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Australian Open 2023: Matteo Berrettini eliminato da un Andy Murray in versione deluxe dopo quasi 5 ore

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Matteo Berrettini

Il miglior match di tutto il novero di primi turni degli Australian Open porta anche una grande amarezza al tennis italiano. Matteo Berrettini esce di scena contro Andy Murray, con lo scozzese che, in 4 ore e 49 minuti, prevale per 6-3 6-3 4-6 6-7(7) 7-6(6). Il numero 13 del seeding non usciva all’esordio in uno Slam da Melbourne 2019, quando fu Tsitsipas a eliminarlo in un altro sorteggio sfortunatissimo. Un altro, già: perché anche questo lo è. Il discorso legato a teste di serie o meno, infatti, con Murray non vale, considerando la sua immensa statura tennistica. Per lui ora uno tra Fabio Fognini e l’australiano Thanasi Kokkinakis.

Si parte subito con l’alto livello incorporato, e visti i protagonisti in campo nulla di diverso ci si può aspettare. Il problema è che il dritto di Berrettini non funziona, la palla corta neppure e arriva così in modo immediato il break a 30. Lo scozzese trema nel game successivo, che consente al romano il recupero da 40-0 a 40 pari, ma concretizza il 3-0. Fino al 4-2 succede poco, poi il numero 1 d’Italia ha due palle break, ma Murray, con schema servizio-dritto e ace, chiude la porta. Ed è ancora con un ace che, sul 5-3, l’ex numero 1 del mondo sigla il 6-3.

A inizio secondo parziale è tutto del nativo di Dunblane l’acceleratore: il rovescio si rivela responsabile della capacità di strappare la battuta a Berrettini in apertura. La versione è tra le migliori mai viste nel periodo che segue l’operazione all’anca, e in determinati momenti l’italiano può soltanto assistere. E, in qualche caso, sperare, come nel sesto gioco in cui un gran dritto lo porta sullo 0-30: di seguito, però, giunge qualche errore che lascia la situazione invariata. Anche nell’ottavo game Berrettini porta Murray ai vantaggi, ma nel nono ritorna l’instabilità del dritto: lo scozzese ne approfitta ed è di nuovo 6-3.

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Il terzo set comincia in piena lotta già dall’1-1, con il romano che lotta, ha una palla break, causa il game più lungo della partita, ma non gira l’inerzia. Ancor più tetro sembra il quarto game, con due grandi risposte di Murray che valgono altrettante palle break. Un gran dritto e una prima salvano Berrettini, che poi, da 30-15 Murray nel gioco successivo, sfodera un dritto d’autore, un passante di rovescio tagliato e una gran difesa per strappare, per la prima volta nel match, la battuta al suo avversario. Solo in un’occasione lo scozzese riesce ad avvicinarsi al recupero, sul 4-3 15-30, ma il romano rispolvera le sue armi: schema servizio-dritto e due ace. Per il resto non trema sostanzialmente più, ed accorcia le distanze con il 6-4.

L’azzurro sembra poter continuare sull’onda lunga anche nel quarto parziale, contando sia sul dritto che sul rovescio per lo 0-30, ma Murray recupera complice anche un pizzico di fortuna. Sebbene ci siano diversi game che arrivano a 15 o a 30, per nessuno dei due c’è più la possibilità di arrivare ai vantaggi in risposta. Il tutto si traduce in una sola parola: tie-break, intensissimo e incertissimo. Il primo minibreak è di Berrettini sul 2-2, subito restituito con un errore di dritto. Il romano può contare su un gran rendimento al servizio, poi trova anche il 5-4 con un punto tra i più belli del match. Subito dopo lo scozzese risponde miracolosamente e poi trova il gran passante del 5-5. Un ace provoca il primo set point, cancellato da un errore di rovescio. Il secondo giunge su una clamorosa difesa in formato passante di rovescio lungolinea a una mano intercettato da Murray, ma fuori, e se ne va con un rovescio lunghissimo. Il numero 1 d’Italia prende la rete per procurarsi il terzo, e stavolta il dritto diventa decisivo: si va ancora avanti.

Dopo tre game interlocutori, nel quarto Berrettini ha una chance non da poco sul 30-30, ma proprio quando sembra aver vinto il punto a rete Murray s’inventa una volée spalle alla rete che mostra come, all’approssimarsi delle quattro ore, lui ci sia ancora. I due, pur con una qualità di gioco che seguita a essere veramente alta e che appassiona in maniera sincera la Rod Laver Arena, non riescono quasi a toccarsi al servizio fino al 5-4. Qui Berrettini si trova sulla racchetta un match point, propiziato da una gran risposta di dritto. Murray gioca male la successiva palla corta, ma il rovescio del romano non arriva alla giusta destinazione: si continua ed è 5-5. Si giunge così al super tie-break, e la parte iniziale di fatto lo decide. A Matteo manca la prima, ad Andy entra parecchio, in un lampo è 5-0 per lo scozzese. Il doppio minibreak rimane, e sull’8-3 rischia di diventare 9-3 senza una difesa spettacolare dell’azzurro. Sull’8-5 l’ex numero 1 del mondo sbaglia un dritto a campo aperto sanguinoso ed apre una piccola porta al suo avversario, ma, sul match point, il nastro gli fa recuperare tutto con gli interessi.

In una partita decisa da pochi, pochissimi dettagli, è quello legato alla seconda di servizio di Murray a risaltare: con questa porta a casa il 67% dei punti (35/52). Per lui è la prima vittoria di tale livello in uno Slam dal 2017, e proprio là dove pareva ormai certa la sua fine agonistica. Solo quattro anni fa Murray pareva prossimo al ritiro. Ora mostra di essere ancora una volta un indomabile, e a farne le spese è l’uomo che, l’anno scorso, era riuscito ad arrivare fino alla semifinale.

Foto: LaPresse

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