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Ciclismo
Danilo Di Luca: “A Ciccone manca una cosa. Pogacar meglio di Evenepoel. Il mercato gravel si è stabilizzato”
Danilo Di Luca, 46enne abruzzese di Spoltore, è stato uno dei più grandi talenti italiani del post-Pantani. Soprannominato il “Killer di Spoltore”, Di Luca nel suo palmarès vanta una Freccia Vallone, un’Amstel Gold Race, una Liegi-Bastogne-Liegi, un Giro di Lombardia, un Giro d’Italia.
Come procede l’attività della tua azienda? Il settore gravel tira sempre di più?
“Non male. Nel 2022 è andata bene, sto crescendo e sono felice. Sto facendo un nuovo progetto tutto elettrico e quindi e-bike da strada ma anche city e-bike. Il settore gravel ha avuto una grande impennata, ma adesso si sta un po’ stabilizzando. La bici da strada rimane la bici da strada”.
Se dovessi proporlo ad un cliente, qual é il fiore all’occhiello della tua impresa come bici?
“La Gran Sasso, oltre ad essere la mia top di gamma è tutta Made in Italy. È un telaio in carbonio non facile da realizzare. La particolarità di quest’ultimo è la doppia fasciatura sia all’interno che all’esterno e si può fare su misura. È un prodotto di altissima qualità e tecnologia”.
Davide Rebellin è stato uno dei tuoi rivali storici. Qual era il tuo rapporto con lui?
“Davide è stato uno dei miei avversari più leali e sinceri. La notizia della sua scomparsa mi ha davvero lasciato senza parole. Era una bravissima persona”.
Come si può cercare di mettere un freno alle continue tragedie che vedono coinvolti i ciclisti per strada?
“Ho sentito come sempre tante cose. È questione però di cultura che nasce da tempo. Da qualche parte dobbiamo cominciare altrimenti le cose non cambieranno mai”.
Com’è cambiato oggi il ciclismo?
“È cambiato tantissimo, sembra quasi un altro sport. Il ciclismo dall’esterno è uguale, ma all’interno sono cambiate tante cose, dai ritiri al modo di correre. Del resto le epoche fanno sì che le cose cambino”.
Parlando invece di camera iperbarica, le regole non sono uguali nei diversi paesi: in Italia è considerata dopante e quindi illegale, in altri Paesi all’estero invece viene usata. Qual è il tuo pensiero a riguardo?
“È un tema che c’era già quando ero professionista io. Penso che le regole debbano essere uguali per tutti”.
Cosa manca a Giulio Ciccone per poter centrare un podio in un Grande Giro? Si sono create secondo te aspettative eccessive nei suoi confronti?
“Ciccone deve ancora fare un Grande Giro ad alto livello. Gli manca un po’ di costanza ma penso che i prossimi anni per lui possano essere determinanti, arriverà con più esperienza e consapevolezza e quindi può provare a centrare una top5 in un Grande Giro. Ciccone ha fatto vedere qualche anno fa delle belle cose e in Italia non c’è molta concorrenza, quindi è giusto aver dato a lui una buona visibilità”.
Che idea ti sei fatto su Evenepoel? E Pogacar? Chi dei due secondo te è più forte?
“Evenepoel è un fenomeno. Quando vince è nettamente più forte degli altri, aver vinto così tanto a soli 22 anni è qualcosa di diverso rispetto a quando correvo io. Bisognerà vedere per quanti anni riuscirà a stare a questo livello. Pogacar è ancora più fenomeno di Evenepoel. Spero possa avere una carriera lunga anche se ha già fatto la storia dello sport della sua epoca”.
Che voto dai al ciclismo italiano nel 2022 e cosa ti aspetti nel 2023?
“Il ciclismo italiano fa fatica a raggiungere la sufficienza da un po’ di anni. Facciamo fatica ad avere uno o più corridori competitivi a livello mondiale. Per tornare ad avere corridori italiani forti come nella mia epoca bisognerà aspettare un po’. Da quest’anno mi aspetto che ci possa essere qualche giovane in grado di mettersi in mostra e che il ciclismo italiano possa disputare una bella stagione”.