Editoriali

Jannik Sinner è un grande giocatore: cosa gli manca per diventare grandissimo e vincere?

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Andiamo ad analizzare i temi principali relativi alla sconfitta patita da Jannik Sinner per mano di Stefanos Tsitsipas dopo 4 ore di gioco agli ottavi di finale degli Australian Open 2023.

LA SCONFITTA AL 5° SET: UN DÉJÀ VU RICORRENTE 

Negli ultimi tre tornei dello Slam disputati, l’azzurro si è sempre arreso al 5° set: prima con Novak Djokovic a Wimbledon (dopo essersi trovato in vantaggio 2-0), poi con Carlos Alcaraz agli US Open (mancando un match-point), infine con Stefanos Tsitsipas agli Australian Open (dopo aver rimontato da 0-2). Dunque modalità diverse, ma stesso esito. L’altoatesino se la gioca alla pari contro i migliori al mondo (e va detto che raramente la sorte è benevola nei suoi confronti, con tabelloni che lo vedono opposto quasi sempre ai più quotati in assoluto, se pensiamo che Djokovic ed Alcaraz poi vinsero il titolo dopo aver eliminato l’italiano), tuttavia non riesce a batterli. Non possiamo parlare di sfortuna o coincidenza: oggettivamente manca ancora qualcosina. Il classico centesimo per fare l’euro, ciò che rende un grande giocatore un fuoriclasse.

I MIGLIORAMENTI SONO INNEGABILI 

Nel gennaio 2022 Jannik Sinner decise di rivoluzionare la propria carriera interrompendo la collaborazione con il tecnico di allora Riccardo Piatti, per affidarsi alle mani di Simone Vagnozzi, affiancato in seguito dal ‘super coach’ Darren Cahill. La goccia che fece traboccare il vaso fu proprio la nettissima sconfitta patita per mano di Stefanos Tsitsipas ai quarti degli Australian Open, quando l’azzurro si sentì quasi impotente e si accorse di non avere le armi per girare l’inerzia di un match a senso unico.

Il classe 2001 decise così di esplorare nuovi territori ed oggi, ad un anno di distanza, ha ottenuto la risposta che voleva: la direzione intrapresa è quella giusta. È vero che ha perso nuovamente al cospetto dell’ellenico, tuttavia questa volta dopo aver accarezzato sino in fondo la possibilità di poter vincere. Il servizio è cresciuto (ma…), le variazioni sono un’arma che utilizza con buona disinvoltura ed anche a rete, seppur ancora non completamente a proprio agio, è diventato molto più sciolto e meno impacciato.

Negli ultimi tre Slam (ma probabilmente lo avrebbe fatto già al Roland Garros 2022, se non fosse stato limitato da un infortunio che lo costrinse al ritiro agli ottavi contro il russo Andrey Rublev) Sinner ha dimostrato di poter raggiungere picchi altissimi di tennis, di sicuro da top8, ma probabilmente anche da top5. La classifica attuale (virtualmente n.16 del ranking ATP) non gli rende completamente giustizia, ma è condizionata dagli infortuni, dai punti non assegnati a Wimbledon e, soprattutto, dal rendimento poco performante nei Masters1000, come vedremo in seguito.

COSA MANCA ALLORA A JANNIK SINNER PER VINCERE?

  1. La continuità – Non è un caso che l’azzurro esprima il proprio massimo al cospetto di avversari superiori sulla carta, mentre tende ad adattarsi verso il basso quando affronta giocatori inferiori per talento e classifica. Anche all’interno della stessa partita vive diversi alti e bassi, come testimoniato anche oggi contro Tsitsipas. Quando ha giocato al proprio massimo, il greco è stato dominato da fondocampo. Come ha mollato leggermente la presa, sono arrivati i problemi nel quinto set. Serve lavorare sulla concentrazione, evitando cali e passaggi a vuoto.
  2. L’approccio alla partita – Sinner sovente impiega diverso tempo prima di entrare veramente in partita ed esprimere il 100% del suo gioco. Oggi è andato sotto 0-2 con Tsitsipas, così come era accaduto ai sedicesimi contro l’ungherese Marton Fucsovics. Ed anche agli US Open 2022, contro Carlos Alcaraz, perse il primo set e fu ad un passo dal cedere anche il secondo. Quella con Djokovic a Wimbledon fu una eccezione. Perché l’italiano impiega spesso così tanto a carburare? Forse non riesce a gestire nel migliore dei modi la tensione iniziale, per poi scrollarsela di dosso gradualmente? Ha bisogno di svariati game per studiare l’avversario e carpirne i punti deboli?
  3. Mancanza di cinismo nei punti decisivi – Il 21enne nativo di San Candido dà la sensazione di raggiungere l’apice nelle situazioni difficili, se non disperate, ovvero quando si trova a dover rincorrere l’avversario nel punteggio. La miglior versione di Sinner l’abbiamo ammirata spesso quando si è ritrovato spalle al muro. Nei punti decisivi, ovvero quelli che possono determinare l’esito di un set, se non di un’intera partita, tende invece a fare più fatica. Quando vede lo striscione del traguardo avvicinarsi e la concreta occasione di alzare le braccia, ecco subentrare un minimo di tentennamento che, a questi livelli, fa tutta la differenza del mondo.
    I numeri non mentono: Sinner ha capitalizzato appena il 15% delle palle break avute a disposizione contro Tsitsipas (4/26) contro il 45% dell’ellenico (5/11). Ciò significa non solo l’italiano ha fatto fatica a strappare la battuta all’avversario, ma anche a salvarsi quando si è ritrovato sotto nel punteggio sul proprio turno di servizio.
    Talvolta anche un minimo calo di concentrazione può rivelarsi letale. Pensiamo al comodo smash incredibilmente sbagliato nel primo punto del quinto set. Al di là di un potenziale 0-15 sfumato, la sensazione è che quell’episodio abbia persino mutato l’inerzia generale del match, perché ha rinvigorito Tsitsipas e insinuato qualche tarlo nella testa dell’azzurro, andando ad inceppare un meccanismo che stava rasentando la perfezione. Le partite sono fatte di episodi, a questi livelli anche un punto può fare la differenza. Come quello sull’1-1, 30-30 e Tsitsipas in battuta, quando Sinner ha messo in rete un rovescio dopo una seconda di servizio tutt’altro che irresistibile. Ecco, quello è proprio un esempio di mancanza di cinismo, di una feroce volontà di infliggere il colpo di grazia all’avversario. Riassumendo: Sinner dà spettacolo e si esalta nella bagarre, soprattutto quando deve rimontare; nel momento di chiudere una partita o dare la spallata definitiva, allora affiora qualche problema. Lo si evince dall’eccessivo attendismo con cui ha giocato in talune situazioni con palla break a favore, senza spingere come è capace. L’esperienza, in questo senso, diventerà un’alleata preziosa in futuro.
  4. Bene il servizio, ma non è ancora un salvagente – I passi da gigante compiuti con questo fondamentale sono innegabili. Eppure la battuta di Sinner non può ancora considerarsi veramente un punto di forza o un baluardo a cui aggrapparsi nel mare in tempesta. Sia nel primo sia nel secondo set ha perso il servizio per due volte: troppo a questi livelli per poter pensare di vincere. Inoltre pensiamo a Tsitsipas: nel momento di grande difficoltà, il greco si è aggrappato e salvato proprio grazie al servizio, avendo messo in campo una irreale percentuale del 92% di prime palle (24/26) nel 5° set. Sinner, al contrario, quando perde fiducia, tende a smarrire proprio un fondamentale che talvolta viene ancora a mancare, come accaduto nel quarto e nel sesto game del parziale conclusivo, quando in entrambi i casi si è ritrovato sotto 0-40. C’è da lavorare ancora molto per raggiungere, o almeno provare ad avvicinare, l’efficienza dell’ellenico con questo colpo.

PROSPETTIVE 

Guardando il bicchiere mezzo pieno, viene da pensare che giocando sempre così e migliorando nella continuità di rendimento, prima o poi, Sinner possa vincere non solo contro i big al 5° set, ma anche tornei importanti. Dovrà fare tesoro di queste sconfitte, accettandole come delle dolorose lezioni per diventare ancora più forte e farsi trovare pronto in futuro. Il rendimento fisico agli Australian Open lascia inoltre ben sperare: l’altoatesino ha potuto effettuare finalmente una preparazione invernale senza intoppi ed ha retto senza problemi due partite consecutive da cinque set. Gli infortuni sono stati il suo tallone d’Achille nel passato recente: se riuscirà a contenerli o, ancora meglio, a debellarli del tutto, allora le prospettive potrebbero mutare già nel breve periodo. A Sinner arrivare per sei volte di fila agli ottavi negli Slam non può bastare. Per andare oltre servirà però migliorare la classifica, evitando così i migliori sin dal 4° turno come accaduto a Melbourne. E per salire nel ranking occorrerà macinare tanti punti nei Masters1000, tornei dove solo raramente Sinner si è distinto in exploit di rilievo in passato. Sin qui infatti l’azzurro si è rivelato più un giocatore da Slam, perché predilige le partite con 3 set su 5 e, soprattutto, gradisce il giorno di riposo tra un turno e l’altro. Nei Masters1000, soprattutto se non sei tra i primi 8 del ranking, per arrivare a vincere il torneo sei costretto a giocare quattro partite di altissimo livello in quattro giorni consecutivi, con un dispendio di energie importante e tempi di recupero ridotti o inesistenti. Sinner dovrà dimostrare di poter reggere fisicamente anche questo genere di impegni. Insomma, il cantiere resta aperto, ma la costruzione del palazzo procede inesorabile, forte di fondamenta solide. Arriverà il tempo, presto o tardi, in cui l’ora della semina lascerà spazio a quella del raccolto.

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Foto: Lapresse

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