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Ciclismo su pista, Europei 2023: Consonni e quartetto scintille di un’Italia che può brillare di più

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I Campionati Europei di ciclismo su pista 2023 sono ormai in archivio. I cinque giorni del Tissot Velodrome di Grenchen, in Svizzera, ci hanno regalato il solito straordinario spettacolo. Tra specialità veloci e di endurance sono stati assegnati i 22 titoli continentali con un’Italia che, tra promesse mantenute e qualche prestazione sottotono, ha chiuso al quarto posto nel medagliere. Il conto totale dice 7 medaglie, in calo rispetto alle 11 dello scorso anno, confermando il numero di ori (3), ma calando sia nei secondi che nei terzi posti. Da segnalare però come cinque di queste medaglie siano arrivate in specialità olimpiche (inseguimenti a squadre, omnium e madison).

Il protagonista assoluto della rassegna continentale in chiave azzurra è stato Simone Consonni, in grado di chiudere il suo torneo con un totale di quatto medaglie, unico atleta in assoluto a riuscirci. Il ciclista lombardo, in uno dei momenti di forma migliori della carriera, ha aperto il suo torneo centrando il primo grande titolo individuale in carriera con una corsa a punti gestita meravigliosamente. Poi il forfait di Elia Viviani per influenza l’ha costretto a subentrare last minute nell’omnium. La sua risposta? Una medaglia d’argento preziosissima, dietro al solo, imprendibile, Benjamin Thomas, completando una straordinaria rimonta nel quarto evento. Infine l’argento nella madison, insieme a Michele Scartezzini, è un piccolo gioiello di tattica che avrebbe meritato forse anche qualcosa in più.

La quarta medaglia, quella che non abbiamo ancora menzionato, è quella ottenuta grazie al contributo nell’inseguimento a squadre, nonostante l’assenza nella finale. I grandi protagonisti dell’atto conclusivo sono stati Filippo Ganna, Jonathan Milan, Manlio Moro e Francesco Lamon. A tutti gli effetti la gara della rivincita contro i britannici che li avevano battuti lo scorso anno ai Mondiali, che si consuma nonostante un evidente errore nella seconda metà che testimonia la superiorità del quartetto azzurro. Un Ganna fenomenale, trascinatore, coadiuvato da un Milan che sta diventando un gigante della disciplina. Il nome di Milan viene cementato infatti tra quelli dei più grandi il giorno dopo, quando il friulano si prende il secondo titolo europeo nell’inseguimento individuale, battendo Dan Bigham, schiantandolo nell’ultimo chilometro.

Ad un settore maschile che non ha deluso le aspettative, ha fatto da contraltare quello femminile che era invece spesso stato quello di riferimento per la quantità di risultati negli ultimi anni. Le medaglie sono state solo due per le donne (a fronte ad esempio delle sei dello scorso anno), ed entrambe hanno avuto Elisa Balsamo e Vittoria Guazzini tra le protagoniste. Prima l’argento nell’inseguimento a squadre insieme a Martina Alzini e Martina Fidanza, poi il bronzo nella madison nell’ultima giornata. Il quartetto, con la maglia iridata, è stato battuto solo da una Gran Bretagna guidata da una spaziale Katie Archibald, vincitrice insieme a Neah Evans anche della madison.

Risultati invece deludenti per Rachele Barbieri: la 26enne emiliana, grandissima protagonista dell’ultima rassegna continentale con due ori ed un argento, ha purtroppo bucato completamente questo evento, tornando a casa a mani vuote, sembrando decisamente sottotono nelle prove in cui è stata chiamata in causa. Impegnata per la prima volta anche nella velocità a squadre, non è riuscita a rendere al meglio né nell’eliminazione, né soprattutto nell’omnium.

Piccole controprestazioni anche da parte degli altri due atleti che arrivavano a questa rassegna con la maglia iridata: Martina Fidanza ed Elia Viviani, entrambi impegnati nella prima giornata, rispettivamente nello scratch e nell’eliminazione, non sono riusciti ad andare oltre il quinto posto. Il veronese ha poi lasciato Grenchen sotto i colpi di un’influenza che per forza di cose ha minato anche le sue chance di esprimersi al meglio.

Bisogna ora guardare avanti ed analizzare quanto accaduto, tenendo ben in mente l’obiettivo più importante che saranno ovviamente i Giochi Olimpici di Parigi 2024. E chissà che in quell’occasione non potremo rivedere l’Italia battersi anche nella velocità: i segnali mandati da Matteo Bianchi, 21 anni, nel km da fermo (che non è però gara olimpica), e soprattutto da Mattia Predomo (18 anni) nel keirin fanno ben sperare.

Foto: LaPresse

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