Short Track
Short track, Chiara Simionato sul caso Fontana: “Le sue pretese incidono sulla squadra, si pensi al gruppo e non al singolo”
La squadra viene prima di tutto. Sono ore molto tese e convulse quelle che si stanno vivendo nel contesto della Federazione Italiana Sport del Ghiaccio per la dura presa di posizione di Arianna Fontana. La campionessa nostrana, riferimento assoluto non solo dello short track, ha manifestato un grande disagio nella gestione dei rapporto sia con la Federazione che con i compagni di squadra, ammettendo attraverso un lungo messaggio sui social di considerare l’idea di gareggiare per un’altra nazione in vista delle prossime Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina.
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Una decisione clamorosa che ha avuto non poche ripercussioni nell’ambiente italiano, considerate soprattutto le pretese economiche che Fontana voleva per competere con i colori dell’Italia nei Giochi in casa, prevista nel 2026. La risposta del presidente della FISG, Andrea Gios non si è fatta attendere. Reazioni diverse nell’ambiente, come quella del presidente del CONI, Giovanni Malagò, e dell’ex atleta e attuale tecnico della Nazionale di speed skating, Matteo Anesi. A esporsi è stato altresì il ministro dello Sport, Andrea Abodi, con un messaggio di speranza.
Un vero e proprio caso e a dire la sua ai microfoni di OA Sport è stata anche un’atleta che in passato è riuscita a farsi largo nella propria carriera in una pratica molto difficile come lo speed skating. Il riferimento è a Chiara Simionato, grande specialista della velocità (500-1000 metri), capace di vincere il bronzo nei Mondiali sprint del 2006 a Heerenvenn (Paesi Bassi), nonché due Coppe del Mondo di specialità negli amati 1000 metri.
Chiara, anzitutto, come valuta questa situazione e che idea si è fatta dell’accaduto?
“Conosco l’ambiente, anche se non sono direttamente legata come quando gareggiavo. Nessun può mettere in discussione quanto ha saputo fare Arianna (Fontana, ndr.) nella sua carriera, un campionessa assoluta. Tuttavia, non condivido il fatto che siano state avanzate delle pretese che poi possano ricadere negativamente su tutta la squadra“.
Ci può spiegare meglio questo concetto?
“Le qualità di Fontana sono chiare a tutti, come detto, ma per quanto mi riguarda è necessario in primis pensare alla costruzione di una compagine in funzione di quello che accadrà in futuro. Sappiamo quali sono le difficoltà in Italia sotto tutti i punti di vista e non si possono anteporre gli interessi di pochi a discapito della collettività. Lei ha deciso, in tutta autonomia, di allenarsi altrove, supportata da suo marito, ma fa male prendere atto di questa cosa e della possibilità che possa competere con un’altra bandiera“.
Un clima divisivo poi che può incidere anche sulla serenità della squadra?
“Indubbiamente, possiamo immaginare i giovani che si trovano al centro di quest’autentica tempesta. Già si parte con delle criticità legate a un bacino di iscritti non così vasto, se poi arriva anche questo la strada si fa più in salita“.
A questo punto, quindi, è meglio prendere strade diverse per la serenità del gruppo?
“Fa male dirlo, ma se le cose stanno così…Io non so se le accuse che Fontana muove nei confronti dei compagni di squadra o della Federazione siano vere al 100%, però ripeto io penso che il gruppo abbia nel suo essere priorità“.
Pensa che il marito, Anthony Lobello (coach), stia condizionando l’agire della campionessa?
“Non posso saperlo e non mi permetto di pronunciarmi in merito“.
Un gruppo che deve pensare alla costruzione, come detto, di un percorso olimpico. Lei cosa si sente di dire su questo, soprattutto rivolgendosi ai giovani sulla base della sua esperienza?
“Nello speed skating ho seguito i risultati di Serena Pergher, che si sta cimentando sulle mie stesse distanze, e sarebbe anche ora che qualcuno migliorasse i miei primati. Ai giovani posso dire di avere un approccio al lavoro, soprattutto quando si arriva ai 20 anni, senza pretendere di avere tutto e subito. La storia di David Bosa, da questo punto di vista, è un esempio lampante. Mi auguro che si comprenda questo concetto perché troppe volte ho visto atleti arrivare appunto alla soglia dell’età citata e non perseguire nel percorso come si sarebbe dovuto“.
Foto: Olycom LaPresse