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Biathlon, i segreti di Oberhof. Habitat feroce nel mezzo della Selva di Turingia. L’oro si conquista a ‘lacrime e sangue’

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Da mercoledì 8 a domenica 19 febbraio, Oberhof sarà uno dei due palcoscenici che catalizzeranno l’attenzione attorno gli sport invernali. Nella località tedesca andranno infatti in scena i Mondiali di biathlon 2023, i quali si disputeranno sostanzialmente in contemporanea con quelli di sci alpino, che scattano oggi sulle Alpi francesi. Totalmente diverso, invece, il contesto teutonico, di cui andiamo ad analizzare le caratteristiche.

Oberhof è situata nel cuore della Germania, nella Selva di Turingia, una foresta che si estende per decine di chilometri su una successione di colline. Gli impianti per la pratica delle discipline invernali, eretti ai tempi della DDR e poi ammodernati nel corso del tempo, si trovano dunque in un habitat davvero agreste. Le cittadine di riferimento (Zella-Mehlis, Ilmenau, Suhl) sono tutte “a valle”, per raggiungere le piste è necessario letteralmente inoltrarsi nei boschi.

Dunque tracciati edificati su una collina (siamo a circa 800 metri di quota) e nel bel mezzo di una selva. Non sorprende come qui il vento sia garantito, rendendo viepiù complesso un poligono già di per sé difficilissimo. Vi si arriva, infatti, dopo un lunghissimo tratto in piano che non concede spazio ai calcoli. Se ci si vuole risparmiare in vista della sessione di sparo, si rischia di perdere una marea di tempo senza alcuna assicurazione di trovare lo zero. Il gioco, generalmente, non vale la candela. Quindi bisogna spingere e si arriva in piazzola più affaticati delle abitudini, magari infastiditi da raffiche da domare o dalla nebbia (altra costante del luogo). Ecco perché, di solito, a Oberhof si sbaglia più di altrove.

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Come se non bastasse, le piste sono considerate oltremodo ardue, poiché lunghe discese si alternano a impervie salite. Negli ultimi due decenni le difficoltà sono state “ammorbidite”, ma fino all’inizio del XXI secolo Oberhof era davvero tremenda. Per esempio, la famigerata “Wolfsschlucht”, “la Gola del Lupo”, era una ripida e pericolosissima discesa nella quale si potevano raggiungere velocità superiori ai 70 km/h! Esiste ancora, ma è stata edulcorata rispetto al passato.

Un altro fattore da tenere in considerazione è il pubblico, che si assiepa numerosissimo anche al di fuori dello stadio. Quando si sale sulla “Birxsteib”, la salita più impegnativa del tracciato, si è accompagnati da due ali di folla, la quale non smette mai di incitare chi passa. L’effetto è sovente estraniante, poiché il caos non consente all’atleta di “riposare con la mente” o di concentrarsi esclusivamente sullo sforzo da fare per scalare il tratto. Insomma, c’è una complicazione ambientale di disturbo in più delle abitudini.

Ricapitolando, Oberhof è un habitat feroce, che per mille ragioni “aggredisce” i biathleti. Emergerne vincitori con un titolo iridato è da considerarsi un’impresa ancor più grande del conquistare una medaglia d’oro in sé. Perché un contesto del genere è letteralmente da “lacrime e sangue”, pronto però a ripagare i più meritevoli con un pendaglio aureo quanto mai guadagnato con il sudore della fronte.

Foto: La Presse

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