Biathlon
Biathlon, Lisa Vittozzi come Jack Sparrow! Uscita dallo scrigno di Davy Jones, è pronta per vincere su tutti i fronti
Fosse un film, la parabola di Lisa Vittozzi potrebbe ricordare quella di Jack Sparrow nella saga “Pirati dei caraibi”. A un certo punto della storia, l’iconico filibustiere interpretato da Johnny Depp sparisce, intrappolato in una dimensione parallela, nella quale rischia di perdersi per sempre. Rintracciato dai compagni d’avventura, è proprio lui ad avere l’intuizione giusta per tornare nella realtà assieme a chi lo ha soccorso.
Nel caso della biathleta di scuola friulana, il ruolo di Will Turner, Elizabeth Swann ed Hector Barbossa è verosimilmente stato recitato dai nuovi sci (Salomon), dalla cooperazione con il tecnico finlandese Jonne Kähkönen e dall’espediente di mettere una protezione alla diottra della carabina per evitare che un determinato movimento nel togliersela potesse mandare a carte quarantotto l’azzeramento. È stata però lei, come Jack Sparrow, a trovare la soluzione per abbandonare lo scrigno di Davy Jones in cui era finita, rientrando nella “sua” dimensione, quella delle big.
Nel 2022-23 abbiamo, finalmente, rivisto la vera Vittozzi, quella capace di salire sul podio della classifica generale e di essere da corsa per le posizioni di vertice in ogni gara. Non a caso è tornata a sparare con l’88% dopo essere progressivamente sprofondata al 71% nell’arco di un triennio. L’unico vero svarione dell’inverno, la sprint di Pokljuka, è stato peraltro propedeutico a risolvere definitivamente il rompicapo dei poligoni a terra. Come si suole dire, non tutti i mali vengono per nuocere.
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Piaccia o non piaccia (ma la cosa può non piacere solo a certi ultrà da curva che, anziché tifare per una società calcistica, si occupano di biathlon), in casa Italia i risultati pesanti dell’inverno appena terminato portano tutti la firma di Lisa. È lei ad aver vinto l’unica medaglia iridata individuale (nonostante la disdetta del malanno che l’ha costretta a rinunciare all’inseguimento). È sua la sola Coppa di specialità. È sempre lei l’unica ad aver chiuso i Mondiali con 4 medaglie al collo, quando nessun altro azzurro si è spinto oltre quota due. Questi sono dati di fatto incontrovertibili che non possono essere smentiti.
Sinora resta più una piazzata che una vincente (3 affermazioni a fronte di 21 podi complessivi), ma c’è tutto il tempo per cominciare a frequentare con assiduità il gradino più alto. A 28 anni, nel biathlon di oggi, si entra nel cosiddetto “prime”, la fase della carriera in cui si rende al massimo. Negli inverni a venire la sappadina avrà modo di fregiarsi di tutti i trofei più ambiti, siano essi d’oro o di cristallo. I tanti ritiri al vertice apriranno nuovi spazi per chi, al vertice c’è già. O meglio, c’è tornata dopo essere finita ai confini del mondo.
Photo: Pentaphoto