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Lotta, la storia di Iman Madhavi: perseguitato in Iran, accolto in Italia. Insegue le Olimpiadi nella categoria di Chamizo

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Iman Madhavi è stato perseguitato in Iran. Il lottatore, cresciuto sulle sponde del Mar Caspio e figlio di un wrestler di altissimo livello, ne aveva parlato in un’intervista concessa a La Repubblica: “Avevano capito che non seguivo le canoniche linee di condotta islamiche, perché sono un uomo libero“. La parole si riferiscono al duro regime del Paese, dove pochi mesi fa era stato condannato a morte anche il lottatore Navid Afkhari, accusato di omicidio durante una manifestazione di protesta.

Iman Madhavi ha deciso di scappare, riuscendo a oltrepassare il confine turco a piedi ed entrando in Italia da clandestino nell’ottobre del 2020. Approdato a Pioltello (in provincia di Milano), ha incontrato l’associazione sportiva Lotta Club Seggiano e ha dato inizio a una nuova vita sportiva. Dopo aver trovato un lavoro e una stanza, ha ottenuto il passaporto blu, quello riservato ai rifugiati. Iman Madhavi è stato accoltato dalla Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali e da un paio di anni, interfacciandosi con le istituzioni nazionali e internazionali, per realzizare il suo grande sogno: partecipare alle Olimpiadi di Parigi 2024. La sua categoria è la 74 kg, la stessa del nostro Frank Chamizo.

Già vincitore di alcune Coppa Italia nazionali, Iman riesce ad allenarsi cinque giorni a settimana. Grazie a un duro lavoro burocratico del Lotta Club Seggiano e della Fijlkam, è stato inserito nel progetto di borse di studio del CIO per atleti rifugiati, un sostegno per la sua preparazione sportiva che durerà fino al 2024. Ora Iman Mahdavi è ufficialmente inserito nella squadra olimpica dei rifugiati del CIO che sarà coinvolta nelle qualificazioni per le prossime Olimpiadi di Parigi 2024. Anche il Comune di Milano ha fatto la sua parte: il 6 febbraio è stata votata all’unanimità la mozione per dare sostegno all’atleta nel suo percorso verso Parigi.

Foto: Fijilkam

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