Combinata nordica

La combinata nordica può essere salvata? Forse sì, se si pensa fuori da questi schemi, come accaduto a Klingenthal

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Partiamo da un presupposto pragmatico e realista. La combinata nordica può essere definita una disciplina “dimenticata da Dio”, poiché sta attraversando la fase più difficile della sua storia ultrasecolare. D’altronde le nazioni competitive sono sempre meno, l’esposizione mediatica è bassa e l’appetibilità per gli sponsor minima. Non a caso, esiste la concreta possibilità che possa essere esclusa dal programma dei Giochi olimpici del 2030.

L’uscita dalla famiglia a Cinque cerchi certificherebbe il definitivo declino di uno sport nobile e affascinante. Cionondimeno, come si suole dire, “finché c’è vita c’è speranza”. Questo è il motivo per cui si vuole effettuare la presente riflessione. Come leggere quanto accaduto nel weekend a Klingenthal? Sabato il maltempo ha reso impossibile utilizzare il trampolino, dunque si è deciso di “ribaltare” la prima delle due gare in programma in Sassonia, tramutandola da gundersen in mass start, rinviando alla domenica il segmento di salto, giocoforza messo a seguire la parte sugli sci stretti.

Decisione sacrosanta, perché se si deve lottare per sopravvivere, ogni mezzo è lecito. In questo modo si è denotata la volontà di disputare ambedue le competizioni previste nel fine settimana. Fermo restando che la mass start non è un format spendibile, sia in virtù dello scarso spettacolo offerto, sia per la sua iniquità agonistica (avvantaggia oltremodo chi ha spiccata propensione al salto), è lodevole aver deciso di battere un sentiero alternativo rispetto alle abitudini per “salvare la pelle”. Al riguardo sorge però spontaneo un pensiero.

Combinata nordica, mass start nel programma dei Mondiali 2025? Se questo è il format del futuro, l’estinzione è meritata

Come interpretare il differente atteggiamento del management in relazione ai due sessi? Perché a Otepää, non più tardi di due settimane fa, la prima gara femminile è stata cancellata senza neppure tentare un salto mortale per imbastire un recupero di fortuna, come avvenuto nei maschi a Klingenthal? I presupposti per provarci c’erano tutti anche in Estonia, ma in quel caso si è optato per liquidare le ragazze con un “Es ist nich möglich”, ovvero “non si può”.

La lettura negativa è che alla Fis, al di là delle parole, della combinata nordica femminile interessi ben poco. La missione della piena parità sessuale è in realtà uno specchietto per le allodole per cercare di rabbonire il Cio ed evitare la cacciata dal Club olimpico? Se così fosse, la dinamica sarebbe alquanto triste e inquietante. La lettura positiva, invece, è che si sia imparato dall’errore di Otepää e ci sia stato un ragionamento, appunto, pragmatico per mettere in piedi due gare.

In tempi cupi è doveroso tenere viva una fiammella di speranza. Dunque si vuole credere che si sia agito assimilando l’occasione persa in terra estone. Se così fosse, da qui si potrebbe partire per salvare la combinata nordica. Significherebbe che un barlume di raziocinio esiste ancora, nonostante tutte le imbarcate prese nell’ultimo decennio abbondante. Se pensare fuori dagli schemi che hanno condotto allo sfacelo attuale è possibile, allora si continui a farlo.

Le proposte per riformare la disciplina da parte di chi scrive e Massimiliano Ambesi sono risapute da anni. Non bisogna necessariamente applicarle, ma quantomeno prenderle in considerazione per provare a salvare una nave prossima all’affondamento. Questo sport fornisce opportunità pressoché infinite di strutturare i format in maniera differente grazie alle alchimie algebriche. Non è troppo tardi per renderlo più sensato e appetibile, in maniera tale da garantirgli un futuro anche dopo Milano-Cortina 2026.

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Foto: La Presse

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