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Vela, Ambrogio Beccaria 2° alla Route du Rhum: “Dicevano che eravamo matti, fatto qualcosa di storico”
Ambrogio Beccaria ha scritto una pagina di storia della vela italiana, dato che è stato in grado di centrare la piazza d’onore nella Route du Rhum 2022 a bordo della sua “Alla Grande – Pirelli”. Il nostro portacolori ha conquistato un risultato di grandissimo prestigio in questa gara così selettiva che percorre l’Oceano Atlantico. Il 31enne milanese ha raccontato le sue sensazioni nel corso della trasmissione “Sail2U” condotta da Stefano Vegliani sulla web-tv Sport2U, in collaborazione con OA Sport.
Ambrogio Beccaria, un secondo posto nella Class40 e una grande impresa.
“Ho ricevuto tantissimi messaggi di congratulazioni ed è stato bello, anche perché la vela non è uno sport molto popolare, ma in questi momenti ti rendi conto che c’è davvero un tifo da stadio”.
“Alla Grande Pirelli” è stata costruita in Italia, quindi un successo anche del “Made in Italy”?
“Penso sia una cosa incredibile perché questo è uno sport, se così si può dire, molto francese e quindi tutta la cultura tecnica e scientifica in cantiere è transalpina. Bisogna confrontarsi tutti i giorni con loro e non era mai successo che un italiano facesse secondo alla Route du Rhum e forse non ci credeva nessuno. Invece per me è stato importante essere convinti che potevamo fare bene per cui sono super-fiero del rischio corso. All’inizio tutti ci dicevano che eravamo matti”.
Che rapporto hai con i francesi?
“Io abito in Francia ormai da 4 anni e ho cercato di assorbire il più possibile la loro bellissima cultura oceanica. Ovviamente c’è rivalità ma non è che sono tristi perché un italiano ha centrato il secondo posto. Anzi, tanti mi hanno fatto i complimenti per questo risultato”.
Come sempre è difficile avvicinarsi a terra e gestire ogni situazione?
“Ancora di più alla Route du Rhum, perché arriviamo da nord e facciamo il giro dalla Guadalupa, quindi passi una decina di ore attaccati all’isola prima di arrivare ed è una cosa molto difficile anche per la testa ed è un po’ l’errore che si fa, ovvero pensare di essere già arrivati. Invece no, inizia la parte difficile proprio in quel momento perché si passa da una navigazione oceanica a una super-rischiosa dato che ci sono tanti pescherecci, boe, tanti effetti di punta, zone d’ombra. Senti gli odori, vedi le luci i colori e capisci che sei quasi arrivato”.
Ripercorriamo la tua gara, con il meteo che ha inciso in maniera pesante, partendo dai 2 giorni di ritardo al via.
“Probabilmente abbiamo incontrato un fronte tanto intenso come quello della partenza, che era un vecchio uragano depotenziato, ma che aveva prodotto onde da 8-10 metri. In quel caso c’è stata una concatenazione di tempistiche che si sommavano e rendevano impossibile l’uscita dalla Manica. In mezzo all’Oceano puoi gestire meglio la cose. Se conosci bene barca e situazione meteo punti verso nord, che è più ideale per la rotta, altrimenti cerchi il sud e controlli”.
Cosa cambieresti, con il senno di poi, della tua gara?
“Probabilmente un paio di cose. Incomincerei con il primo fronte che quando ho affrontato ero messo bene ma probabilmente ero troppo a nord. Si è fermato e ha iniziato a perdere intensità per cui non c’era vento. A quel punto dovevo andare più a sud. Il secondo, invece, cambierei un po’ la virata per andare a cercare il terzo fronte. In quel caso, dopo giorni difficili e danni assortiti, non ne avevo voglia, non mi sentivo a mio agio, temevo ulteriori guai. Se l’avessi cercato prima sarei stato attaccato alla vetta e avrei potuto pensare anche al successo”.
Quali sono i tuoi maggiori pregi?
“Direi che il mio punto forte c’entra più con il primo pezzo della regata. Quando è dura e si soffre la mia testa è tranquilla, io sono motivato, so cosa sto facendo e arrivo anche a ‘godere’ nei momenti più difficili. Li accetto senza fatica e riesco a mantenere un ritmo molto alto. Anche in questo caso, nonostante le rotture avute alla mia barca, che sono state davvero pesanti, non mi sono scomposto, ho scelto le vele giuste, ho guidato la barca più del previsto e tutto è filato liscio”.
A livello di barca, quali sono i tuoi pensieri?
“Abbiamo avuto pochissimo tempo per prepararla e ogni minuto lo abbiamo passato a renderla più affidabile possibile. Sapevamo che tutte le nostre chance passavano da li, senza pensare troppo alle performance. Ero consapevole che avrei sofferto di bolina, ma in mezzo all’Oceano le manovre in quelle condizioni non sono complicate, mentre se devi strambare nella tempesta, si rischia di rovinare l’intera regata. Mi sono accorto che devo imparare a fare un po’ di manovre da quel punto di vista”.
A questo punto, quali sono i tuoi progetti futuri?
“Ora farò un po’ di vacanza, poi si inizia con la stagione caraibica che non ho mai fatto e della quale sono molto curioso. Farò la RORC 600 ad Antigua, poi la DEFI Atlantique che scatterà il primo aprile. Con chi la farò? Non lo so ancora, vedrò se farlo in doppio o in equipaggio. Quindi tornerò in Francia con base a Lorient, penso anche ad apportare qualche modifica alla barca, puntando sulle performance con nuove soluzioni dato che il potenziale è enorme”.
Foto: Facebook Ambrogio Beccaria