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Gianni Iapichino: “Larissa tornerà alle misure del 2021, sarà pericolosa in estate. Cambiata la gamba di stacco perché…”

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Larissa Iapichino

Nel consueto appuntamento con Athletics2u, è intervenuto ai microfoni Gianni Iapichino, ex astista azzurro, padre ed allenatore di Larissa Iapichino. Tanti i temi trattati nella lunga intervista: dal programma di allenamenti dell’atleta, alla visione ad ampio raggio sullo sviluppo dell’atletica nei prossimi anni.

Cosa puoi dirci degli ultimi, a dir poco incoraggianti, risultati di Larissa?

“La stagione sta andando bene, ma non siamo ancora del tutto soddisfatti. Larissa ed io abbiamo apportato diversi cambiamenti alla fine della stagione outdoor dello scorso anno, compreso quello che riguarda la gamba di stacco. Era più che altro una sfida, magari da riprendere più avanti, dovuta al fatto che mi ero accorto che la sua gamba migliore fosse la sinistra, nonostante lei avesse sempre staccato di destro. I veri test però sono potuti arrivare solo alla prima gara, quando Larissa ha potuto staccare alla velocità massimale. A Valencia ha saltato 6.45 ed è entrata molto forte e quindi ci siamo resi conto che la gamba nuova ‘non era ancora pronta’. Quindi abbiamo fatto un passo indietro ma questo non ha portato problemi, anzi abbiamo subito riscontrato miglioramenti importanti. A Barcellona una gara buona ma non soddisfacente perché le misure a cui puntiamo sono superiori a quel 6.72. A Berlino invece la gara è stata di quelle importanti, che ci ha confermato che Larissa può stare con le più grandi”.

Avete dunque cambiato in corsa l’impostazione?

“Ci siamo trovati davanti ad una grossa difficoltà anche con la pedana che Larissa trovava ‘corta’. Io allora le ho suggerito di togliere due passi dalla rincorsa assicurandole che la velocità comunque non sarebbe mancata. Lei è stata brava durante la gara, rispondendo colpo dopo colpo ai salti delle altre. Il livello era quasi quello di una finale europea e lei mi ha dato anche l’impressione di poterla vincere. Anzi, direi che era sembrata la più forte di tutti. All’ultimo salto ha avuto come una scarica di adrenalina che la ha portata a fare un salto nullo. Proprio per questo siamo contenti, ma non pienamente soddisfatti. Lei comunque è stata brava, ha saputo gestire tante difficoltà in breve tempo e ha dato dimostrazione del suo potenziale. Magari avere un risultato migliore sarebbe stato peggio perché l’avrebbe caricata di pressioni eccessive. La mattina dopo l’allenatore di Malaika Mihambo mi ha fermato e mi ha fatto i complimenti, dicendomi ‘Larissa sarà molto pericolosa quest’estate’ “.

Pur senza fare previsioni, vi siete posti come obiettivo una misura?

“Inutile nascondersi, quello che mi aspetto è di ritornare sulle distanze di due anni fa, quando fece 6.91. Ha dimostrato di poterlo fare, quello è il salto che può esprimere e non mi sbilancio ulteriormente, un po’ anche per scaramanzia. Lei ha dimostrato quanto vale e non ha senso nascondersi dietro ad un dito. Sta bene dal punto di vista psicologico e mentale, gli allenamenti fatti in inverno sono stati ottimi. Lei ha risposto molto bene, migliorando tutti i parametri. Abbiamo fatto anche l’esperimento con la velocità soprattutto per spostare leggermente l’attenzione su qualcosa di nuovo e più divertente o stimolante”.

Com’è andato questo esperimento con la velocità?

“Molto bene. Ovviamente non ha corso i tempi che potrebbe correre soprattutto per le difficoltà della partenza dei blocchi che lei non sta digerendo molto bene. Ha lavorato però molto bene con Maurizio Checcucci, ex nazionale molto forte nonché ottimo allenatore. Io non penso di sapere tutto e dunque ho chiesto il suo aiuto, perché so essere molto competente. Ha fatto con lui un allenamento a settimana, concentrandosi proprio sulla partenza, che è una cosa che esula dal salto in lungo ma devo dire che ci sono stati grossi miglioramenti. Larissa ha dimostrato di poter valere tempi anche migliori di quelli già buoni che ha fatto. Su un 60 metri è ovviamente però difficile se non vieni dalla velocità. Vedremo magari di provare sui 100 o sui 200 metri, più difficilmente sugli ostacoli”.

Cambiando discorso, cosa ne pensi di Armand Duplantis, anche lui presente a Berlino?

“Lui è un talento incredibile, che per giunta ha iniziato a saltare in tenerissima età. Questo gli ha portato una padronanza del gesto impressionante, che unita ad una grande velocità gli permette di fare misure incredibili. Poi lui sembra divertirsi sempre durante le gare, per lui è un gioco e questo gli permette di fare anche tante gare senza mai stancarsi troppo a livello mentale. La sua grandezza oscura un po’ altri grandi atleti che stanno emergendo. Oggi il livello è molto alto anche per il grande sviluppo tecnologico e per la grande condivisione di dati che c’è tra atleti e tecnici di nazioni diverse. Una volta dovevi fare la valigia e andare in Russia, in Francia o negli Stati Uniti per ottenere quell’esperienza”.

Parliamo invece di JUMP srl. Nella vostra “scuderia” atleti importanti come Dario Dester, Diego Pettorossi o Wanderson Polanco, anche in chiave azzurra.

“Certo, voglio menzionare anche Veronica Besana e Giulia Guariello che quest’anno hanno fatto bene negli ostacoli e sono proiettate verso un ottimo futuro. Noi della JUMP come aspetto principale abbiamo quello di seguire gli atleti a 360°, non solo a livello manageriale, ma anche nel rapporto con i media o con la stampa. Vogliamo puntare molto sui giovani e speriamo che in futuro possano arrivarne altri. Abbiamo anche atleti stranieri, perché la voce si è sparsa anche a livello internazionale. In particolare abbiamo Jeswin Aldrin, un giovane lunghista indiano molto forte che ha già il minimo per i Mondiali ed è molto talentuoso”.

L’atletica sembra sempre più globale, pensi che le scuole tradizionali stiano lasciando spazio a realtà emergenti?

“Sicuramente qualcosa sta cambiando, ma bisogna ricordare che molto spesso questi risultati sono dovuti anche al lavoro di tecnici di scuole storiche che si spostano in nuovi paesi dove possono esserci atleti di talento. L’India in particolare ha un bacino enorme ovviamente e si sta muovendo bene, così come altre nazioni”.

Secondo te dove punta l’atletica del futuro, considerando anche l’importanza di fattori come i media o la promozione, che quindi esulano dalla mera tecnica?

Secondo me siamo già nell’atletica del futuro. Per me deve essere orientata principalmente a salvaguardare l’integrità fisica dell’atleta, più che sfruttare il suo corpo ed il talento in maniera intensiva. Nel mio piccolo io provo a sperimentare: con Larissa abbiamo ridotto i giorni di allenamento drasticamente in funzione di renderli qualitativamente più importanti. Quest’anno nella preparazione invernale abbiamo fatto solo cinque allenamenti a settimana, probabilmente la metà di quanto fanno molto altri atleti. Ma la qualità di queste sedute è stata molto alta, sempre con grande interesse sullo stato di salute fisico ed emotivo dell’atleta. Non bisogna oltrepassare i limiti: meglio avere un atleta sano che uno superallenato ma sempre a rischio infortunio”. 

Questo può essere un modo anche per evitare di ”bruciare” molti atleti?

“Certo. Ad esempio io quando ho iniziato a lavorare con Larissa, ci ho messo un anno per capire certe cose. Tutti gli atleti sono differenti e vanno allenati in maniera differente, il contrario è controproducente. Mi sono trovato a fare una scelta: ho identificato tutto quello che mi serviva e ho visto che in cinque allenamenti a settimana si poteva raggiungere l’obiettivo. Questo piano sembra aver funzionato e Larissa non è mai stata in forma come ora. Per l’atletica del futuro sarà importante seguire l’atleta a 360°, che dovrà pensare solo ad allenarsi ed a performare, al resto ci deve pensare una società o un team, chiaramente in accordo con l’atleta stesso. La cosa importante è che l’atleta sia libero di gareggiare con la mente leggera, creando anche qualcosa per il futuro. Silvia (Saliti, ndr) si occupa proprio di questo: aiutare l’atleta a costruire un futuro per quando non gareggerà più”.

Larissa Iapichino ci è infatti sembrata più distesa e sorridente. Dipende anche da questo percorso fatto insieme?

“Sì, per lei non è stato facile lo scorso anno soprattutto per la tanta pressione che sentiva arrivare da tante parti diverse. Ci sono stati degli eventi e delle situazioni che hanno frenato un po’ la sua crescita e le hanno impedito di ‘volare’. Quest’anno invece ho visto una Larissa molto più serena, già dagli allenamenti invernali. Lo scorso anno non potevi fare affidamento sui suoi feedback, perché non aveva grande conoscenza del suo corpo. Quest’anno invece è la prima a notare quando fa qualcosa di buono o di sbagliato. Secondo me questo è importante per far sì che un’atleta sia felice e serena. Ovviamente questo si nota anche in gara, perché si diverte. L’anno scorso non era così, anche se ho provato spesso a dirglielo”.

VIDEO: L’INTERVISTA COMPLETA A GIANNI IAPICHINO

Foto: Grana/FIDAL

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