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Ciclismo, Giuseppe Martinelli: “Pogacar ha più classe di Evenepoel. Fossi in Ganna, lascerei la pista”

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Tadej Pogacar

Giuseppe Martinelli, per tutti Beppe o ‘Martino’, nel corso della sua carriera come direttore sportivo è stato al fianco di corridori come Mar­co Pantani, Ste­fano Gar­zelli, Gilberto Si­mo­ni, Damiano Cunego, Vincenzo Nibali e Fabio Aru. A 67 anni Beppe rimane uno dei guru presenti nel nostro World Tour, quella di quest’anno è la sua 37esima stagione alla guida dell’ammiraglia: “Ho sempre avuto fiducia nel nostro ciclismo, credo però che a noi manchi una squadra World Tour, solo così possiamo costruire sin dalla base. Non avendo una squadra World Tour abbiamo corridori sparsi in tutto il mondo, il ciclismo italiano c’è, ma il problema è che i nostri ragazzi corrono per formazioni straniere e per grandi campioni e quindi spesso con il ruolo di gregario“.

All’Astana manca un corridore da corse a tappe: è una scelta voluta?

“Puntavamo su Lopez ma in seguito a i problemi che ha avuto siamo orfani per un problema tecnico e non sicuramente voluto. Adesso è anche difficile avere un budget per potersi permettere un grande corridore da corse tappe, sono pochi e le squadre che li hanno se li tengono ben stretti, che sono poi le formazioni che monopolizzano le corse a tappe”. 

Magari il corridore da corse a tappe, tra qualche anno, potrebbe diventare Gianmarco Garofoli? Che ragazzo è? 

“È un ragazzo che sino ad ora ha avuto tanta sfortuna a livello fisico e di performance. Lo vogliamo tenere un po’ tranquillo, è un ragazzo abbastanza esuberante, però ci crediamo e quello che sarà lo scopriremo quando sarà competitivo e sarà al 100% della sua condizione. Deve ancora crescere e speriamo che sia l’anno buono”.

Samuele Battistella continua ad essere un corridore di buon livello. Qual è la sua dimensione? 

“Samuele è un corridore più adatto per le corse di un giorno, come Classiche o semi-Classiche, o per puntare a qualche tappa in un Grande Giro, come al Tour, e poi un corridore adatto per le piccole corse a tappa come la Tirreno-Adriatico. In Astana, che si è ridimensionata negli ultimi anni, Battistella ha e avrà sicuramente un suo posto, è uno dei nostri leader”. 

Simone Velasco è entrato in una nuova dimensione: a cosa può puntare?

“È migliorato tantissimo, lo vedo cresciuto e credo che riuscirà a togliersi qualche bella soddisfazione. Il ciclismo oggi è di un livello medio-alto incredibile, ogni volta che vado alle corse e vedo la startlist rimango sempre impressionato dalla presenza di corridori ottimi. Non è facile essere competitivi, ma io credo molto in Simone”. 

Ci sono ancora speranze di rivedere il vero Gianni Moscon?

“Gianni non ha molta fortuna, non è mai riuscito a trovare un attimo di tregua dai suoi problemi fisici. Anche quest’anno con la caduta in Australia non è stato fortunato. È stato con me al Gran Camino e l’ho visto bene, adesso andrà in altura due settimane e tornerà in corsa al Catalunya e ai Paesi Baschi per cercare di preparare il Giro d’Italia. Gianni ha bisogno di correre e di trovare morale e per un corridore italiano correre il Giro è qualcosa che può dare questo morale”. 

Ganna e Milan sono i nomi per puntare sulle Classiche, o non solo?

“Ganna è un fuoriclasse, si può permettere di tutto. Fossi in lui punterei solo sulla strada, in pista ha vinto tutto e non so dove potrebbe fare meglio. Con la strada secondo me riuscirebbe a ritagliarsi un pezzo di storia. Milan invece è il futuro che arriva, un corridore dalla grandi potenzialità ed è in un’ottima squadra. Ha sicuramente un bel futuro davanti a lui”. 

Tiberi, Piccolo e Zana secondo te possono diventare protagonisti nelle corse a tappe?

“Zana ci sta provando e fossi in lui già quest’anno proverei a fare classifica al Giro per vedere dove riesce ad arrivare. Tiberi è meno scalatore e nei Grandi Giri ci sono tante salite, però lo vedo molto migliorato dallo scorso anno: è un corridore che mi piace molto. Piccolo invece è una mina vagante, ha delle qualità incredibili, ma non è costante. Lo conosco bene e spero che riesca a trovare la giusta stabilità”. 

Cosa cambieresti nella gestione dei giovani in Italia?

“Noi abbiamo un livello dilettantistico molto buono rispetto al resto d’Europa. Forse pecchiamo un po’ nell’andare all’estero per imparare a correre. Secondo me è fondamentale riuscire a trovare una buona squadra tra i dilettanti per poi fare il grande salto nel professionismo, ma spesso questi anni vengono spesi male. Non sono invece d’accordo che chi è juniores debba per forza passare tra i Prof”.

Chi è il ciclista più forte? Evenepoel o Pogacar?

“A me piace di più Pogacar, sembra sempre che si diverta in bici senza pensare al giorno dopo. Pogacar ha più estro e classe di Evenepoel, è il corridore del ciclismo attuale. Il corridore per antonomasia”. 

Foto: Silvia Colombo / LivePhotoSport

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