Tennis
Pescosolido: “Sinner ha tutto, con la costanza arriverà in fondo agli Slam. Berrettini sta facendo un richiamo”
È già tempo di fare un mini bilancio della stagione del tennis e in casa Italia il riscontro degli Australian Open 2023 non è stato esaltante. Ci avevano abituato bene i giocatori nostrani, capaci l’anno scorso di spingersi piuttosto avanti: Matteo Berrettini in semifinale e Jannik Sinner nei quarti di finale. Nell’edizione 2023 è stato l’altoatesino il migliore, eliminato negli ottavi dal greco Stefanos Tsitsipas (finalista di quest’anno), mentre Berrettini e Lorenzo Musetti sono usciti al primo turno per mano dello scozzese Andy Murray e del sudafricano Lloyd Harris.
Un Major che alla fine ha confermato la straordinaria resa di Novak Djokovic. Il 35enne serbo ha posto per la decima volta in carriera il proprio sigillo nel Major a Melbourne, portando a 22 le vittorie Slam come Rafael Nadal (in vetta alla graduatoria dei vincitori Major di tutti i tempi in ambito maschile) e riconquistando la vetta del ranking ATP a discapito dello spagnolo Carlos Alcaraz. Per parlare di questo e anche di altro ci siamo rivolti a Stefano Pescosolido, ex giocatore di ottimo livello (n.42 del mondo come miglior ranking nel 1992) e competente voce tecnica di Sky Sport.
Stefano, anzitutto, come sta?
“Bene, impegni vari e il tennis lo si segue sempre volentieri“.
Partiamo dall’argomento del momento: Novak Djokovic, vincitore degli Australian Open 2023. Impressionato dalla resa del serbo?
“Un giocatore straordinario che anno dopo anno continua a migliorare. È preoccupante per gli avversari il suo rendimento, visto come sia riuscito a evolvere con colpi che un tempo mostravano qualche debolezza. Mi riferisco al dritto e al servizio, che davvero gli portano tantissimi punti. Per questo, gli avversari si trovano a dover giocare contro un tennista che non ha punti deboli“.
Un campione sempre affamato che, nonostante i quasi 36 anni, riesce sempre a fare la differenza. Secondo lei potrà completare il Grande Slam?
“Dipenderà da alcuni fattori. Bisognerà vedere il suo rendimento sulla terra rossa, in relazione alla concorrenza. Da verificare come starà Rafael Nadal perché quando c’è Parigi di mezzo non lo si può mai lasciare fuori dai giochi, per non parlare magari di altri come Carlos Alcaraz, Holger Rune, Stefanos Tsitsipas e i nostri. A Wimbledon è il netto favorito e a New York bisognerà vedere la questione vaccino e/o se ci sarà un Daniil Medvedev versione 2021“.
Parliamo degli italiani, spedizione deludente agli Australian Open?
“Se valutiamo in relazione alle aspettative è chiaro che il giudizio sia negativo, ma è anche opportuno elaborare un giudizio più completo“.
Ok, partiamo da Matteo Berrettini?
“C’è un’eliminazione al primo turno per mano di un giocatore molto scomodo come Andy Murray, che nei primi round spesso è stato un problema a livello Slam. Mi viene in mente la partita contro Tsitsipas agli US Open del 2021. Matteo ha pagato a caro prezzo l’aver perso i primi due set, giocati male, perché alla fine l’aveva recuperata e non fosse stato per quel rovescio affossato in rete l’avrebbe vinta. Con i se e i ma non si fa la storia, ma questo è accaduto, considerando che Berrettini aveva fatto piuttosto bene nella United Cup, battendo Casper Ruud e Hubert Hurkacz e giocandosela alla pari con Tsitsipas e Taylor Fritz. Credo che la sua preparazione, anche per il problema al piede sinistro, sia stata incompleta e per questo che con Santopadre sta facendo un richiamo lungo per essere pronto in vista dei prossimi impegni“.
E su Lorenzo Musetti cosa possiamo dire?
“Nel caso di Lorenzo, credo che il giudizio non ci possa essere perché sono accadute troppe situazioni a destabilizzare: prima l’infortunio alla spalla destra nel corso della United Cup e poi il malore di Simone Tartarini che sicuramente hanno condizionato la sua resa contro Lloyd Harris. Sinceramente, non mi sento di esprimere un giudizio su di lui per via di questi episodi, quindi mi aspetto di rivederlo in palla più avanti“.
E veniamo a Jannik Sinner allora?
“Jannik è stato il migliore e si è ritrovato Tsitsipas negli ottavi, che alla fine si è spinto fino alla finale. Ha disputato un’ottima partita, molto diversa da quella dell’anno scorso contro il greco sempre a Melbourne. Io però mi sarei aspettato qualcosa di più nei primi due set, dove si vedeva che era contratto e non giocava a tutto braccio come sa fare. Quando era sotto 0-2, si è sciolto e messo in grave difficoltà Tsitsipas, anche perché supportato da un’ottima condizione fisica. Nel quinto set, poi, può accadere di tutto e l’ellenico è stato abile a sfruttare i suoi punti di forza, approfittando anche di qualche errore di troppo di Sinner“.
Paolo Lorenzi ai nostri microfoni ha pronosticato un Sinner finalista Slam. A valle di tutto questo discorso, si sente di condividere?
“Assolutamente sì, ha tutte le qualità per centrare questo obiettivo. Per me, si tratta solo di mettere insieme i pezzi, perché si vede che le sue scelte sono giuste, ma manca a volte l’esecuzione perché probabilmente sono meccanismi che ancora non gli vengono così automatici. Mi riferisco soprattutto al servizio che trovo migliorato, ma è necessario avere più continuità. Sinner, comunque, già l’anno scorso, nonostante i tanti acciacchi, è uno che è andato avanti negli Slam, ha avuto match-point contro Alcaraz a New York e perso in cinque set contro Djokovic a Wimbledon e Tsitsipas questa volta. Il livello ce l’ha, ma deve trovare più costanza. Se ci riuscirà, ha tutto per arrivare in fondo ai Major“.
Con Sinner e gli altri giocatori pensa che si potrà anche vincere la Coppa Davis, anche se forse chiamarla così è una forzatura?
“Effettivamente la Davis aveva una struttura diversa, questo è più un campionato del mondo a squadre. Secondo me, con la vecchia formula, l’Italia era la squadra da battere, ora è tutto molto incerto e dipende dalle situazioni, come è accaduto a Malaga, dove si è arrivati incerottati. Filippo Volandri, però, può contare su una formazione assolutamente valida che può vincere“.
Ci si dovrà guardare da una concorrenza agguerrita e le cito gli Stati Uniti, in grande crescita, con 10 tennisti nella top-50 e un Ben Shelton di cui tanti tra gli addetti ai lavori hanno parlato. La sua idea?
“In questo momento gli USA non hanno la punta, come era ai miei tempi. Penso a Pete Sampras, Andre Agassi e Jim Courier. Tuttavia, hanno un movimento molto profondo, Fritz è in top-10 e Tiafoe non è lontano. Inoltre hanno una pattuglia di tennisti giovani molto interessante: Sebastian Korda e appunto Shelton. Quest’ultimo l’avevo già visto giocare l’anno scorso e mi aveva impressionato. Alla sua prima esperienza è arrivato ai quarti in Australia, mostrando un tennis davvero notevole. Parliamo di un mancino potente che ha tutti i colpi, per cui bisognerà fare attenzione. Ha un potenziale pazzesco“.
Non resta che goderci lo spettacolo a questo punto, non è vero Stefano?
“Assolutamente sì e speriamo di poter raccontare successi azzurri“.
Foto: LaPresse