Ciclismo
Ciclismo, i giovani in cui l’Italia spera per un salto di qualità nel 2023
Nonostante il 2022 sia stato un anno in cui il movimento del ciclismo italiano ha centrato tante soddisfazioni, tra pista, strada al femminile ed una piccola rinascita nella mountain bike, il settore che continua a dare i segnali più preoccupanti è quello che per anni, decenni, è stato il vero e proprio motore delle due ruote in Italia. Stiamo parlando ovviamente del ciclismo su strada maschile, fiore all’occhiello dello sport italiano in tempi ormai lontani, disciplina che produceva campioni e che accendeva i cuori delle folle, ed ora invece fermo ad annaspare in una mediocrità da cui si fa fatica ad uscire.
Sia chiaro, l’Italia in qualche modo rimane uno dei paesi di riferimento per il ciclismo, vuoi per le tante corse di primaria importanza che qui vengono ospitate, vuoi perché comunque la quantità di corridori azzurri in ogni corsa è talmente alta che quasi naturalmente arrivano anche le vittorie. Quel che manca è evidentemente la qualità al massimo livello: nel 2022 neanche un italiano in top10 nelle cinque Classiche Monumento, neanche una tappa vinta al Tour o alla Vuelta e pochissimi piazzamenti di rilievo anche nelle corse un gradino sotto. Il punto più alto è stato indubbiamente toccato con le cinque vittorie al Giro d’Italia, ma per il resto si è visto molto poco.
Bisogna dunque sperare che già dal prossimo anno qualcosa riprenda a muoversi, nel primo anno post-Vincenzo Nibali. Filippo Ganna è destinato probabilmente a rimanere il faro del ciclismo italiano anche su strada, ma alle sue spalle c’è una generazione di corridori da cui appare lecito aspettarsi un salto di qualità.
Partiamo in questa carrellata dal Campione Italiano, Filippo Zana. Il 23enne di Thiene inizierà nel 2023 la sua avventura nel World Tour con il Team Jayco AlUla, (ex-BikeExchange) che ha deciso di puntarci dopo una stagione incoraggiante. Il picco è stato raggiunto nel mese di giugno, con la vittoria nella generale della Adriatica-Ionica Race e poi con il capolavoro al Campionato Italiano di Alberobello. Le qualità da “all-arounder”, corridore forte un po’ su tutti i terreni, sono evidenti, ma da lui ci si aspetta certamente qualcosa in più in termini di continuità. L’età è ancora dalla sua ed il passaggio ad una squadra World Tour può fargli bene. Sarebbe bello vederlo lottare per qualche corsa di un giorno ed in diverse tappe nei Grandi e piccoli giri.
Ancor più giovane di lui, e forse anche più promettente è Andrea Piccolo. Il 21enne lombardo ha impressionato al ritorno alle corse nella scorsa stagione. Lui, rimasto bloccato per mesi a causa dello stop forzato della Gazprom-RusVelo, è tornato subito con un quarto posto al Campionato Italiano. Nella parte di stagione che rimaneva, in maglia EF, Piccolo ha centrato risultati importanti: il terzo posto alla Coppa Agostoni, la top10 raggiunta alla Coppa Sabatini e quella solo sfiorata al Giro di Lombardia. L’impressione è che già dal 2023, vivendo una stagione “normale”, possano arrivare soddisfazioni importanti.
Un coetaneo di Piccolo atteso al salto di qualità è senza dubbio Antonio Tiberi. Anche lui 2001, anche lui con premesse importanti dalle categorie giovanili. Anzi, probabilmente anche più importanti, dato il Campionato del Mondo juniores a cronometro vinto nel 2019. Passato giovanissimo nel World Tour, ad un team importante come la Trek Segafredo, Tiberi ha fatto fatica ad ambientarsi e trovare il suo ruolo in gruppo. Lo scorso anno si è iniziato a vedere qualche piccolo bagliore del talento che avevamo visto brillare tra gli juniores, ma è ancora lontano dal suo massimo potenziale. Anche per lui l’obiettivo sembra poter essere quello di trovare fiducia tramite qualche risultato importante, sia in linea che contro il tempo.
Un altro talento che ha fatto sinora molta fatica a sbocciare e che potrebbe trovare sfogo nel 2023 è quello di Giovanni Aleotti. Il suo 2019 aveva lasciato intravedere sprazzi di un corridore in grado di competere in salita con i migliori, chiudendo al secondo posto il Tour de l’Avenir, da sempre banco di prova importantissimo per tutti i giovani scalatori. Col tempo si è capito che quell’anno di grandi scalatori ce n’erano pochi in gruppo (vinse Tobias Foss, terzo fu Ilan Van Wilder), ma di certo la dimensione di Aleotti, soprattutto in una squadra importante come la BORA, non può essere solo quella di corridore competitivo in corse come il Sibiu Cycling Tour, vinto due volte in due anni.
Il meno giovane di questa lista e forse di conseguenza quello da cui è lecito aspettarsi qualcosa in più è Samuele Battistella. Il Campione del Mondo U23 del 2019 ha raggiunto i 24 anni ed il prossimo sarà il suo quarto anno nel World Tour. Durante la scorsa stagione l’abbiamo visto protagonista sul palcoscenico importante della Vuelta, ma l’abbiamo visto anche faticare enormemente nelle classiche autunnali ed in altre corse a tappe minori. Per un talento come lui, solido in salita, forte sul passo e dotato di buono spunto, sembra assurdo che il totale delle vittorie ammonti ancora solo ad 1 (Veneto Classic 2021). Trovare continuità, magari già nella parte iniziale della stagione, potrebbe sbloccarlo definitivamente, ed a quel punto l’Italia potrebbe aver ritrovato un corridore su cui puntare in tanti contesti differenti.
Sul fronte scalatori o comunque uomini da generale, l’Italia può guardare con fiducia in casa Eolo-Kometa. La squadra di Alberto Contador e Ivan Basso ha infatti nel proprio roster Davide Piganzoli ed Alessandro Fancellu. I due, rispettivamente quinto e sesto allo scorso Tour de l’Avenir, hanno avuto percorsi molto diversi, ma si presentano al 2024 con ambizioni di crescita. Piganzoli è un 2002 con buone doti a cronometro che sta vivendo una crescita graduale ed organica. Fancellu è stato invece un talento molto precoce che si sta riaffacciando sui livelli visti in passato dopo un paio di stagioni molto difficili. Non bisogna certo aspettarsi fuoco e fiamme già nella prossima stagione ma il materiale per crescere sembra esserci.
Chiudiamo questa lunga carrellata con tre nomi che, per motivi diversi, sembrano essere su un cammino che li porterà inevitabilmente a crescere e diventare punti di riferimento per il ciclismo azzurro. Il primo è Filippo Baroncini: Campione del Mondo U23 nel 2021, ha bisogno solo di stare lontano dagli infortuni per mettere in mostra il suo enorme talento. Il motore è di quelli importanti e probabilmente ne vedremo prove già quest’anno. Poi c’è Jonathan Milan, piacevolissima sorpresa del finale della scorsa stagione. La sua CRO Race (arrivata dopo un Giro di Polonia ed un Deutschland Tour già corsi da protagonista) ha fatto brillare gli occhi a tutti gli appassionati. Due vittore ed un secondo posto, capacità di spingere sugli strappi brevi per quanto duri ed un’esplosività fuori dal normale. Milan non è solo un favoloso pistard, e la Bahrain Victorious ha tra le mani un potenziale gioiello. Sempre in Bahrain ha trovato casa Edoardo Zambanini. Per il classe 2001 la Vuelta dello scorso anno (chiusa come migliore italiano in classifica, 36°) è stata già prova di grande maturità. Efficace su tanti terreni diversi, potrebbe salire di un ulteriore gradino il prossimo anno.
Foto: Photo LiveMedia/Silvia Colombo