualcosa di buono si sta vedendo con Arianna Sighel, Elisa Confortola, Arianna Valcepina e Gloria Ioriatti.

Meno fermento, ma qualche gradita novità anche nello speed skating, dove in particolare Laura Peveri sembra poter raccogliere l’eredità della campionessa Francesca Lollobrigida, comunque ancora più che abile ed arruolabile per le prossime Olimpiadi. Da seguire anche la promettente Serena Pergher, 18enne che sta mostrando buone cose nella Coppa del Mondo juniores. In campo maschile si sta lavorando su un paio di ragazzi provenienti dalle rotelle: servirà tempo, ma almeno si vede una volontà di fare qualcosa, progredire e non accontentarsi di vivacchiare.

Notizie confortanti sono arrivate anche dal pattinaggio artistico. Se Daniel Grassl e Charlene Guignard/Marco Fabbri non li scopriamo di certo oggi, l’aver qualificato ben due coppie per le finali del Grand Prix rappresenta un risultato storico e sensazionale, che neppure l’assenza dei russi può sminuire. La crescita esponenziale ed imperiosa di Sara Conti/Niccolò Macii fa addirittura sognare in vista del 2026, ma anche Rebecca Ghilardi/Filippo Ambrosini stanno progredendo bene un passettino per volta. Intrigante anche il percorso intrapreso da Nikolaj Memola, un talento importante da svezzare.

Il curling sta vivendo una vera e propria età dell’oro. L’apoteosi a cinque cerchi di Stefania Constantini ed Amos Mosaner ha aperto la strada. La sensazione è che lo scorso febbraio in Cina possa essere iniziato un ciclo, come testimonia la storica doppia semifinale raggiunta dagli uomini e dalle donne agli Europei svolti di recente in Svezia. Persino nell’hockey sul ghiaccio, dove è stato ingaggiato come ct il guru Mike Keenan, si sono poste le basi per fare quanto meno una figura decorosa nei Giochi di casa.

La FISG, nel complesso, sta lavorando bene: proseguendo su questa strada, si garantirà non solo tanti atleti da medaglia a Milano-Cortina 2026, ma anche per l’edizione successiva. La FISI rischia invece di dover fare all-in con campioni navigati ed ultratrentenni, ritrovandosi poi a dover ripartire da zero in vista del 2030. Un pericolo da esorcizzare, perché il tempo stringe.

Foto: Lapresse

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