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Basket, giovani italiani con il contagocce (e quasi sempre riserve) in Serie A. Preoccupa il futuro della Nazionale
Archiviato il doppio impegno dell’Italbasket nelle Qualificazioni ai Mondiali 2023 (successo interno contro l’Ucraina e soprattutto fuori casa contro la Spagna), è tempo di tornare a dedicarsi al Campionato che ritorna in campo nel prossimo fine settimana. Rimane però di estrema attualità un tema collegato alla Nazionale maggiore: lo scarso utilizzo dei giovani italiani in Serie A. Nonostante ci siano sicuramente dei prospetti di tutto interesse c’è ancora poca fiducia da parte degli allenatori nel concedere più minuti ai ragazzi tricolore per fare esperienza e tornare sicuramente utili alla causa azzurra, con poche alternative in diversi ruoli.
Il reparto che preoccupa maggiormente è senza dubbio quello dei lunghi (posizione’4’ e ‘5’, per intenderci). Dietro i ‘titolari’ Amedeo Tessitori e Paul Biligha, l’unico nome che attualmente sta emergendo tra i giovani centri azzurri è quello di Guglielmo Caruso. Il nativo di Napoli viaggia a 16.8 minuti e 8.9 punti di media con l’Openjobmetis Varese, con il giovane classe 2000 che ha però tirato fuori una prestazione a dir poco perfetta con la Nazionale nella splendida vittoria contro la Spagna di ieri sera (19 punti e 7 rimbalzi). Caruso si sta comportando bene anche in Campionato, ma dopo di lui gli altri centri italiani vengono utilizzati davvero poco in Serie A: basti pensare che Leonardo Totè a Pesaro gioca meno di 16 minuti a partita, con 6.6 punti di media. Spostando il discorso invece sulle ali grandi ‘pure’ (che possono quindi ricoprire anche il ruolo da ‘5’), la sostanza non cambia di tanto. A Reggio Emilia ‘Momo’ Diouf non rimane in campo per più di tredici minuti, con una produzione di 4.9 punti di media, mentre a Brindisi Andrea Mezzanotte si ritaglia qualche spezzone di partita (16.6 minuti) al pari di Nicola Akele alla Germani Brescia (15.1 minuti) – entrambi hanno collezionato qualche presenza in Nazionale, con l’ex Treviso che ha vissuto il suo unico exploit personale nella vittoria al Forum di Assago contro l’Olanda nel novembre 2021 con 18 punti. All’Olimpia Milano Davide Alviti è spesso chiuso dall’abbondanza di giocatori di alto livello in quel ruolo, con 7.8 minuti e 1.3 punti in Serie A: nelle squadre di vertice risulta quindi complicato per i giovani azzurri.
Un altro ruolo dove al momento la situazione dei giovani italiani non è sicuramente delle migliori, in prospettiva futura, è quello della guardia (la posizione numero ‘2’). Nelle squadre di vertice in Serie A l’unico che ha un minutaggio forse accettabile è Leonardo Candi alla Bertram Tortona: il giovane bolognese sfiora i venti minuti a partita (18.7), con 6.8 punti di media. Prova a ritagliarsi maggiore spazio alla Carpegna Prosciutto Pesaro Riccardo Visconti, che ha esordito in Nazionale contro l’Ucraina pochi giorni fa (7 punti per lui): il torinese ex Brindisi rimane però in campo solo 13.7 minuti a partita, con 5.5 punti segnati. Rientrato in Italia dopo l’esperienza poco fortunata al Manresa (Spagna), Giordano Bortolani prova ad emergere alla Tezenis Verona dove gioca 16.5 minuti sfiorando la doppia cifra nei punti segnati (9.1). Il suo minutaggio è simile a quello di Davide Casarin, figlio del Presidente dell’Umana Reyer Venezia Federico: 18.1 minuti per il giocatore veneto, che si è tolto la soddisfazione di debuttare in Nazionale ieri sera contro la Spagna chiudendo con 10 punti messi a referto.
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L’unica forse nota positiva per i giovani italiani arriva dai playmaker, dove la Nazionale è sicuramente in buone mani per gli anni a seguire. Marco Spissu gioca diversi minuti nel club con l’Umana Reyer Venezia, godendo al contempo della fiducia del CT Gianmarco Pozzecco in Nazionale. Da diverse stagioni un altro protagonista è senz’altro Alessandro Pajola, che alla Virtus Bologna risponde sempre presente quando viene chiamato in causa. Sta crescendo, soprattutto in Serie A, anche l’utilizzo di Nico Mannion (22.1 minuti e 10.1 punti di media): il Red Mamba trova spazio anche in maglia azzurra, sfoderando prestazioni degne di nota come nella vittoria di Livorno contro l’Ucraina dove ha messo a referto 28 punti. Pajola e Mannion devono però rispettare la gerarchia interna nella Virtus soprattutto in Eurolega sul fronte playmaker, dove Sergio Scariolo predilige la maggiore esperienza in ambito continentale di Daniel Hackett e di Milos Teodosic. Non vanno sicuramente dimenticati profili interessanti come Matteo Spagnolo, che sta pian piano dimostrando tutto il suo talento all’Aquila Trento (alternandosi con il pari-ruolo Diego Flaccadori), Davide Moretti (Carpegna Prosciutto Pesaro) ed Alessandro Cappelletti (titolare alla Tezenis Verona, con 27.2 minuti ed 11.4 punti di media).
La scuola azzurra può sicuramente contare di giovani talenti, che dimostrano il loro valore quando vengono chiamati in causa. Il loro minutaggio, però, rimane decisamente al di sotto della media in Serie A (soprattutto nei club di alta classifica, dove viene dato forse maggiore priorità ai risultati che alla crescita dei giocatori). Nelle altre squadre forse ci sono più chances di essere impiegati come titolari nei vari ruoli o comunque di essere inseriti regolarmente nelle rotazioni, ma va poi fatto il salto di qualità nei club che si giocano trofei in ambito nazionale ed internazionale per puntare poi a vestire la maglia della Nazionale. Andrebbe forse rivisto anche il sistema di tesseramento per provare a favorire l’utilizzo degli italiani rispetto agli stranieri, provando a prendere esempio da Campionati esteri come la ACB spagnola – le Furie Rosse di Sergio Scariolo continuano a dettare legge in Europa e nel Mondo nonostante l’importante ricambio generazionale.
Credit: Ciamillo