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Nuoto, Andrea Sabino: “Ho sofferto nel mandare via Arianna Castiglioni, ma l’ho fatto per il suo bene”

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Che il rapporto con Arianna Castiglioni si fosse interrotto è stato lui stesso ad annunciarlo con un breve comunicato. Andrea Sabino, deus ex machina del progetto Time Limit, che ha il suo cuore pulsante a Caserta, racconta a OA SPORT tutto quello che non c’è scritto nel breve annuncio di separazione dalla primatista italiana dei 100 rana.

Andrea Sabino, che cosa è successo con Arianna Castiglioni? Svelaci quello che nel comunicato non è scritto…

“Ho dovuto fare questa scelta nel rispetto della mia persona come uomo e come allenatore. Non riuscivo più a dedicarmi a me stesso e alla crescita dei miei atleti e a far emergere i miei obiettivi e i miei sogni. L’ultimo periodo è stato molto complicato, ho cercato di aiutare un’atleta in grande difficoltà umana e questo mi stava portando via dal mio gruppo. Purtroppo l’unico obiettivo che avevamo in comune era distogliere l’attenzione dai miei atleti. Mandare via Arianna è stata una scelta sofferta: tenevo molto a lei come persona e come atleta, ma ho scelto me e i miei sogni, perché stavo rinunciando a una parte importante di me stesso”.

Arianna ha detto a OA SPORT che a Imola spera di ritrovare serenità…

“Aveva detto la stessa cosa un anno fa quando è venuta a Caserta. Non voglio discutere sul modo con cui lei trova serenità e la cerca. Ho smesso di essere proiettato sul cercare di capirla e di aiutarla. Per gestire situazioni complicate credo che ci vogliano maturità, esperienza, rispetto reciproco. Arianna ha trovato di fronte una persona che non l’ha mai fatta scappare dai suoi problemi. L’ho mandata via per il suo bene e perché avermi di fronte tutti i giorni significava per lei ritrovarsi davanti un ostacolo che non ha mai voluto saltare come persona e quindi questo trauma aveva degli effetti sulle sue prestazioni da atleta. Prima di avere di fronte atleti, ho davanti a me essere umani, cerco sempre di spronarli a superare i propri limiti. A volte mi trovo di fronte atleti che non vogliono o non hanno il coraggio di vedere”.

Cosa ti senti di dirle?

“Nulla, perché le nostre strade si sono divise, il nostro rapporto è chiuso. La mia filosofia è cercare di vivere il presente e con lei non ci riuscivo più. Penso però che in ogni esperienza che viviamo ci sia nascosto un insegnamento. Io da questa esperienza ho imparato tanto. Ho sofferto moltissimo, ma questo mi servirà per migliorare ancora. In questo periodo sto lavorando tantissimo, anche 12 ore al giorno per recuperare il tempo perduto. Il mio sogno e la mia motivazione sono le Olimpiadi”.  

Stefano Ballo, Alessia Polieri, Noemi e Antonietta Cesarano, Simone Stefanì: parlaci del tuo gruppo di atleti…

“Stefano nell’ultimo anno e mezzo ha avuto pochissima continuità in allenamento che invece è fondamentale per le sue distanze e per un atleta della sua età. Stiamo lavorando su questo. Alessia ha passato 4 mesi di adattamento alle nuove metodologie di lavoro. Sto cercando di aiutarla a superare le credenze che si erano radicate in lei. A volte l’esperienza può essere una gabbia. Stiamo cercando di andare oltre quello che lei crede possa fare. Obiettivo sono i Giochi, Simone Stefanì vive lo spettro di un atleta che dopo aver vinto molto a livello giovanile è finito nel buio, prima di riemergere con gli ottimi risultati dell’ultimo anno. Per lui, quindi, tutto quello che è rallentamento diventa un fallimento. E’ la sfida più complicata. Le gemelle sono quelle che seguo da più tempo, le ho prese che avevano 4 anni, ora devono fare un salto di qualità in più per poter competere in chiave olimpica, ma hanno già dimostrato di essere tra le migliori mezzofondiste di Italia”.

A proposito, com’è allenare due gemelle?

“E’ la sfida quotidiana più bella perché loro sono un gruppo a sé: non hanno bisogno della squadra per essere stimolate, ma sono un’unica entità. Ragionano in modo individuale ma fanno le stesse scelte. Quando erano più piccole si dividevano addirittura le gare, ora si mettono d’accordo sulle strategie. Sono riservate, ma disposte al dialogo, raramente le ho viste litigare. Il mio compito da tecnico è cercare di valorizzare la loro natura. Sono sempre spalla a spella in gara, ma senza gelosie”.

Cosa ti auguri per il 2023?

“Di stare sempre meglio con me stesso. C’è un proverbio giapponese che dice “cadi sette volte e rialzati otto”. Io mi sono sempre rialzato. Mi sono costruito da solo. Penso di avere il dovere di essere felice. Il resto viene da sé”.  

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