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Australian Open, i precedenti di Matteo Berrettini. Andamento in crescita, c’è una semifinale da difendere
Manca sempre meno al primo torneo dello Slam della stagione. Il carrozzone del grande tennis sta fremendo per la nuova edizione dell’Australian Open; c’è una lunga lista di pretendenti nel continente oceanico, con un Carlos Alcaraz in meno ma un Novak Djokovic in più. Tra chi vuole guadagnarsi un posto al sole, anche il nostro Matteo Berrettini, apparso in buona forma durante la United Cup.
Per il romano sarà la sua sesta partecipazione al torneo australiano, in cui ha avuto un rendimento sempre in crescendo. Alquanto sfortunate le sue prime due partecipazioni nel 2018 e nel 2019, in cui si fermò al primo turno; nella prima occasione, da lucky loser, beccò un triplo 6-4 da Adrian Mannarino, mentre l’anno dopo fu Stefanos Tsitsipas ad avere la meglio: a Matteo non bastò il successo nella prima frazione subendo poi la rimonta dell’ellenico, che in quell’occasione si spinse fino alla semifinale.
Per la prima vittoria sul cemento di Melbourne si è dovuto dunque aspettare il 2020, subito dopo la sua esplosione al precedente US Open. Il cammino di Berrettini iniziò bene concedendo soltanto sette giochi alla wild card Andrew Harris, ma si fece sorprendere due giorni dopo dallo statunitense Tennys Sandgren (poi arrivato ai quarti), andando vicino a una clamorosa rimonta dopo essere stato sotto due set a zero. La prima occasione per fare strada si è presentata nel 2021, con un anno in più di esperienza da top 10: bene nell’insidioso debutto con Kevin Anderson, superato Tomas Machac e vincitore di una durissima battaglia con Karen Khachanov, in cui ha avuto la meglio con tre tie-break. In quella partita però si procurò un piccolo strappo addominale che lo costrinse a dare forfait agli ottavi contro Tsitsipas.
Per entrare finalmente nella seconda settimana si è dovuto aspettare fino allo scorso anno. L’azzurro arrivò all’appuntamento non proprio in condizione, ancora alla ricerca della forma migliore dopo l’infortunio patito alle ATP Finals, e infatti fece molta fatica soprattutto nei primi turni. Un set lasciato sia a Brandon Nakashima che a Stefan Kozlov, mentre al terzo turno andò in onda una sfida appassionante con il futuro numero 1 Alcaraz, vinta dopo un grande super tie-break al quinto set. Un successo che gli diede slancio sia per mandare ko Pablo Carreno Busta che Gael Monfils, che quasi la rimetteva in piedi con il suo atteggiamento istrionico, ma non bastò per superare Rafa Nadal in una partita che, a distanza di un anno, lascia ancora un minimo di rammarico. Un risultato importante da difendere, anche in virtù dell’ambizione di Matteo di riprendersi un posto in top 10. Il gioco e l’atletismo visto in United Cup lascia però ben sperare.
Foto: LaPresse