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Australian Open 2023, forfait e infortuni flagellano lo Slam: non è un problema solo italiano…

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Una riflessione che viene spontanea. Siamo nel corso degli Australian Open, primo Slam del 2023, e ancor prima che delle prestazioni di giocatori e di giocatrici ci si trova a parlare di infortuni o di forfait. Un aspetto critico se si pensa alla frequenza degli episodi in questione. L’ultimo caso ha riguardato il campione del 2022 Rafael Nadal, sconfitto dall’americano Mackenzie McDonald al secondo turno e sofferente per un problema all’anca.

Quanto accaduto a Rafa può essere significativo fino a un certo punto dal momento che parliamo di un giocatore molto avanti nell’età agonistica e particolarmente soggetto a questi stop. Tuttavia, tutto assume un connotato diverso parlando delle rinunce della vigilia del n.1 del mondo, Carlos Alcaraz, dell’idolo di casa, Nick Kyrgios, del croato Marin Cilic e di due tenniste di livello come Paula Badosa e Ajla Tomljanovic, senza dimenticare ovviamente Naomi Osaka anche se in quel caso c’è anche qualcosa di molto personale in gioco (in dolce attesa).

Che cosa sta succedendo? È evidente che si parli di una criticità generale del circuito internazionale, dettata dai tantissimi impegni nel corso della stagione e dal poco tempo dedicato al recupero. In casa italiana, anche giustamente, si è parlato dei guai fisici di Matteo Berrettini, Jannik Sinner, Lorenzo Musetti e Lorenzo Sonego, ma questo non è un problema solo dei tennisti nostrani.

L’asticella si è alzata a dismisura, sul fronte atletico, anche perché i “mostri sacri” di questa specialità (Nadal, Novak Djokovic, Roger Federer) hanno innescato questo meccanismo per il livello di gioco raggiunto. Il tutto poi si fa più evidente nei Major, unici ad avere la caratteristica dei match al meglio dei cinque set e quindi molto esigenti sotto tutti i punti di vista. Ci si dovrà abituare a un numero crescente di stop e forfait? La tendenza sembra suggerire la risposta, ma appare chiaro che i programmi di ATP, WTA, ITF seguano altre logiche (economiche/mediatiche).

Foto: LaPresse

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